Già responsabile dei festival di Cattolica e di Viareggio, nel gennaio 1997 fu nominato direttore della Mostra del Cinema di Venezia, in sostituzione di Gillo Pontecorvo. Per sua iniziativa, Venezia ha conferito il Leone d'Oro alla carriera a Kubrick, pubblicando un libro che raccoglie molte interviste a Kubrick e proiettando Arancia Meccanica in versione originale e restaurata, alla presenza di Malcolm McDowell. Laudadio ha anche promosso una rassegna itinerante dei film di Kubrick a seguito del Leone d'Oro, svoltasi da ottobre '97 a gennaio '98 nelle città di Bologna, Firenze, Lecce, Milano, Catania, Parma, Trieste, Torino, Roma, Palermo e naturalmente Venezia. La rassegna è stata curata anche da Michel Ciment.
Quando m'impose di dare i suoi film in italiano
di Felice Laudadio Quando nel tardo pomeriggio di ieri, un mio amico mi ha telefonato da Londra per darmi la notizia, ho voluto lì per lì credere ad uno scherzo. Uno scherzo alla Kubrick, con un ragionamento paradossale del tipo: i produttori vogliono ch'io consegni Eyes Wide Shut quanto prima possibile per far uscire il film il prossimo 16 Luglio negli Usa? Beh, io ci voglio ancora lavorare fino al 2001; dunque, per poterlo terminare in santa pace, mi do per morto. Chi un po' conosce le leggende fiorite ad uno dei maestri massimi del cinema di tutti i tempi sa che uno scherzo del genere Mr Kubrick sarebbe stato capace di farlo. Kubrick era un genio scontroso e puntiglioso al punto da apparire talora arrogante. Come quando, per la "personale" dei suoi film che, dirigendo la Mostra del cinema di Venezia, organizzai due anni fa, impose tassativamente di presentare le sue opere in edizione italiana doppiata e non in versione originale inglese sottotitolata. Anche allora, almeno in apparenza, la sua decisione fu paradossale quanto inoppugnabile: io faccio film con le immagini, mi fece sapere, e ho personalmente controllato l'edizione italiana dei miei film. Poiché desidero che il pubblico veda le immagini e con le immagini ascolti i dialoghi strettamente intrecciati con quelle senza distrarsi con i sottotitoli, mi faccia il piacere di dare in italiano i miei film, altrimenti non le consentirò di organizzare la retrospettiva. Mi fa un po' impressione - nel dolore che mi ha colto alla conferma della sua morte - usare il termine "retrospettiva" per Stanley Kubrick, un mito unico per me e per tanti altri. Erano anni che ci pensavo, ma non s'era mai creata l'occasione giusta. Appena nominato alla guida della Mostra gli scrissi una lettera affettuosa e accorata, offrendogli anche il Leone d'Oro alla Carriera. Rispose quasi subito che accettava, informandomi però che non avrebbe messo piede a Venezia. Lo sapevo bene ma non era certo per averlo al Lido che gli proponevo il Leone. Volevo il suo nulla osta per la rassegna e l'ottenni solo dopo che gli ebbi spiegato l'impianto che i dieci film sarebbero stati presentati in dieci diverse città (poi furono undici) e in altrettante università che avrebbero organizzato corsi e seminari sul suo cinema al termine dei quali la Biennale avrebbe pubblicato un volume antologico. La retrospettiva Kubrick fu un successo strepitoso ma il volume promesso non ha mai visto la luce. Pare che, andato via io lo scorso anno dalla Mostra, la Biennale abbia deciso di soprassedere a questo impegno assunto con Kubrick. Ora il genio è morto ed io invito la Biennale di Venezia a tenere fede alla promessa fattagli, anche se Stanley Kubrick non potrà rimproverare più nessuno di non essere stato di parola. L'Unità, 8 Marzo 1999 |
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