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Christiane Kubrick
(1932)

La terza moglie di Kubrick, conosciuta sul set di Orizzonti di Gloria, vive attualmente nella casa di famiglia nell'Hertfordshire insieme ai cani e i gatti di Stanley. Pittrice, ha pubblicato un libro-catalogo che raccoglie molti dei suoi dipinti tra cui quelli usati dal marito in Arancia Meccanica e Eyes Wide Shut. Le sue creazioni sono visibili nelle pagine del suo sito internet, dove è anche possibile acquistare il catalogo, vedere le sue incisioni all'acquaforte e avere notizie sulle sua attività, tra cui i suoi corsi di pittura. Dopo la morte del marito ha rotto il silenzio stampa che caratterizzava le abitudini di vita della famiglia e, insieme alle figlie e il fratello Jan Harlan, sta cercando di correggere l'immagine distorta che il pubblico ha ricevuto di Kubrick, come regista dispotico, tiranno, insensibile e alienato dal mondo. A tale scopo ha scritto la prima biografia ufficiale del regista (Stanley Kubrick: a Life in Pictures) e ha collaborato al documentario con lo stesso titolo diretto dal fratello Jan Harlan.

 
Il sito internet di Christiane Kubrick
di Christiane Kubrick

Desidero ringraziare tutti coloro che hanno voluto esprimere a me e alla mia famiglia il loro cordoglio, i loro pensieri e ricordi di Stanley. Intendo utilizzare questo sito per ribadire le cose vere riguardo a Stanley e rettificare le inesattezze, almeno quelle più macroscopiche, sebbene mi sembri giusto dirvi che questa non è una chatline.

Vorrei darvi alcune informazioni sulla mia persona. Mi chiamo Christiane Kubrick. Il mio nome da ragazza era Christiane Susanne Harlan e il mio nome d'arte Susanne Christian. Ho smesso da tempo di recitare, e negli ultimi 40 anni mi sono dedicata alla pittura. Nel 1958 sposai Stanley, e siamo rimasti insieme per 41 anni. Se e quando sentirò di dover dire di più, lo farò.

Desideriamo rendere noto che la pubblicazione del libro di Frederic Raphael Eyes Wide Open non è, e non è mai stata avallata in alcun modo dalla famiglia di Stanley Kubrick, da coloro che gli erano vicini, né dalla Warner Bros.

Mr. Raphael aveva avuto l'incarico di scrivere una sceneggiatura, cosa che fece in collaborazione con Stanley, il quale credeva in lui e (stando alle parole di Mr. Raphael) ne aveva piena fiducia. In violazione di questa fiducia e venendo meno a quello che molti considererebbero un normale dovere di riservatezza professionale, Mr. Raphael ha annunciato la pubblicazione delle sue memorie appena pochi giorni dopo la scomparsa di Stanley. Tramite il suo agente, Mr. Raphael ha dato ad almeno un potenziale editore (e forse a più di uno) la falsa impressione che il suo libro fosse autorizzato e ben accetto alla famiglia e agli amici di Stanley.

La data di pubblicazione del libro è stata chiaramente scelta in modo da trarre vantaggio dalla pubblicità sviluppatasi immediatamente prima dell'uscita del film Eyes Wide Shut.

Noi riteniamo che Mr. Raphael, nonostante professi ammirazione e un certo affetto per il soggetto del suo libro, abbia di fatto denigrato Stanley e causato ingiustamente dolore a quelli che lo conoscevano bene. Mentre Mr. Raphael sapeva e ha confermato nel suo libro che Stanley dava un grande valore alla propria privacy, ha mostrato, pubblicando il suo libro, dichiaratamente nell'interesse dell'arte, che egli in effetti non ha rispetto per tale privacy; Mr. Raphael così afferma nel suo libro: "Eravamo diventati cari amici, anche se non penserei mai di specularci sopra." Può anche darsi che fossero diventati "cari amici", ma lasciamo decidere ad altri se egli abbia di fatto speculato sul suo rapporto con Stanley.

Infine, per quanto riguarda la nostra famiglia, l'analisi della personalità di Stanley riportata da Mr. Raphael non ha alcuna attinenza con l'uomo che noi abbiamo conosciuto e amato.

Ci rendiamo conto che, rendendo questa pubblica dichiarazione, rischiamo di fare ulteriore pubblicità al libro di Mr. Raphael, tuttavia non potevamo permettere che il nostro silenzio fosse interpretato come accettazione delle sue opinioni e affermazioni.

eyeswideshut.com, aggiornato il 9 Agosto 1999
Traduzione in italiano ad opera degli stessi realizzatori del sito
Sito realizzato e gestito da Christiane Kubrick, con la collaboraziane di Nick Frewin

Christiane Kubrick
 
Stanley, carissimo dittatore
di Paolo D'Agostini

La moglie del regista parla della sua vita col genio.

Durante questo incontro la signora Christiane Kubrick è accompagnata da Jan Harlan, strettissimo collaboratore del regista negli ultimi trent'anni e autore del documentario Stanley Kubrick: a Life in Pictures. Interverrà nella conversazione spiegando la quasi totale assenza di Kubrick nel suo documentario con la mancanza di materiale e di interviste (soltanto una registrazione radiofonica anni Cinquanta e un filmino familiare); ricordando che Kubrick era un divoratore di cinema altrui (ultimamente gli interessavano lo spagnolo Carlos Saura e Edgar Reitz, l'autore di Heimat. Di italiani? Amava very much - che domande - Fellini e De Sica) ma che mai e poi mai si sarebbe sbilanciato in giudizi pubblici, "non voleva interpretare i propri film, figuriamoci quelli degli altri"; ricordando anche che nella sua biblioteca sterminata c'era "tutto quello che è stato scritto su: Napoleone, Terzo Reich e Olocausto, fascismo, sul Diciottesimo secolo e sui robot"; negando le chiacchiere secondo le quali Eyes Wide Shut avrebbe preparato il terreno alla separazione Kidman-Cruise ("Stanley è stato come un nonno per loro, ne sarebbe sorpreso e rattristato"); e infine minimizzando le leggende sull'odio che portava ai primissimi film: "era soltanto molto giovane, è la stessa insoddisfazione che proverebbe chiunque di noi". La signora Kubrick è accompagnata anche da una delle sue tre figlie, Anja. Che interverrà un sola volta, con una risata incontenibile. L'idea sarebbe di andare sul personale più che sul cinefilo. L'alone di inaccessibilità che circondava il marito fa temere il peggio, ma la signora sdrammatizza digrignando scherzosamente i denti, che è pur sempre un avvertimento: lei faccia pure le domande personali, bisogna vedere se le rispondo.

Niente di offensivo. Per esempio: come lo conobbe?
Lui stava cercando un'attrice per interpretare una parte nella quale bisognava cantare nel film Orizzonti di Gloria. Aveva chiamato la mia agente la quale a sua volta mi ha chiamato dicendomi che un regista americano avrebbe voluto incontrarmi. La mia agente gli aveva mostrato una cosa che avevo interpretato assieme a un'altra attrice per la televisione, e lui tra le due aveva scelto me. Così ci siamo incontrati, e lui mi ha accolto con una specie di ghigno sulle labbra. Ecco, è cominciato così.

Di lui si dice spesso che era un dittatore. E' vero?
[Comincia a rispondere con aria molto seria, la signora] Penso che nel campo artistico lo fosse. In altri ambiti [prosegue sorniona dopo una pausa infinitesimale ma studiata] ci provava. Ma non ci riusciva.

A proposito di 2001: Odissea nello spazio. Stanley Kubrick lo riteneva il proprio vertice artistico?
Io credo che lui sperasse sempre che il film che stava realizzando in quel momento fosse il suo film migliore. E credo che sia così per tutti gli artisti.

Nello stesso periodo della progettazione e della preparazione di 2001: Odissea nello spazio, tra il '64 e il '68 quando il film uscì, la stessa materia sulla quale Kubrick esercitava la sua immaginazione era oggetto di ricerche reali. L'uomo è sbarcato sulla Luna nel 1969, un anno dopo il film. Non è il solo caso ma è il più clamoroso: con quale sentimento viveva questo suo essere sempre in anticipo?
Bisogna ricordare che in quel periodo erano, eravamo tutti pazzi per lo spazio. La cosa che Stanley viveva con più impazienza era la possibilità di vedere come è fatta la Terra, il suo colore, che quando finalmente si vide apparve non sbiadito e pallido, ma di un colore forte, blu molto acceso. Avevamo letto, lui ed io, e discutevamo moltissimo tra noi i libri di Arthur Clarke. Quando Clarke venne sul set di 2001 fu come l'esplosione di una bomba talmente era carico di informazioni, qualcosa di fantastico.

Il film è stato presentato ieri e forse tornerà ad essere proiettato nei prossimi giorni in Vaticano. Quali motivi di interesse, secondo lei, può avere oggi la Chiesa cattolica verso questo film?
Credo che la Chiesa cattolica debba essere interessata verso i pensieri di agnostici, di coloro che pur avendo un fortissimo desiderio di credere non ci riescono, non riescono a distinguere tra desiderio di credere e fede. Ma vivono una ricerca continua, insistente, costante: credo che la Chiesa debba essere affascinata da questo. Che è poi quello che vediamo in 2001, un film che si distingue per essere un atto reverenziale nei confronti del Creatore, sia pur sconosciuto, ignoto. Un discorso, beninteso, che vale nei confronti della Chiesa cattolica come di qualsiasi altra religione. Questo film è un grande inchino verso qualsiasi tipo di fede.

I progetti non realizzati di Kubrick sono famosi quasi quanto i suoi film. Tra essi A.I. Artifical Intelligence, passato nelle mani di Spielberg. E' vero che ha qualche relazione con la fiaba di Pinocchio?
Vero. Anche se molto alla lontana. In fondo anche qui si tratta di qualcosa che vuole vivere e vivo non è. La maggior parte dei bambini ha letto Pinocchio, Stanley invece non lo conosceva e quando lo ha letto ha detto: "ottima storia".

Altri due progetti non sono mai andati in porto, quello su Napoleone e quello di un film sull'Olocausto (Aryan Papers): il regista rinunciò perché erano già usciti, rispettivamente, Waterloo e Schindler's List. E' vero dunque che lo preoccupasse molto, che addirittura lo ossessionasse il timore di arrivare in ritardo? Eppure il fatto di arrivare dieci anni dopo la fine della guerra non ha impedito a Full Metal Jacket di essere il film definitivo sul Vietnam...
Alla prima domanda rispondo: sì, è vero che Stanley si preoccupava di questo, di essere superato - e battuto - da altri. Alla seconda: comunque lui sperava di avere qualcosa di importante da dire, altrimenti non avrebbe mai fatto Full Metal Jacket.

Com'è trascorrere quarant'anni accanto a un genio?
[La signora esplode in una risata fragorosa cui fa eco sua figlia Anja e all'unisono esclamano] Short question! [Come dire: all'anima della domandina. Ma trova la battuta e l'ironia giuste] Stanley era solito dire che dietro ogni uomo di successo c'è una moglie in adorazione.

La Repubblica, 2 Marzo 2001

Christiane Kubrick
 
Christiane Kubrick a Roma
 

La prima volta di Christiane Kubrick a Roma inizia, come dice lei stessa con un sorriso, "dal top", cioè dal cuore del Vaticano dove ieri, nella Filmoteca, presso il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, è stata proiettata la versione integrale di 2001: Odissea nello Spazio, il capolavoro firmato 33 anni fa dal marito scomparso nel '99. "Da allora - spiega la signora Kubrick -, oltre a fare i conti ogni giorno con una grande tristezza, mi succede spesso di fare cose come queste, che prima mi erano assolutamente estranee. Continuo anche a dipingere e a disegnare, Stanley era un mio fan appassionato, nel suo ultimo film Eyes Wide Shut mi fece l'enorme regalo di far appendere molte delle mie tele nella casa dei due protagonisti."

[...] Christiane Kubrick ha la sensazione che la figura di suo marito sia tuttora molto presente nel mondo del cinema così come negli occhi e nel cuore del pubblico. E questo non solo in Europa: "Non vivo in America, ma, soprattutto attraverso Internet, mi sembra di capire che la memoria di Stanley sia ancora vivissima, soprattutto fra le giovani generazioni che oggi vedono per la prima volta le sue opere in DVD."

[...] Quanto all'abitudine ad autosegregarsi nella propria casa, evitando il più possibile spostamenti e viaggi, la vedova Kubrick spiega: "Stanley riteneva che viaggiare fosse un modo molto lento per conoscere il mondo, pensava che ce ne fossero altri più veloci, come per esempio navigare su Internet. Gli piaceva stare in casa, con la sua famiglia, ma questo non vuol dire che vivesse segregato: solo che, quando si muoveva, preferiva evitare di finire in braccio alla stampa, non andava nei ristoranti alla moda, non si faceva scovare dai fotografi."

La Stampa, 2 Marzo 2001

Christiane Kubrick
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