Testimonianze
Home > Testimonianze > Persone: Gilles Jacob
Gilles Jacob
(1931)

Dagli anni '70 nell'entourage del prestigioso Festival di Cannes, prima come delegato poi come direttore, Jacob è stato anche regista, sceneggiatore e attore. In questa intervista rivela l'interesse di Cannes per presentare in anteprima Eyes Wide Shut, possibilità poi sfumata perché troppo in anticipo sui tempi della distribuzione americana. Il film fece il suo debutto europeo al Festival di Venezia, anche grazie all'allora presidente Alberto Barbera.

 
Perché non è mai venuto a Cannes
di Jerome Garcin

Il delegato generale del Festival di Cannes, Gilles Jacob, ha sognato a lungo di accogliere sulla Croisette il regista di Full Metal Jacket. Invano. Qui ci spiega perché.

Che posto darebbe a Kubrick nel cinema contemporaneo?
Per me, sarebbe un fraintendimento dire che Kubrick è stato uno dei geni del cinema. E' molto raro vedere un artista vivente passare alla posterità. L'arte di Kubrick, permette di affermare senza paura di sbagliare, che ci sono dieci, venti, trenta immagini dei suoi film che sono impresse nella mente di tutti e delle quali si è sicuri che si trasmetteranno di generazione in generazione. Kubrick aveva scelto di privilegiare il cinema alla vita. Tutto il suo tempo era consacrato alla creazione e se egli viveva come un recluso, se il suo desiderio di perfezionismo portato al culmine gli faceva posticipare la fine dei suoi film, era perché solo questo gli interessava: l'arte della messa in scena, l'inquadratura, la luce, i movimenti di macchina, il gesto di un attore, unico labirinto, per parafrasare quello di Shining, dove lui amava perdersi. Odissea nello Spazio o no, Kubrick è sempre stato un cineasta stupefacente che girava i generi come un guanto, guizzando con sarcastico pessimismo tra la minaccia nucleare, l'ultraviolenza, la conquista dello spazio, il quoziente di intelligenza...

Qual era secondo lei il suo?
Era considerevole, anche se a volte si perdeva nell'ossessiva minuzia con la quale studiava non solo le problematiche che erano sollevate dall'opera i corso (arrivava a farsi comunicare l'annuario telefonico della città di Chicago per verificare se l'Untel era abbonato nel 1964), ma anche tutto quello che riguardava la promozione dei suoi film: la sala cinematografica della quale conosceva tutte le caratteristiche a perfezione, era rifiutata in quanto la distanza tra la prima fila di sedie e lo schermo non era soddisfacente, etc. Sarà in ogni caso considerato un visionario incomparabile, un barocco, un demiurgo del quale le parabole e le considerazioni filosofiche conducevano irrimediabilmente a quel nulla verso il quale lui tendeva.

Lo ha mai incontrato?
Sì, a Los Angeles alla fine degli anni cinquanta, dove lo avevo intervistato per Orizzonti di Gloria. Lui non era ancora Stanley Kubrick, ma un giovane e appassionato cineasta, l'occhio bruciante di una febbre inedita, affiancato da quello che all'epoca era il suo produttore, James B. Harris. E trattandosi di un film che era allora proibito in Francia, mi fece un discorso che poteva essere considerato da europeo. Mi aveva mostrato delle fotografie di riprese di una bellezza notevole ma di un formato estremamente scomodo! Che lui stesso aveva determinato. La sua ricchezza creativa eccezionale, gli aveva permesso poco a poco di conquistare un'assoluta indipendenza nei confronti degli Studios hollywoodiani, per i quali la sua immagine aveva conquistato un valore enorme.

Ci sono i film di Kubrick, ma c'è anche la sua leggenda.
Sicuramente esiste. Senza dubbio vi sono, nella storia del cinema, dei casi di registi che grazie alla loro genialità o meticolosità hanno conquistato una notevole indipendenza nei confronti dell'industria cinematografica. Per esempio Eric Von Stroheim, maniaco al punto da esigere di controllare il contenuto dei cassetti nel film Femmine Folli. Fritz Lang, estremamente esigente durante il suo periodo "tedesco", tanto da controllare la posizione della telecamera al millimetro. Sternberg non doveva essere molto lontano dalla definizione che di lui davano i suoi collaboratore, "pazzo furioso". Ma il caso del padre del Dottor Stranamore è unico, nella misura in cui il gusto del mistero, del segreto, dell'isolamento e del perfezionismo sono diventati nel corso degli anni elementi costitutivi della sua personalità. Al punto di non poter capire fino a dove si trattava di arte, o dissimulazione dovuta a ragioni di sopravvivenza, oppure protezione della sua opera dalla possibile contaminazione, fino ad un gioco mortale portato avanti allo scopo di vincere la partita. Questo segreto Kubrick, adesso che ha gli occhi chiusi, lo ha portato con sé.

Per quale ragione non è mai venuto al Festival di Cannes, oppure come mai non siete mai riusciti a convincerlo?
Il discorso non è stato quello di lesinare gli sforzi per convincerlo, oppure di fargli accettare delle condizioni estremamente favorevoli. Vi sono principalmente due ragioni: prima di tutto non amava viaggiare. E poi si parla ampiamente del suo gusto per la solitudine, tanto che a volte si fermava davanti alla casa del suo interlocutore e gli parlava al telefono, dall'interno della macchina. Bisogna anche dire che i suoi film erano molto raramente dei grandi film internazionali, che la loro uscita era programmata per la fine dell'anno negli Stati Uniti e per il periodo degli oscar in Europa, cioè a marzo. Per un certo periodo il Festival ha addirittura pensato di cambiare le sue date. Avrei voluto avere Kubrick come presidente di giuria. Ovviamente non sarebbe venuto: abbiamo allora pensato di inviargli i film nella sua sala di proiezione, cosa che avrebbe apprezzato moltissimo. Lui si teneva al corrente del lavoro dei suoi confratelli, avrebbe preso le decisioni con gli altri membri della giuria tramite collegamento satellitare. Ovviamente avevamo programmato quest'evento per il 2001... Adesso che è scomparso e che il nostro progetto non può più essere realizzato, vi lascio il compito di decidere se il nostro sogno avrebbe potuto realizzarsi o se abbiamo solo fantasticato...

E' possibile che il suo film postumo, Eyes Wide Shut, sia presentato al prossimo festival di Cannes?
E' una domanda alla quale non posso rispondere per ragioni che voi capirete. Attribuisco troppa importanza alla questione per parlarne prematuramente, alla leggera e senza ulteriori approfondimenti.

Pourquoi il n'est jamais venu à Cannes, di Jerome Garcin
Le Nouvel Observateur, numero 1818
Traduzione dal francese per ArchivioKubrick di Rufus McCoy

Gilles Jacob
Argomenti correlati
. Intervista ad Alberto Barbera: il direttore del Festival di Venezia del 1999 racconta come si è accaparrato Eyes Wide Shut per l'evento di apertura.
. Le interviste di Stanley Kubrick: una lista di tutte le interviste rilasciate da Kubrick durante la sua vita.
 
Caleidoscopio
Home > Testimonianze > Persone: Gilles Jacob