Se avete letto qualche resoconto
di un viaggio alla casa dell'ultimo Stanley Kubrick,
saprete che il tono di solito usato dallo scrittore è un misto di trepidazione,
eccitazione e paranoia. Come introduzione all'incontro con la leggenda ritenuta
"un recluso", sembrava essenziale che ci dovesse essere un tocco di
Kafka circa l'aumento descrittivo - non dimenticarti il poliziotto che dorme
o la serie di cancelli elettrici.
Arrivando sotto circostanze più tristi, invitato solo pochi mesi dopo
la morte di Kubrick per intervistare la moglie Christiane e due delle tre figlie,
Anya e Katharina, ho avuto un'impressione opposta. La casa, in una luce solare
brillante, sembrava un posto liberissimo, improvvisamente colpito da tristezza.
In compagnia dei Kubrick, seduti in un grande, arioso studio decorato in una
parete con un poster di Eyes Wide Shut, il dibattito aperto sembrava
la norma. Sebbene fossi determinato a non cercare di giocare a scacchi con un
fantasma, lo stimolante spirito dell'indagatore Stanley Kubrick sembrava onnipresente.
Questo rese un po' più facile per me chiedere spiegazioni su parecchie
delle spiacevoli cose che erano state dette su Kubrick prima dei suoi parenti
e amici. Christiane è una pittrice, come lo è Katharina (esemplari
dei lavori di entrambe sono usati come decorazioni in Eyes Wide Shut),
la quale è sposata con il film location manager Philip Hobbs e ha tre
figli. Anya conduce la propria compagnia operistica, Palace Opera, ed
è sposata con il direttore e cantante d'opera Jonathan Finney e ha un
figlio. I Kubrick hanno acconsentito a parlare a Sight and Sound
perché è una rivista di documenti. Molto di quello che è stato detto
su Kubrick lungo gli anni e in conseguenza della sua morte le ha irritate. In
particolare, credono che molta della letteratura su Kubrick - come Stanley
Kubrick: una biografia di John Baxter e Eyes Wide Open di Frederic
Raphael - dia un'impressione sbagliata di quello che lui era.
Come era Stanley Kubrick come padre e uomo di famiglia?
Katharina: Avrebbe potuto facilmente spedirci in collegio,
invece avevamo tutori e Dio
sa chi altro che viaggiava con noi. Abbiamo avuto un'infanzia incredibilmente
interessante e a lui importavano quasi tutti gli aspetti della nostra vita.
Era un po' rigido con la sua figlia maggiore (me) circa le feste, ma erano gli
anni '60. Oggi io ho un figlio 14enne che mi spaventa da morire per quello che
fa, così non solo capisco il perché fosse rigido - anche se mi
arrabbiavo amaramente a quel tempo - ma penso anche che probabilmente non era
rigido affatto.
C'era ovviamente un clima molto artistico. Quanto è
responsabile di avervi trasmesso il suo senso per la cultura?
Anya: Lavorava sempre a casa quanto poteva e anche mia
madre, che è pittrice, lavorava stando a casa. Così c'erano linguaggi
visivi e musicali attorno a noi. Il risultato è che noi siamo tutte visivamente
ben allenate. Ciascuna di noi è una discreta fotografa e perfino io posso
azzardarmi a disegnare.
Katharina: Vedevamo una quantità mostruosa di film,
probabilmente molto più della maggior parte delle persone, perché
avevamo proiezioni regolari. Ero una grande divoratrice di film quando ero al
college. La musica, l'arte e i film erano i temi principali nelle nostre vite.
Come rispondeva alle vostre curiosità circa il suo
lavoro?
Anya: Non avevamo bisogno di essere curiose,
perché tutto era sempre a portata di mano. Era davvero felice se noi andavamo sul set,
anche se questo poteva dipendere da quello che stava girando. Se arrivavamo
alle 3 di notte e stavano facendo qualcosa ritenuto non adatto ai bambini, sarebbe
stata un'intrusione. Ma altrimenti mi sono sempre sentita che potevo andare
a vederlo.
Katharina: Era molto aperto. Spesso chiedeva di noi dal suo
ufficio quando stava ascoltando un pezzo di musica e diceva: "Che ne pensi?
Ti piace questo direttore?" e poi metteva un'altra versione con un diverso
direttore d'orchestra. Ed era interessato a quello che pensavamo dei film. Film
come Arancia Meccanica ci erano proibiti fino a quando non avevamo
l'età
adatta. Non ho potuto vedere Lolita finché non ho avuto 16 anni.
Era molto corretto in quel senso. Vedevamo i film i fine settimana - abbiamo
visto ogni film di Elvis Priesley e Cliff Richard - e poi mamma e papà
e i loro amici vedevano qualcosa di più adulto. A volte entravo di nascosto
nella sala delle proiezioni e guardavo attraverso la finestra e mi spaventavo
a morte e poi scappavo via.
Come lo si paragonerebbe ai padri delle altre persone?
Anya: Non era un padre notevole, era un notevole regista.
Era molto carino, buono, piuttosto ebreo come padre - probabilmente un po' iperprotettivo
ma non più di molti. Era sempre lì per noi ed era fantastico nei
momenti di crisi. Poteva essere impaziente con te, se pensava che non trattavi
le cose adeguatamente, ma se eri a pezzi, lui era lì. Anche se era nel
mezzo di Dio sa quale sorta di programma di lavoro, se telefonavi e dicevi "Devo
parlarti, ho davvero un problema", lui lo avrebbe fatto.
Katharina: Era una persona pragmatica. Tra i due, mio padre
e mia madre provvedevano davvero a tutto, non c'era una crisi emotiva o una
decisione di carriera o una cosa legale che veniva risolta da soli. Sedevamo
sempre al tavolo di cucina e trovavamo una soluzione.
Un dibattito?
Katharina: Sempre. E quello che papà non sapeva
circa le questioni femminili non erano cose di cui valesse la pena sapere. Eppure
la gente pensa che fosse un misogino e che non sapesse nulla delle donne...
Un'altra cosa che davvero mi urtò fu quando qualcuno criticò l'ordine
in cui Stanley mangiava il suo cibo - sai come, a volte, quando hai un sacco
di buonissime portate prendi un assaggino prima di iniziare? C'era stato un
qualche tipo alla TV che lo criticava per questo.
Christiane: Era Malcolm McDowell.
Katharina: Non avevo intenzione di dirlo.
Christiane: Non mi importa.
Katharina: Ero davvero sconvolta per questo, perché
era una cosa così limitata mentalmente e così triviale.
Anya: E' molto semplice far sì che il comportamento
di qualcuno sembri strano. Prendi una persona qualunque mentre fa una qualunque
cosa, la tiri fuori dal contesto e ottieni una stranezza.
Si ritiene che sia difficile per due artisti creativi vivere insieme.
Come è stato possibile per voi?
Christiane: Eravamo affiatati, cosicché io potevo
dipingere a casa e lui fare la maggior parte della preparazione e del montaggio
a casa - la parte delle riprese prendeva relativamente poco tempo. E i pittori
sono vittime facili per la conversazione, così gli offrivo una buona
cassa di risonanza. Mi poteva trovare molto facilmente.
Ti facevi trovare spesso?
Christiane: Dipende. Se fosse vivo e qui in questo momento
in cui bisogna occuparsi di tutta questa pubblicità e della copertura
dei media, ce ne saremmo occupati insieme. Ho avuto lutti nella mia famiglia,
i miei genitori. Ho avuto una madre con l'Alzheimer, la definitiva catastrofe.
Si spostava con voi?
Christiane: Per brevi periodi. Alla fine era in un istituto
in Germania. Durante i quasi 14 anni in cui è stata malata, ho davvero
avuto bisogno di Stanley. E' la prova definitiva e lui è stato favoloso
in questo. Era al telefono costantemente per ottenere un altro test e chiedere
di un altro dottore. Siamo persone molto pratiche.
Anya: Potevi sempre interromperlo. Non voleva che tu lo interrompessi
per ogni cosa bizzarra, ma se avevi un motivo, potevi tranquillamente andare
da lui, specialmente quando eravamo bambine. Era capace di fare molte cose contemporaneamente,
fare attenzione a quello di cui tu avevi bisogno e a quello che volevano gli
studios e a quello che voleva la cosa che aveva di fronte e poi un'altra persona
arrivava... Era molto bravo nel cambiare argomento senza cadere nel "Che
cos'è questo?"
Katharina: Avrebbe piuttosto detto "Che cosa vuoi?"
E sapevi che vi avrebbe prestato attenzione. Ma sapevi anche che nel momento
in cui la porta era chiusa era completamente assorbito da quello che doveva
fare.
Christiane: Ogni tanto ti beccavi un "Arriva al punto."
Katharina: La nostra vita da bambine era certo del tipo "La
cena è pronta, no, papà è al telefono, scenderà
tra qualche minuto", ma era perché la maggior parte delle cene lui parlava
con Los Angeles. Aveva bisogno di parlare al mondo. Qualcuno ha detto che prima
che ci fosse internet era lui internet.
E' vero che dormiva ad orari strani per essere in grado di
lavorare alle ore d'ufficio statunitensi?
Christiane: Come i suoi genitori era un gufo notturno perché
non aveva bisogno di dormire molto. Poteva lavorare ad orario consueto tutto
il giorno e poi aggiungere le ore lavorative californiane, così dalla
California avevano l'impressione che non dormisse mai. Quando eravamo giovani
dormiva quattro o cinque ore a notte; quando è invecchiato dormiva poco
più che cinque ore, ma comunque meno della maggior parte della gente.
E circa la sua reputazione di recluso, di uno che non
lasciava mai casa?
Anya: E' un'esagerazione.
Christiane: Non usciva molto, è vero; andava meno al
ristorante o alle feste delle altre persone. Davamo moltissime feste quando
eravamo giovani, e poi, quando siamo invecchiati, non più così
tante. Ma vedo che anche le altre coppie fanno così. Dato che siamo fortunati
ad avere questa grande casa, non avevamo bisogno di andare da nessuna parte.
Tutti venivano qui da lui. A quelli che non venivano, poteva telefonare. E gli
piaceva stare qui.
Katharina: Aveva il meglio dell'essere famoso, dato che era
famoso il suo lavoro, il suo nome, ma non la sua faccia. Così poteva
andare a St. Albans, dentro M&S e Waitrose
o nelle librerie, fare quello che voleva e nessuno lo avrebbe disturbato.
E lo faceva?
Katharina: Certo.
Perché ci sono persone che pensano che lui non andasse mai
da nessuna parte.
Anya: La gente pensa che non lasciasse mai camera sua.
Katharina Un giorno tornò da M&S e disse
"Qualcuno mi ha riconosciuto. Non sapevo che fare e loro mi hanno chiesto
l'autografo." Fu molto sorpreso.
Anya: Ma non succedeva molto spesso.
Katharina: No. E' per questo che era bello. Molte persone famose
non possono lasciare le loro case.
Christiane: Tom Cruise è letteralmente prigioniero del
tocco di Mida. Non può andare da nessuna parte.
E' vero anche in Inghilterra?
Katharina: C'è una scena in Eyes Wide Shut
dove Tom doveva camminare in un ospedale - era a Londra. Si sparse la voce e
entro mezz'ora la polizia aveva dovuto mettere i cordoni e la gente continuava
a rovinare le riprese urlando "Tom, ti amo!"
Christiane: Stanley guardava tutto questo dalla macchina e
disse che era semplicemente terrificante.
Anya: Probabilmente Tom ci è abituato, ma ti devi sentire
sotto assedio.
Christiane: Dato che era accusato di essere un recluso strano
e demoniaco, tutti quelli che venivano qui da Hollywood si trovavano a dire
"Ecco qua, voglio vivere come fa lui, invece che viaggiare ovunque."
Stanley aveva il grande lusso di non dover essere un artista e se l'era guadagnato
grazie all'altra cosa di cui è accusato spesso - di non aver fatto molti
film. Pensava molto a lungo e duramente, e davvero ne era dispiaciuto, considerava
miliardi di storie e le respingeva molte, ed era piuttosto triste di non aver
potuto fare di più. Ma il motivo per cui non ha fatto di più è
che era davvero così attento, cosa che gli fece guadagnare la libertà
dalla Warner Bros. Era duro lavorare per loro, ma lo lasciavano libero e non
hanno mai interferito perché non ne avevano motivo. Sapevano che non
sarebbe stato puerile riguardo a nulla.
Avevo presupposto che il mito oscuro di Stanley Kubrick avesse
avuto un grosso impatto sulle vostre vite.
Christiane: Solo adesso. Era un grande ombrello. Sto ficcando
il naso in tutto questo per la prima volta.
Katharina: A volte dicevo "Perché non dici qualcosa?
Non puoi lasciare che la gente dica questo." E lui rispondeva "Che
dovrei fare? Inizio col rispondere a questo e poi, ogni volta che qualcuno dirà
qualcosa dovrei andare là fuori a rispondere, e questo porta via così
tanto tempo." Non si sarebbe ridotto mai al livello di dire "No, non
l'ho fatto. Non sparo alle persone dal mio giardino."
Christiane: "Io non guido a 30 miglia all'ora e non sono
un scemo" - ti trovi a dover dire questo genere di cose.
C'è stato un particolare evento che ha cementato questa
sinistra immagine?
Christiane: E' stato un accumulo di storie inventate. Chiunque
abbia un pezzo da scrivere usa i ritagli stampa e ripete l'ultima cosa che è
stata scritta, così come viene eternamente riprodotta quella sciocca foto di
Stanley che fuma un sigaro. Una volta si fece male alla schiena e non si poteva
muovere, così guidava a 30 miglia all'ora perché sarebbe dovuto
rimanere a letto. E ancora, i suoi genitori vivevano nel New Jersey dove ogni
finestra ha le zanzariere. Così arrivato in Inghilterra ha detto "Non
c'è nessuna zanzariera qui?" La cosa successiva che potevi leggere
era che aveva fatto irrorare il giardino con l'elicottero.
Riassumiamo alcune delle cose dette su Stanley Kubrick:
Non prendeva mai un periodo di vacanza!
Christiane: Se è per questo, le chiedeva. Non andava
ufficialmente in vacanza perché aveva un suo proprio piano di lavoro.
Per lui, il pensiero di sedere da qualche parte su una spiaggia senza tutti
i suoi libri e aggeggi era un vero incubo. Davvero non capiva come la gente
potesse farlo. La maggior parte delle persone va in vacanza perché non
può resistere a fare quello che fa una settimana di più.
Katharina: Quando avevo 19 anni e non sapevo quello che volevo
fare della mia vita mi ha detto "Le persone più fortunate del mondo
sono quelle che hanno per lavoro quello che farebbero per hobby."
E riguardo le vostre vacanze quando eravate bambine?
Christiane: Le portavo in Cornovaglia e nel Norfolk, anche
se non molto spesso o non molto a lungo. E, ovviamente, siamo state un anno
in Irlanda, cosa che è stata un bel gran viaggio da campeggio.
Katharina: E poi andavamo avanti e indietro in America, tutte
le volte con la nave. Siamo state sulla Queen Mary, sulla
Queen Elizabeth, sulla SS United States
e la SS France, una settimana di gelati e di relax sul ponte.
Era stupendo.
Christiane: Gli piaceva molto, fare finta di vivere nel 1930.
Una volta che hai raggiunto il tempo della vita in cui non hai molto problemi
finanziari - cosa che non sempre succede - allora puoi decidere qualunque tipo
di vita ti piace di più. Ecco perché non ha letto quei libri su
di sé. Aveva la fermezza di chi sa che lo avrebbero irritato.
Così non ha letto nessuna delle biografie?
Christiane: No. Noi non lo incoraggiavamo dicendogli "Devi
leggere questo. E' davvero di cattivo gusto, lo adorerai." Alla fine, si
dispiaceva sempre.
L'IRA minacciò di ucciderlo durante la lavorazione di
Barry Lyndon!
Christiane: Sì, lo fece. Arrivarono due uomini con
scale e divisa da imbianchini alla nostra casa, che era affittata, e la donna
che cucinava per noi disse "Conosco questi ragazzi. Non sono imbianchini."
Un giorno dopo, arrivarono allo studio e dissero a Stanley e a Ryan O'Neal che
ci volevano fuori dal paese immediatamente. Non credo che questa sia paranoia!
Ha rinnegato di essere ebreo.
Katharina: Non era religioso, ma assolutamente non ha fatto
questo.
Era un manipolatore passivo-aggressivo!
Anya: Certamente non era aggressivo passivamente, e non
era un manipolatore. Era un negoziatore di prim'ordine! Discuteva il suo punto
di vista e spesso vinceva. Sapeva quello che voleva e sapeva come esprimerlo.
Durante le conversazioni, si divertiva a provocare volutamente le persone per
capire quali fossero le loro opinioni - sulle idee politiche, cosa li faceva
arrabbiare ecc. - e poi diceva qualcosa per avere una reazione, per tener viva
la discussione. Era uno che amava il dibattito. Sia che si trattasse di negoziare,
sia che si trattasse di convincerci a cambiare idea, dibatteva strenuamente.
Manipolare dà l'idea che lui si raccomandasse, diventando subdolo. Non
era subdolo; era diretto.
Christiane: Non puoi fare film se la gente ti odia. Ci saranno
sempre uno o due a cui piacerai meno, ma...
Anya: Il punto è far andar bene le cose. Così,
se sentiva che qualcuno era in errore, diceva la sua opinione. Ma le persone
sono spesso sconvolte se vengono scoperte. Era uno che sfidava - pensava che
tu avresti dovuto sapere quello che stavi facendo, come la pensavi circa qualcosa,
perchè la pensavi così, perché stavi agendo in un certo
modo, che ci dovevi aver pensato per bene.
Christiane: Eppure era sempre il primo - specialmente in termini
artistici - ad alzare le braccia al cielo e dire "Sto dicendo una cazzata!"
Si sarebbe fermato di colpo e avrebbe detto "Non abbia mai detto simili
sciocchezze!" e immediatamente avrebbe riparato a tutto.
Non aveva senso dell'umorismo!
Anya: Diceva sempre le migliori battute.
Christiane: Aveva uno spirito asciutto devastante, ed è
quello che mi manca più di tutto ora. Era incredibilmente divertente.
Katharina: Se qualcuno lo avesse scoperto come molto divertente,
avrebbe riso da matti.
Christiane: Ecco perché le accuse fanno male ora. Quando
era vivo, davvero non me ne curavo, ma ora quando sento la gente dire queste
cose completamente idiote, mi arrabbio.
Non era capace di parlare alle donne! (questa è una citazione
dalla biografia di Baxter, detta da Adrienne Corri)
Christiane: Incapace di parlare ad Adrienne Corri, forse.
Katharina: E non si sa come lei si aspettasse che gli venisse
rivolta parola, né quale fosse il suo ordine del giorno.
Anya: O se lei l'ha poi detto davvero.
Christiane: E' vero anche questo. Potremmo essere arrabbiate
con persone che non hanno mai detto queste cose.
Katharina: Anya ha detto che più leggeva cose su papà,
più pensava che Howard Hughes fosse probabilmente una persona perfettamente
normale.
Quale dei libri è il meno attendibile?
Christiane: Il Baxter e il Raphael.
Katharina: Ci sono strane esattezze nella biografia di Vincent
LoBrutto, come la data del mio matrimonio o quanti figli ho, e poichè
queste cose sono vere, il lettore penserà che qualunque altra cosa lo
sia.
Christiane: Stanley ha citato per diffamazione
Punch e ha vinto, il che vuol dire che loro hanno mentito.
Quando hanno detto di aver vinto sono stati letteralmente buttati fuori dalla corte.
Katharina: In maggio, dopo che Stanley era morto,
Punch aveva scritto che lui era uscito sul giardino e
aveva sparato su alcuni che
facevano pic-nic e poi aveva dato loro un sacco di soldi che per caso aveva
con sé in modo che loro non dicessero nulla. Bisogna dire che nessun
altro giornale ha raccolto la storia, anche gli altri hanno pensato che fosse
troppo.
Anya: Non solo è per noi molto più doloroso ora,
perché lui non è qui a dire "Non ti preoccupare per questo",
ma alla fine lui stesso aveva iniziato a preoccuparsi per queste cose, e dispiacersi
per le malignità e le inaccuratezze.
Lei aveva promesso di rivelare la verità sul suo sito
web.
Christiane: Poco dopo il funerale, sono successe alcune
cose che mi hanno fatto pensare che dovessi avere un sito web, in modo da poter
rispondere immediatamente, ma poi le persone alla Warner e Rick Senat dissero
"Stia molto attenta, raccoglierà tempesta se farà questo",
al che io dissi "Non ho ancora detto nulla, ma lo farò." Sarei
stata molto stupida se mi fossi lasciata scappare ogni indignazione che sentivo
e loro mi avvertirono piuttosto correttamente a non farlo. Così, ho intenzione
di scrivere storie simpatiche su Stanley, che poi è l'unico modo di rispondere
alle accuse. In più, non voglio allinearmi coi diffamatori. Stanley era
incredibilmente tollerante nel sopportare il più straordinario degli
abusi. Ci vuole forza per fare questo. Molte delle persone che hanno detto cose
oltraggiose hanno fatto male più a loro stesse che a Stanley.
E' peggio essere al centro del mirino della stampa inglese?
Christiane: Alla fine pensava di sì, perché
in America, Francia, Italia e ovunque in Europa era trattato con molto più
rispetto. Solo in Inghilterra c'è questo invidioso, strano divertimento
nel buttarlo giù dal suo piedistallo - anche se lui stesso non c'è
mai salito sopra. Dato che Arancia Meccanica giocava con le ombre della
società inglese, hanno attribuito la responsabilità di tutti i
crimini della storia al film di Stanley. E' stata una conclusione molto sciatta;
si è sentito molto addolorato e mal compreso. E questo è successo
solo qui in Inghilterra, da nessun'altra parte.
Anya: Non ha mai risposto all'accusa. Dopo un po' diventò
ovvio che si poteva dire qualunque cosa e lui non si sarebbe vendicato.
Ma allora non era litigioso?
Anya: Solo quando era assolutamente costretto. Videro
Arancia Meccanica e non capirono quale era il punto.
Così non sarebbe servito a nulla dire qualunque cosa.
Christiane: Pensava di aver spiegato quello che voleva dire
in modo chiaro nel film.
Anya: Non credo che il pubblico in generale non abbia capito
Arancia Meccanica. Ma c'è stato un gruppo concentrato
di giornalisti che cercavano ogni modo per creare una storia. Invece di "Teppista Pesta
Vecchia Signora" era sempre "Teppista Clockwork Pesta Vecchia Signora".
Il teppista avrebbe comunque pestato la vecchia signora, e sarebbe comunque
stato un fatto riportato sulla cronaca, ma ora si faceva un diretto riferimento
ad Arancia Meaccanica.
Ha mai tentato di usare la propria immagine per i propri scopi?
Dopo tutto, fare cinema consiste nel creare miti. Supponete che vi abbiano appioppato questa
immagine e che ci sia un modo per sbandierarla per i vostri fini - specialmente
l'idea che quando Kubrick chiamava, avresti fatto come diceva.
Christiane: Avrebbe voluto.
Katharina: Sapeva di certo che se avesse voluto chiamare i
dirigenti di una compagnia dall'altro capo del mondo, una volta che si fosse
stabilito che era davvero lui, allora sicuramente il suo nome lo avrebbe portato
direttamente a parlare col boss.
Anya: Ma questa è una funzione della fama, non mitologia.
Uno degli strumenti utili del suo successo era che la gente voleva aiutarlo.
Sono sicura che Steven Spielberg ottiene chiunque voglia al telefono.
Katharina: Amava le ultime tecnologie informatiche. Era un
grandissimo fan di questi gadget. Noi giocavamo sempre con l'ultimo ritrovato.
A volte li ricevevamo per Natale, tutte noi avevamo in regalo la stesa cosa,
e dicevamo "Gesù papà, che ci faccio con questo?" Amava
poter chiamare le persone e chiedere "Qual è l'ultimo? Qual è
il migliore? Quale sarà la prossima cosa di successo? Che cosa credi
che succederà nei prossimi dieci anni?" Conosceva una quantità
straordinaria di persone e quando eravamo bambine avevamo attorno scrittori
e scienziati e attori e zoologi e antropologi in visita da Stanley, così
eravamo esposte a tutta questa gente interessante.
Il vostro problema è ora sistemare il mito prima che si
sedimenti in concreto.
Anya: Probabilmente non saremo in grado di sistemarlo poi
granché.
Christiane: E' estremamente difficile per noi sbarazzarsi di
questo per la stessa ragione per cui le mogli non possono essere testimoni:
si ritiene che non possano essere obiettive.
Anya: Ma possiamo reinterpretare certe cose. E' abbastanza
sciatto dire che qualcuno che era un perfezionista, cosa che lui era sicuramente,
era anche un ossesso. C'è un'enorme differenza tra queste due cose. L'ossessione
è una patologia medica.
Christiane: Voglio dire, non si vuole un chirurgo per il cervello
distratto, vero?
Anya: Ci sono certi temi - l'essere un recluso, un ossesso
- che sono esagerazioni giornalistiche di sue caratteristiche. Recluso è
una parola che gli veniva gettata addosso praticamente ad ogni articolo, e non
avrò successo finché il recluso non
sarà definito come qualcuno che non parla coi giornalisti. Lui non parlava coi giornalisti
ma parlava con chiunque altro. E quelli che lo conoscevano bene e lo apprezzavano,
e lo rispettavano, e rispettavano la sua volontà, non parlavano di lui
con la stampa. Così le storie che esistono arrivano da persone che sono
in qualche modo disilluse e incapaci di giudicare. Ci immaginiamo: coraggio,
buttiamoci a capofitto nell'archivio dei ritagli. Anche se la gente penserà,
"E' quello che ci si aspetta che direbbero", almeno sarà lì
e noi avremo il vantaggio di averlo conosciuto piuttosto bene. Se non diciamo
niente, allora il nostro silenzio sarà interpretato come una conferma.
Katharina: Oppure che non ce ne importa.
La mitologia ha peggiorato con internet?
Christiane: Peggiorato e migliorato. Ci sono state moltissime
e diverse persone che hanno detto cose molto carine su internet, ma lei sapeva
che Stanley aveva un imitatore che fingeva di essere lui?
Come si sentiva riguardo a questo?
Christiane: Molto infelice, perché riceveva lettere
dalla gente che dicevano "Lei ha promesso a mio figlio una parte in un
film" e questo tipo, Mr. Conway - che adesso è morto - seduceva
giovani ragazzi con la promessa di una parte. A nessuno piace ricevere lettere
che dicono "Lei ha sodomizzato mio figlio per una parte." Era molto
spiacevole. Fecero un programma alla TV su di lui, è stato piuttosto
nauseante. Era uno dei prezzi da pagare quando il tuo nome è famoso ma
non lo è la tua faccia, cosa che sotto altri aspetti potrebbe sembrare
un vantaggio.
Otteneva sempre ciò che voleva?
Christiane: Otteneva quello che voleva perché le
persone lo rispettavano e perché era loro permesso di lavorare in un
certo modo. Agli attori piace che gli si dia tempo durante un film, è
l'unica cosa che non puoi mai avere, e dato che lui aveva una piccola troupe
costava relativamente poco girare un giorno in più. Sembra molto strano
fare quegli enormi preparativi, ingaggiare persone molto costose e poi dire,
quando si arriva alla fase delle riprese, "Oh beh, lo farò il più
velocemente possibile."
Come faceva ad avere la meglio sugli studios hollywoodiani?
Christiane: E' perché era responsabile. Lo studio
sapeva che non avrebbe sprecato i loro soldi. Infatti spesso sorridevano per
quanto era attento.
E riguardo la ridistribuzione di Arancia
Meccanica?
Christiane: E' una decisione della Warner Bros. Non abbiamo
voce in capitolo.
Anya: Non è esattamente la prima cosa nella lista delle
preoccupazioni adesso. Potrei dire che non ci abbiamo pensato.
Perché secondo voi era così interessato ai soggetti
bellici?
Christiane: Stanley si interessava molto di storia. Era
una persona che amava leggere le riviste specializzate. Gli piaceva essere informato
su moltissimi dettagli nelle cose militari. Adesso invece trovo i telegiornali molto
noiosi senza un suo commento su tutto. Questo è vero anche per altre
cose, oltre le storie di guerra. Avrebbe adorato fare un film su Napoleone.
Voleva fare un film sulla Germania Nazista. E amava vedere ogni stupido film
con una battaglia aerea. In una delle sue ultime sere, c'era uno di questi film
in TV. Non gli interessava la trama, voleva solo vedere se c'era una buona battaglia
tra aeroplani.
Anya: Mi sento un po' imbarazzata nel dirlo, ma la guerra porta
situazioni che spiegano l'essenza della personalità di qualcuno. Quali
sono le forze che lo guidano.
Christiane: Vorrebbe sprofondare se ci sentisse parlare in
questo modo. Ci considerava inadatte, perché sapevamo così poco
riguardo la guerra. Invece le mie opinioni erano sensibili e io ero ovviamente
e noiosamente nel giusto riguardo i fini morali di una guerra - e lui era d'accordo
con me - tanto che non c'era divertimento nel parlare con me di questo.
Anya: Gli piaceva parlare di guerra e di politica con mio marito,
provocando Jonathan come uno sport da tavolo da cucina!
Christiane, nel giornale Time lei è
riportata come "allergica alle conversazioni psicologiche".
Christiane: Chiaramente ho parlato troppo. Quello che volevo
dire è che quando Stanley lesse per la prima volta Doppio Sogno,
io ero in confidenza con la poetica di Schnitzler. C'era stata negli anni '50
una reazione in Europa contro la preoccupazione dell'America riguardo la psicanalisi.
Condividevo questa reazione, e quando andai in America rimasi stupefatta che
moltissime persone erano in analisi e parlavano così liberamente di cose
che gli europei avrebbero tenute ben nascoste. Conobbi molti americani all'epoca,
e pensai che questa splendida persona nuova, libera dai sensi di colpa e dotata
di autostima che usciva dall'ufficio dell'analista sarebbe stata più
forte. Pensavo, "usa la tua consapevolezza per uno scopo giusto, non lamentarti
continuamente." Così, con questo atteggiamento vecchio stile dissi,
"Non voglio leggere Schnitzler, è roba ricoperta di muffa. Scordatelo."
Così, al tempo in cui parlavamo del libro, Stanley era talmente preso
e io non volevo che lo fosse. Allora Terry Southern gli dette
Arancia Meccanica,
e io lo lessi e dissi "Dimenticati Schnitzler, leggi questo." Passò
immediatamente al nuovo libro e Schnitzler fu accantonato per un po'. Ma lui
continuava a tornarci sopra. Quando poi era diventato un uomo anziano, era in
una posizione di gran lunga migliore per fare un film sull'argomento definitivo.
E' stato un bene che ci abbia messo così tanto tempo. Era sbagliato da
parte mia scoraggiare chiunque in termini artistici, ma eravamo sposati e lei
sa bene dove va a parare il libro. Cavalcavo semplicemente la moda pensando
che Schnitzler fosse stantia roba viennese. Ma nella natura di quella storia
è contenuto davvero tutto quello che passa tra uomini e donne, così
se non mi piaceva, perché non mi piaceva? Diventò una barzelletta
quando dissi "In questo momento, non mi importa." "Perché
non ti importa in questo momento?" Sono molto dispiaciuta di non aver potuto
vedere il film finito prima che morisse, perché davvero non vedeva l'ora
di mostrarmelo.
Ma allora, era finito?
Christiane: Assolutamente finito. C'era un pezzo di musica
che lui aveva scelto - e noi abbiamo discusso moltissimo su quale pezzo poteva
essere - e io gli ho detto "Voglio vederlo ora" e lui "No, lasciamici
mettere la musica così potrai vederlo con il pezzo, perché voglio
che tu mi dica se dovrebbe stare lì." Dunque è stata una
questione di tempismo. Poi è morto.
Come è stata la sua salute negli ultimi giorni?
Christiane: Buona, ma era molto stanco. Ma chiunque lo
sarebbe, se avesse lavorato per così tante ore. Aveva 70 anni, quindi
vederlo pallido e stanco sembrava comprensibile. E non vedeva l'ora di prendersi
una pausa. Nessuno poteva saperlo: l'attacco cardiaco è stato cosi' devastante,
nessuno avrebbe potuto fare nulla.
Pensate che avesse una qualche idea che questo potesse essere il suo
ultimo film?
Christiane: No, piuttosto il contrario.
Katharina: Non vedeva l'ora di fare A.I.
Era molto eccitato a riguardo. C'era un sacco di roba già ultimata e pronta a partire.
Christiane: Era anche diventato molto interessato in tutte
le cose dei nuovi computer. Teneva molte conversazioni con Steven Spielberg
su quello che poteva fare.
Le biografie lo descrivono come un fatalista. Qual era la sua visione
della morte?
Christiane: Abbiamo discusso spesso su cosa è un
fatalista, perché non puoi evitare di diventarlo. Non voleva morire affatto,
anche se non era più spaventato di chiunque altro. Ma non era religioso.
Come a molti di noi, gli sarebbe piaciuto credere in qualcosa. Ci ha pensato
molto. Allo stesso tempo era molto noncurante riguardo alla sua salute. Come
figlio di un dottore, pretendeva di conoscere le medicine e io spesso non ero
d'accordo con le sue idee mediche. Era spaventato dai dottori - e anche questo
deriva dall'essere figlio di un dottore. Si faceva i dosaggi da solo e non si
fermava mai, neppure quando avrebbe dovuto. Non si sentiva ammalato, solo molto
stanco. Molte vittime di attacchi cardiaci sono proprio così. Queste
persone non pensano "Sto spingendo me stesso al limite." E' naturale
con un carattere del genere. Era molto ottimista. Pensava sempre che un lavoro
che poteva prendere due giorni avrebbe potuto essere finito in due ore se solo
ci si fosse dedicato totalmente. Iniziava il più lungo e il più
difficile dei lavori con ottimismo e diceva "Oh, non ci vorrà molto."
Non ha mai imparato la lezione che, invece, certo che ci voleva.
Come prova della scarsa fiducia dei Kubrick riguardo i documenti scritti, questa intervista è stata letta e approvata da loro prima della pubblicazione.
At home with the Kubricks, di Nick James
Sight & Sound, Settembre 1999
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick
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