Giornalista inglese, titolare della pagina di critica cinematografica dello Evening Standard londinese, probabilmente era l'unico che poteva vantare un'amicizia con Kubrick nonostante la sua professione. Ha sempre seguito la carriera di Kubrick, dagli esordi con Rapina a Mano Armata, fino ad Eyes Wide Shut che ha recensito in anteprima dopo una preview nella casa dei Kubrick. Tra le sue numerose pubblicazioni, il volume Stanley Kubrick Directs fu scritto con la piena collaborazione di Kubrick (1971, rieditato e ampliato nel 1999).
Stanley Kubrick ricordato da Alexander Walker
Ho conosciuto Stanley Kubrick alla fine degli anni '50. Dopo aver visto Rapina a Mano Armata in un piccolo cinema alla periferia di Londra, scrissi una lettera alla casa di distribuzione, la United Artists, affermando che quella pellicola doveva essere proiettata nelle sale del centro della città. Mi risposero che era solo un piccolo film di serie B. Usai la mia corrispondenza con i distributori come biglietto da visita e spedii tutto a Kubrick, che allora viveva a New York. Mi rispose di contattarlo quando fossi passato per New York, per uscire insieme a cena. Quando ci incontrammo, la prima cosa che mi colpì di lui furono i suoi occhi, straordinariamente penetranti. Occhi così li ho visti solo in due persone nella mia vita, Kubrick e Picasso. Avevano entrambi uno sguardo che definirei "cannibalesco": mangiavano le persone con gli occhi. Anche la voce di Kubrick era particolare, esprimeva il desiderio di essere obbedito. In quell'epoca Kubrick era ancora molto accessibile. Viveva con la sua terza moglie, Christiane (che aveva interpretato la ragazza tedesca nel finale di Orizzonti di Gloria), e andammo a cena nel quartiere tedesco-ebraico di New York. Il ristorante sembrava una birreria bavarese. Dopo cena tornai a prendere il cappotto nell'appartamento di Stanley. Era circa mezzanotte e da un pulmino parcheggiato fuori casa stavano scaricando bobine di pellicole. Ho guardato i titoli sulle scatole; erano in giapponese, ma intravidi anche alcune parole inglesi come jupiter [Giove], saturn [Saturno], moon [luna]. Chiesi a Stanley "Stai per fare un film sullo spazio profondo?" Si girò verso di me e mettendo l'indice sulle labbra disse: "Alex, stai attento a quello che scrivi." Già nel 1959 Kubrick era molto riservato e teneva particolarmente alla segretezza sui suoi progetti. Era il suo modo di difendersi nell'industria cinematografica. Ovviamente stava pensando a 2001: Odissea nello Spazio e quelle pellicole di fantascienza credo gli servissero per farsi un'idea del punto a cui era giunta l'evoluzione degli effetti speciali. A questo proposito, apro una parentesi rivelando qualcosa che non siamo in molti a sapere. Negli ultimi anni, Kubrick stava pensando di girare in modo diverso la scena dello stargate di 2001. Confrontando l'episodio del film con gli effetti speciali del cinema di oggi, la scena gli sembrava datata, una specie di cartone animato, diceva, e pensava appunto di rifarla. La mia amicizia con Kubrick riprese e si rafforzò quando lui si stabilì in Inghilterra. Era venuto per girare Lolita. La produzione aveva deciso di fare il film lì per vantaggi fiscali ma anche perché i produttori americani sentivano che l'Inghilterra non avrebbe creato problemi riguardo alla vicenda sessuale molto controversa. Così Stanley scoprì che l'Inghilterra lo lasciava lavorare in pace e decise che quello era un posto buono per rimanerci. La gente talvolta mi chiede come mai Kubrick creasse un rapporto tanto stretto con qualcuno che lavorava nei giornali. Il fatto è che Stanley era affascinato dal potere e da come veniva esercitato nella società, anche attraverso i mass media. Era solito telefonarmi per chiedermi cosa ne pensavo dell'attualità politica rispetto a certe notizie che aveva letto. Credeva che, in quanto giornalista, io potessi comprendere come la stampa influenzi il concetto che la gente ha della società. Stanley credeva nelle cospirazioni. Uno dei suoi motti preferiti era "un paranoico è qualcuno che è in pieno possesso dei fatti." Era un cinico, credeva sempre che il peggio dovesse ancora venire, e lo si può constatare anche in molti dei suoi film: Rapina a Mano Armata, Il Dottor Stranamore, Orizzonti di Gloria e persino 2001 hanno come tema dei piani perfetti che finiscono a rotoli. Quello era il punto di vista di Stanley sulla vita in genere. Quanto alla sua vita e al suo lavoro, cercava sempre di controllarne ogni aspetto per evitare disastri. Ecco perché tutti quelli che hanno lavorato per lui venivano risucchiati nel suo mondo. Come, appunto, l'astronauta di 2001 viene risucchiato attraverso lo stargate e diventa una persona diversa. A Stanley piaceva il controllo totale della gente; una conversazione con lui era come un interrogatorio. Uno dei suoi modi preferiti per espolorare il carattere delle persone era quello di farle giocare a scacchi con lui. Un altro modo era giocare a ping-pong. Riteneva che giochi di quel tipo mettessero in luce le debolezze di carattere delle persone e le rendesse più vulnerabili ai suoi suggerimenti e al suo controllo. Fortunatamente per me, giocavo male a ping-pong e non giocavo per nulla a scacchi e così siamo rimasti amici a lungo. Alcuni degli attori che hanno lavorato con lui sentivano come un peso il controllo totale del regista. Un controllo che si rileva anche nel tipo di narrazione. Kubrick, come Orson Welles e Woody Allen, appartiene all'età della radio: film come Quarto Potere e Il Dottor Stranamore potrebbero essere compresi anche solo ascoltandoli. C'è spesso una voce narrante fuori campo nei film di Kubrick oppure il protagonista è anche il narratore e queste voci spiegano tutto, a volte anticipano la storia, così gli attori possono avere la sensazione di non giocare un gran ruolo. Ryan O'Neal disse che per gli attori uno dei rischi di lavorare con i grandi registi era di non capire come sarebbe stata la loro interpretazione finché non andavano a vedere il film. Peter Sellers, Jack Nicholson, Tom Cruise invece amavano lavorare con Kubrick in questo modo, improvvisando e ripetendo decine e decine di volte la stessa scena, scoprendo via via nuovi risvolti del personaggio e insieme lati insospettati della loro personalità. Il controllo totale del regista non equivale infatti a limitare la capacità di esprimersi dell'attore, il cui apporto è fondamentale e può modificare il film nel suo farsi. Shining, ad esempio, secondo Kubrick doveva essere un film di successo, i cui ingredienti principali erano l'horror, l'occulto, il soprannaturale. Ma l'interpretazione di Nicholson gli fece capire che c'era qualcosa di più nel personaggio, la cui nevrosi rendeva la storia molto più interessante. Il risultato è che Shining è - secondo me - un film straordinario dal punto di vista psicologico ma non è riuscito come film sulle forze soprannaturali. E Kubrick condivideva questo giudizio. Arancia Meccanica ha avuto una storia particolare in Gran Bretagna, dove il film uscì nel 1972. All'epoca ci furono diversi episodi di violenza giovanile e spesso gli avvocati che difendevano i colpevoli adducevano a loro parziale giustificazione la visione del film e l'effetto imitazione. Per tutta risposta, Kubrick decise di ritirare il film dalle sale inglesi nel 1974 e da allora rifiutò sempre di rimetterlo in circolazione. Due generazioni di giovani inglesi non hanno potuto vederlo e solo dopo la morte di Kubrick il film è tornato nelle sale per autorizzazione della famiglia, ma è vietato ai minori di 18 anni (mentre in Italia, ad esempio, è vietato ai minori di 14 anni). Stanley poteva lavorare anche in una cella a patto che potesse comunicare con il resto del mondo. Il suo film prediletto, Il Testamento del Dottor Mabuse di Fritz Lang, si svolge per lo più in un manicomio; Mabuse dà gli ordini alla sua banda scrivendo i messaggi sulla carta e gettandoli dalla finestra della cella. Credo che Stanley vedesse il mondo come un manicomio in cui lui era l'unico sano di mente. Trovava che non ci fosse nulla di male a vivere in una prigione, a patto di poter comunicare con l'esterno. Era convinto che il Dottor Mabuse avesse trovato un modo brillante per comunicare. Quando comprai il mio primo appartamento a Londra, Stanley venne a vederlo; era molto moderno, con grandi finestroni. Dissi a Stanley: "Mi piace questo posto ma temo che possano rompermi le finestre"; Stanley disse: "Alex, la soluzione è facile: mettici delle sbarre, ti abituerai a viverci dietro." Non dimentichiamo che molte grandi opere d'arte sono state prodotte in una cella di prigione. Kubrick viveva un po' da recluso, ma comunicava con il mondo attraverso le sue opere. I suoi film trattano i temi fondamentali dell'esistenza umana, la morte, la guerra, il sesso, la sopravvivenza, lo spazio e si rivolgono al pubblico di tutto il mondo. Anche mentre faceva un film amava stare in ambienti chiusi. Non è un caso che tutti i suoi film, ad eccezione di Barry Lyndon, siano stati girati in studio. Il Vietnam di Full Metal Jacket è tutto ricostruito in studio, così come New York in Eyes Wide Shut. Così come aveva collaborato ai suoi film, la sua famiglia partecipò coralmente all'organizzazione del funerale di Kubrick, che si svolse nella sua casa. C'erano circa un centinaio di persone e i suoi cani sembravano non capire il motivo di tante presenze e cercavano inquieti l'unica persona che a loro interessava e che inspiegabilmente non era lì. Andammo tutti in un grande tendone allestito nel giardino. Lì vidi uno dei pochissimi ritratti di Kubrick, dipinto dalla moglie. Stanley era molto superstizioso riguardo alla propria immagine e non amava essere fotografato né ripreso. Un po' come certi popoli primitivi, credeva che l'immagine contenesse in qualche modo lo spirito della persona, che cioè la macchina fotografica e la macchina da presa "rubassero" l'anima. Guardando il ritratto, ricordo di aver pensato che Christiane doveva averlo fatto proprio in quei giorni. Era inverno e c'era neve sullo sfondo, dietro la finestra, e l'espressione di Kubrick era sì quella del padrone di casa, di qualcuno che è nel proprio regno, ma era come se non fosse perfettamente a suo agio... Al momento dei discorsi in memoria, Tom Cruise raccontò di quando fu chiamato con la moglie Nicole Kidman ad esaminare il copione di Eyes Wide Shut. Kubrick disse loro di leggerlo con calma ma che alla fine avrebbero dovuto dirgli sì o no. Entrambi accettarono, ma non si resero conto in quel momento che ciò avrebbe significato lavorare per due anni solo ed esclusivamente per quel film. Il fatto è che Kubrick non aveva mai il problema di finire un film in tempi brevi. Dal 1960 in poi, tutti suoi film sono stati prodotti dalla Warner e ogni nuovo lavoro era di fatto finanziato dai successi precedenti. Da questo punto di vista, Kubrick aveva un potere economico e legale pari solo a quello di Chaplin. Poi fu la volta di Steven Spielberg, che ricordò a tutti come Kubrick non amasse molto incontrare le persone ma poteva stare ore e ore al telefono. Con lui, comunicava preferibilmente via fax e lo aveva convinto a tenere un fax in camera da letto. Ricordava molti momenti in cui era steso sul letto, la notte, e sentiva il rumore del fax che continuava a ricevere interminabili messaggi da Kubrick. Quando Spielberg si sposò con l'attuale moglie, il rumore del fax continuò a tenere loro compagnia finché lei non gli impose di "buttare Stanley fuori dalla camera." Cineteca del Friuli, 28 Agosto 2000
|
Argomenti correlati
Stanley Kubrick Directs: l'intervista di Alexander Walker a Kubrick, pubblicata nel suo volume monografico.Intervista a Michel Ciment: l'altro critico cinematografico che ha partecipato al convegno di Gemona, parla di Stanley Kubrick. |
Caleidoscopio
|