L'amico italiano di Kubrick, curatore delle versioni dei suoi film per il nostro Paese. Dagli anni '60 un fedele amico e collaboratore. Di lato, una recente foto dello scrittore con il copione originale di Eyes Wide Shut, ultimo film da lui tradotto, e la lettera personale di Kubrick in cui il regista smentisce le critiche al doppiaggio italiano di Arancia Meccanica: "Caro Riccardo, la storia riguardante il doppiaggio di Arancia Meccanica non ha senso. Ho sempre menzionato il doppiaggio italiano come esempio di quanto può essere ben fatto un doppiaggio. I migliori saluti a te e a Mario. Stanley" (lettera autografa del 10 aprile 1996, pubblicata su Ciak, Luglio 1999).
L'amico italiano di Stanley Kubrick
"Un orco solitario? Un nevrotico lontano da tutti? Ma se era l'uomo più allegro che ho mai conosciuto! Nella vita privata, con lui, non si faceva che scherzare." E' commosso Riccardo Aragno, l'amico italiano, giornalista, sceneggiatore, commediografo, che ha curato tutte le versioni italiane dei film di Kubrick. Aragno ha 84 anni. La sua amiciza con Kubrick risale al '61. "Ci siamo conosciuti a Londra, a casa di Peter Sellers, per cui avevo scritto La Miliardaria che poi, con Sofia Loren, fu diretto da Asquith. Il giorno dopo mi chiamò a casa: 'Sono Kubrick, abbiamo chiacchierato ieri a cena. Che cosa fa a colazione?' Così è iniziata la nostra amicizia. E per più di 30 anni siamo rimasti gli amici più fedeli. A Natale siamo stati insieme, mi ha promesso che avrei curato anche il suo ultimo film Eyes Wide Shut. Già voleva che studiassi un titolo. Su cosa si basava la vostra amicizia? Perché era così solitario? Che tipo di scherzi faceva? Kubrick dopo tanti anni era diventato inglese? O rimaneva
americano? Perché non tornava? Corriere della Sera, 8 Marzo 1999 |
Kubrick visto da vicino
di Claudio Masenza Il privato ed il lavoro di un genio, raccontati dall'amico e collaboratore italiano. Stanley Kubrick e Riccardo Aragno si incontrarono la prima volta nel '61 all'inaugurazione della casa di Peter Sellers nella campagna londinese. Sellers girava con Kubrick Lolita ed era stato l'anno prima interprete a fianco di Sophia Loren di La miliardaria di Anthony Asquith, adattamento di Aragno di una commedia di George Bernard Shaw. Entrambi stranieri in Inghilterra, Aragno era da diversi anni critico cinematografico per la BBC e Kubrick si era fatto notare con Rapina a mano arnata e Orizzonti di gloria ma solo Spartacus, il meno personale dei suoi film, aveva incassato. Il regista del Bronx aveva 34 anni. L'intellettuale torinese che avrebbe curato la versione italiana dei suoi ultimi cinque film, quindici di più. Una festa in maschera a casa Kubrick alla fine degli anni '80, con palloncini: a sinistra vediamo Jan Harlan abbracciare sua moglie. Accanto a loro, Anja Kubrick e il suo fidanzato. Anja nata nel 1959, è la prima delle due figlie che il regista ha avuto dalla sua terza moglie Christiane. A seguire nella foto, Christiane, Stanley e Katharina K. Hobbs, la figlia nata dal primo matrimonio della donna con Werner Bruhns. "Io ero nato con la radio e conoscevo Sellers da anni perché avevamo fatto insieme il mitico Goon Show che lo aveva lanciato", ricorda Aragno. "Stanley Kubrick era affascinato da lui perché, come ho poi scoperto, era attratto dai tipi bizzarri. Ma tutti amavano Peter. Anche la principessa Margaret, nonostante lui la mettesse spesso in imbarazzo. Una volta, a cena da lei, mi raccomandò di dirgli di non fumare marijuana: la casa era piena di poliziotti. Quella prima sera Kubrick era depresso e mi parlò del rischio di una imminente guerra atomica. Era sicuro che sarebbe cominciata per un qualche stupido errore. Ne parlammo a lungo. E mi confessò che voleva comprare un'isola nel Pacifico per salvarsi. Tre anni dopo uscì Il dottor Stranamore. Forse quella sera, mentre nasceva la nostra amicizia, decise di esorcizzare le sue paure girando una farsa. Il giorno successivo mi telefonò e mi propose di fare colazione assieme. Le nostre colazioni sono proseguite per circa trent'anni. Lui usciva regolarmente, non è mai stato un recluso, ma era sempre mal vestito e nessuno lo riconosceva." "Presto diventai il suo confidente. A tardo pomeriggio mi chiamava perché andassi a cena da lui, nel suo appartamento, e gli cucinassi la pasta. Amava molto gli spaghetti alla puttanesca. Poi, a partire da Arancia Meccanica, è stato proprietario al 50%, dei suoi film. E quando ha capito che sarebbe diventato molta ricco mi ha detto: Ora il pericolo è di volere due paia di scarpe. Non si curava del denaro, ma, per proteggere sé e la sua famiglia dalla curiosità dei giornalisti, comprò un grosso palazzo in campagna circondato da quattro reticolati. L'arredamento rispecchiava la sua passione per l'austerità, ma la casa era piena di equipaggiamenti cinematografici. C'era anche una sala di proiezione e il sabato, dopo il lunch, tornavamo a casa a vedere i nuovi film. Glieli mandavano i distributori per avere un suo parere. Spesso, a metà del primo rullo, mi proponeva di andare in cucina a farci un caffè. Ed erano sua moglie o la nostra amica Milena Canonero a richiamarci a volte gridando: "Tornate, non è male." Ma per vedere Petri e Fellini si correva al cinema. Lo annoiò invece Morte a Venezia di Visconti. Molti registi volevano conoscerlo e negli ultimi anni gli capitava di parlare a lungo al telefono con Pollack e con Spielberg. Ricordo però che una volta John Franhenheimer era di passaggio a Londra e chiese di incontrarlo. Ma no, Stanley non voleva perdere tempo con gente che considerava mediocre. Aveva fatto invece amicizia con Stanley Donen. Era all'epoca in cui facevamo assieme ricerche per un film su Napoleone e i due Stanley giocavano a Battles sfidandosi nella battaglia di Waterloo. E Kubrick vinceva. Sempre. Abbiamo lavorato due anni e mezzo su Napoleon. Poi la Metro ha letto il copione e ha detto no. Costava troppo ed erano certi che agli americani di Napoleone non importasse nulla." Ancora una bella immagine scattata da Aragno della festa in casa Kubrick: da sinistra, il fidanzato di Anya, la figlia del regista (che vediamo al suo fianco), Jan Harlan, Stanley, Christiane e Vivian, secondogenita del regista, nata nel 1960. "Mi voleva spesso sui set dei suoi film. E a me interessava guardarlo lavorare. L'inizio di 2001: Odissea nello Spazio era realizzato in Front Projection. Erano foto scattate nel deserto e poi proiettate nel teatro di posa della MGM dietro alle scimmie che erano dei ballerini. E mi raccontava come la storia della civiltà fosse nata con la scoperta della guerra." "Con Arancia Meccanica ho iniziato a tradurre in italiano le sue sceneggiature. Me la chiese lui, perché era difficile riportare in italiano il linguaggio che Anthony Burgess, un modesto imitatore di Joyce, aveva inventato per il romanzo dal quale era tratto il film. Lavoravo con Mario Maldesi, che era l'adattatore e direttore del doppiaggio, e Stanley, che non parlava italiano, si fidava completamente di noi." "Arancia Meccanica fu invitato al Festival di Venezia e, per la sera della proiezione, Stanley mandò Milena Canonero, che aveva disegnato i costumi del film, a sostituire gli obiettivi dei proiettori con quelli della sua sala di proiezione: con lui nulla poteva essere lasciato al caso. Quando girava Barry Lyndon io raccolsi 50 opere liriche del Settecento per trovare un'aria da usare nel film. Lui decise che serviva una musica particolare, romantica. Proposi allora il mio amico Nino Rota. Subito si fecero i contratti e Rota arrivò. Lo accompagnai da Stanley e poi li lasciai soli. Un'ora dopo mi chiamò Rota in lacrime. Kubrick gli aveva fatto sentire un brano di Schumann e aveva detto: 'voglio questo.' Ogni mediazione fu inutile e sciolsero i contratti." "Era avaro nel dire a un attore ciò che voleva. Una piccola spiegazione doveva bastare loro per trovare la giusta espressione. Era sicuro del proprio occhio ed era pronto a far ripetere una scena anche sessanta volte. E non gli importava di sprecare pellicola. Ne comprava in partenza moltissima e tutta rigorosamente dello stesso bagno. Non aveva scadenze visto che era padrone del proprio lavoro. Aspettava. Ma non tutti potevano essere all'attezza di James Mason a Peter Sellers. Lui che era sempre gentile, diventava molto nervoso con gli attori. Lo irritavano soprattutto quelli che si ritenevano bravi. Ma pensava che il cattivo umore sul set non conta, conta solo quel che finisce sul negativo." "Era un ebreo ateo che festeggiava il Natale. Ma al suo ultimo, non sono andato. Ero malato. Lui ha detto a Milena Canonero che voleva che Maldesi e io ci occupassimo della versione italiana di Eyes Wide Shut. E dopo Natale ho ricevuto il copione e un tape del film con delle sequenze oscurate, quelle che potevano creare problemi. Ora so che la questione censura è risolta ma non posso dire di più. Io traduco la sceneggiatura e Maldesi si occuperà di adattarla al doppiaggio. Come sempre abbiamo registrato provini per le voci principali perché Stanley le potesse provare e poi decidere. Anche per Nicole Kidman e Tom Cruise, che hanno doppiatori abituali, abbiamo ottenuto di poterci muovere in totale libertà ma questa volta lui non ha fatto in tempo a scegliere. Un amico romano mi ha telefonato verso le 17,30 del 7 marzo per dirmi che aveva saputo da un TG della sua morte. Non sono riuscito a parlare con nessuno fino a dopo le 21." "Poi, nella confusione del momento, ho capito che la sera prima era andato nel garage dove era la sala montaggio e dove per anni ha lavorato, spesso da solo, ai suoi film. L'indomani lo hanno trovato lì, in terra. Solo ora comincio a capire cosa ho perduto. Anche se preferisco pensare a cosa ho avuto per tutti questi anni!" Ciak, Luglio 1999 |
Aragno ha scritto, poco dopo la morte di Stanley, il libro Kubrick: Storia di un'Amicizia (edito dalla Schena Editore nell'ottobre 1999) in cui racconta i trenta anni passati insieme al regista, tra colazioni, cene nella cucina invasa dai labrador di Stanley, discussioni sull'industria cinematografica, ecc. Nel retro di copertina scrive:
A Hollywood i film nascevano negli studios... L'idea di Stanley era
diversa: simile a quella dei pittori, degli scultori, dei poeti, dei romanzieri, dei
musicisti... Noi usavamo un termine inglese - un po' sul serio e un po' per
scherzo - "a Cottage Industry"; artigianato, si direbbe in italiano.
Il libro, che contiene due foto scattate dallo stesso Aragno, è dedicato a Christiane.
Kubrick: Storia di un'Amicizia [estratti]
di Riccardo Aragno Una
sera, nel lungo prato della villa di Elstree, di proprietà dei Kubrick,
Stanley puntava la macchina fotografica verso la coppia di labrador che
erano i veri padroni della casa. Dopo il lunch o dopo cena [a Elstree e poi a St. Albans] ci guardavamo dei
film. Stanley ed io facevamo gli operatori. Entusiasta per tutto ciò che al mondo vi è di scientifico, Kubrick
pianifica i suoi film con strategia militare. I piani che il produttore Stanley Kubrick preparava per il regista Stanley
Kubrick erano di una minuziosità, di una precisione incantevoli. Gli attori che lavorano con Kubrick e che spesso lo conoscono poco, rimangono
spesso stupiti dall'essere tanto trascurati. Sono abituati a lavorare
con registi che recitano per loro, che danno lunghe e complesse spiegazioni
psicologiche dei personaggi, oppure da registi che si aspettano esibizioni
retoriche o secondo il vecchio stile teatrale. Esistono ancora attori
e attrici con esperienze teatrali che confondono uno studio con un palcoscenico.
[...] Una volta, chiacchierando di fotografia di fronte ad alcune novità
che un rappresentante ci stava facendo vedere, Stanley mi fece osservare
che la macchina da presa pone gli stessi problemi della comune macchina
fotografica. Ci sono due possibilità: o fai l'istantanea o fai
la posa. O si compongono accuratamente luogo, luci, effetti, o si coglie
il momento che fugge, lasciando che sia il caso a fornirti una immagine
che ti dà la sensazione che la vita è un qualcosa di eternamente
in movimento. Tutti e due eravamo appassionati di computer, apparecchi fotografici, radio,
registratori, amplificatori, microfoni, ricevitori, cassette, dischi,
macchine da scrivere, fotocopiatrici, telefono con registratori e possibilità
di comunicare con tre o quattro persone. Inoltre bisognava aggiungere
anche altri interessi: le ricette di piatti italiani, formaggi francesi,
piatti americani, squisitezze cinesi ed indiane. [...] E poi c'era il
jazz. [...] Fino all'ultimo giorno Stanley e Christiane sono rimasti legati profondamente.
La sintonia intellettuale e sentimentale di quella coppia era il grande
segreto di Stanley di cui pochi si sono accorti. La loro era una combinazione
di esistenze. I loro pensieri erano armonizzati come raramente succede
in una coppia. Arrivare a casa Kubrick era, ogni giorno, uno spettacolo di vita familiare vissuta
fino in fondo. Ricordo Christiane intenta a dipingere "il verde"
dell'Inghilterra, una pittura dai colori accesi, essenziale, che fa emergere
l'intimo e intenso rapporto uomo-natura. Ricordo Stanley consolare la
figlia Vivian, triste per aver visto un canarino ucciso da un gatto. "This
is nature, honey" diceva il papà alla bambina. "We'll
have to get another bird, Vivian." Kubrick: Storia di un'Amicizia, Schena Editore, 1999 |
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