Stanley Kubrick ha fame di assoluto. Con Shining ha appena ultimato il film horror definitivo, qualcosa che farà sembrare L'Esorcista una sorta di Gianni e Pinotto contro Belzebù. Il risultato è il primo film horror epico, un film che sta agli altri horror come 2001: Odissea nello Spazio stava ai precedenti film di fantascienza. In 2001 Kubrick aveva capito che il punto non era l'affascinante complesso della tecnologia ma la sua interazione con gli esseri umani. In Shining, ha compreso che il punto non sono i meccanismi del soprannaturale, ma i suoi effetti sugli esseri umani. Nonostante sia pieno di brillanti effetti speciali, l'elemento più potente e pauroso di Shining è la faccia di Jack Nicholson che subisce una metamorfosi da padre affezionato a demone omicida.
Kubrick e la sua co-sceneggiatrice, la scrittrice Diane Johnson, hanno spostato l'enfasi del vendutissimo thriller di Stephen King preferendo un equilibrio più sottile e più scioccante tra il reale e il soprannaturale. In 2001 gli astronauti, avventurandosi nello spazio cosmico, si trasformavano in una specie diversa. In Shining Jack Nicholson, avventurandosi nello spazio interno dell'immenso Overlook Hotel in Colorado, si trasforma in una creatura diversa.
Nicholson interpreta la parte di Jack Torrance, un ex insegnante con velleità da scrittore che si fa assumere, insieme alla moglie Wendy (Shelley Duvall) e al figlio di 7 anni Danny (l'esordiente Danny Lloyd), come custode di un lussuosissimo grand hotel nel rigido periodo invernale in cui il luogo di villeggiatura rimane chiuso. Torrance viene a sapere dal responsabile dell'albergo Ullman (Barry Nelson) di un terribile incidente accaduto sul posto diversi anni prima quando il custode di allora, Grady, risentendo probabilmente dell'isolamento e della solitudine, uccise le sue due piccole bambine con un ascia, sparò alla moglie e infine si fece saltare il cervello con un colpo di fucile. Ma un Nicholson sorridente risponde che, per quanto lo riguarda, non c'è alcun bisogno di preoccuparsi.
Male Osceno
Questo è il primo di una lunga serie di sorrisi da parte di Nicholson, colui che sul grande schermo ha il sorriso più eloquente di tutti. Il sorriso è il barometro facciale sul quale leggiamo lo stato della sua anima, sempre più risucchiata in un baratro di demonismo dalle forze oscure che infestano l'immenso hotel. Viene il sospetto che Kubrick abbia scelto Nicholson nel ruolo di Torrance principalmente per la sua faccia senza uguali: il naso affilato, la bocca grande e proteiforme, le sopracciglia arcuate che in un attimo possono passare dall'amichevole allegria a una mefistofelica minaccia. Nessun altro film ci ha mai mostrato un volto più posseduto di questo, mentre le vestigia dell'osceno male che infesta l'hotel si infiltrano nello spirito di Torrance. L'Overlook Hotel diventa un immenso e claustrofobico universo di cui Torrance e la sua famiglia sono gli alieni. L'affetto che c'è in superficie e le bonarie prese in giro da famigliola felice scompaiono presto per rivelare la rabbia e la frustrazione che si celano dietro. Il tizio amichevole e sorridente del Vermont si trasforma in un maniaco rabbioso che insegue la famiglia brandendo un'ascia.
Kubrick costruisce questo crescendo di terrore di 2 ore e venti minuti con una maestria che a sua volta rivela non pochi aspetti demoniaci. Il regista non coglie solo l'orrore, ma anche la sua perversa bellezza, un risultato ancora più significativo. Con lo scenografo Roy Walker ha ricreato l'intero Overlook Hotel in studio. Si tratta di una delle più grandi scenografie nella storia del cinema: una stupefacente catacomba di corridoi, stanze, vestiboli, saloni, cucine gigantesche e sotterranei, attraverso cui la cinepresa di Kubrick, grazie al suo incredibile direttore della fotografia John Alcott, si muove in maniera incessante ed inesorabile, seguendo la famiglia Torrance alla scoperta di quelle forze infernali che sono i veri ospiti dell'hotel.
La stessa cinepresa di Kubrick si muove come fosse un fantasma, sfrecciando dietro il piccolo Danny mentre con il suo triciclo pedala furiosamente lungo gli infiniti corridoi dell'albergo; indietreggiando insieme a Wendy mentre fugge disperatamente dal marito trasformatosi in un pazzo omicida; scivolando accanto a Torrance mentre attraversa barcollante i corridoi, con i gesti scomposti e i borbottii di cui ormai è composto il suo linguaggio mostruoso; percorrendo a velocità vertiginosa le svolte del labirinto antistante l'albergo dove Danny si rifugia per scappare alle intenzioni omicidi del padre. Il panico e il terrore non sono mai stati coreografati con un ritmo così squisito, grazie anche al metodo ormai famoso di Kubrick di utilizzare musica pre-esistente, in questo caso quella di Bela Bartok, Gyorgy Ligeti e soprattutto del modernista polacco Krysztof Penderecki. La colonna sonora piena di gemiti e battiti, al contempo dissonante e seducente, diventa una sinfonia della paura umana a contatto con le energie irrazionali sepolte in profondità nel proprio cuore.
Dono visionario
Questo è un film horror talmente insolito che ne percepiamo l'intelligenza anche mentre ci spaventa a morte. Kubrick però non ha perfettamente bilanciato il collasso interiore dei personaggi con la progressiva comparsa delle creature occulte. (Non abbiate paura, non riveleremo i dettagli.) Il bambino, Danny, ha un amico immaginario di nome Tony che parla con lui e gli procura visioni delle due bambine uccise a colpi d'ascia; inoltre si scopre che Dick Halloran (Scatman Crothers), il capocuoco dell'hotel, possiede lo stesso dono psichico che, come spiega a Danny, sua nonna chiamava "shining." Ma questo elemento soprannaturale non si integra perfettamente con la logica della storia. Il vero orrore del film infatti è espresso dalla frustrazione di Torrance. Nessuna visione sanguinolenta, nessun'amante indemoniata o corpo in putrefazione è tanto spaventoso come il momento in cui Wendy getta un'occhiata al romanzo su cui Jack stava lavorando e scopre che si tratta di risme di carta su cui c'è scritta una sola frase, "Il mattino ha l'oro in bocca," ripetuta in infinite variazioni tipografiche.
Questa scena è più spaventosa, per esempio, di quella in cui grazie a brillanti effetti speciali uno dei bellissimi corridoi art-deco dell'hotel inizia letteralmente a sanguinare dai muri, fino a formare un torrente di sangue. La vista della frase ripetuta senza fine da Torrance gela lo spettatore rivelando un uomo così dolorosamente bloccato nella la propria creatività frustrata che basta questo a spiegare il suo desiderio omicida senza dover ricorrere alla possessione di sinistre e putride creature provenienti da un maligno gorgo temporale. Quando Torrance si scaglia con furia contro il figlio, Shining diventa il rovescio perverso di Kramer contro Kramer in cui il padre e il figlio trovavano l'uno grazie all'altro l'occasione di maturare.
C'è qui una sinistra accuratezza psicologica che colpisce lo spettatore molto di più degli spettri e dei fantasmi dell'Hoverlook Hotel. Anch'essi tuttavia possiedono una bellezza raggelante e grottesca, come quando si materializzano nella sala da ballo dell'hotel, fino a quel momento deserta, quali festose apparizioni uscite direttamente dal "Grande Gatsby." Il Jack Torrance di Nicholson è il classico esempio di recitazione da film horror: la sua metamorfosi malefica ha anche degli aspetti comici, ricordandoci che il diavolo è il più grande pagliaccio di tutti. Il giovane Danny Loyd recita più che altro con i suoi occhi chiaroveggenti e Shelley Duvall crea una figura di banalità coniugale a sua volta paurosa da vedere. Avrete notato che non rivelo lo sviluppo della storia (riuscirà Jack a far fuori amici e parenti?). Ma un dettaglio indica lo humour sinistro di Kubrick, e le sue intuizioni fulminanti. Quando Torrance spacca una porta con l'ascia per raggiungere la moglie urlante, infila la testa dentro la porta e con un ghigno esclama: "Sono il lupo cattivo!" Questa è la reale visione dell'horror di Kubrick.
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Nella ingombra e disordinata sala di montaggio in cui lavora Stanley Kubrick, nei vecchi Elstree Studios vicino Londra, si può vedere appeso al muro un ritaglio di giornale con la foto del Comitato dei Capi di Stato Maggiore, una austera fila di pezzi grossi dalla mascella squadrata. "Ombre del D.S." c'è scritto sopra con uno scarabocchio e in effetti gli ufficiali assomigliano ai Generali Jack D. Ripper e Buck Turgidson, i due personaggi della black comedy di Kubrick del 1964: Il Dr. Stranamore: Ovvero come Imparai a non Preoccuparmi e ad Amare la Bomba. Un altro appunto, scritto a mano dallo stesso Kubrick sulla copertina di un disco, dice: "Brutta esecuzione. Trovare un'altra registrazione." La musica è quella del compositore Gyorgy Ligeti e fa parte della colonna sonora di Shining. Che prenda in giro i generali oppure critichi la musica moderna, Stanley Kubrick agisce con precisione e determinazione. Sa quello che vuole, e lo ottiene. I suoi undici film includono come minimo due capolavori, 2001 e Dr. Stranamore, due opere brillanti e poco rassicuranti come Lolita e Arancia Meccanica, e un solo film che sembra esser stato uno spreco di energie, l'ultimo girato nel 1975, Barry Lyndon. La personalità che emerge da tutti questi lavori è piena di forza e mistero.
Kubrick è famoso per la sua ossessiva attenzione ad ogni dettaglio. Gira una scena ancora e ancora alla ricerca di quella combinazione tra controllo assoluto e sfumatura casuale che rende una scena magica. "Stanley è esigente," ha dichiarato la scorsa settimana a Los Angeles Jack Nicholson, parlando con la giornalista del Newsweek Janet Huck. "Ripete una scena 50 volte e devi essere in grado di farle tutte. Ci sono talmente tanti modi di entrare in una stanza, ordinare una colazione, o essere spaventato a morte. L'approccio di Stanley è: come possiamo farla meglio di come sia mai stata fatta? E' una grande sfida. Un sacco di attori riescono a dargli quello che desidera. E se non ce la fai da solo, te lo tira fuori con la forza - con guanti di velluto ovviamente." Nessuno sul set di Shining ha saggiato quei guanti come Shelley Duvall che forse ha avuto il compito peggiore: rimanere isterica per quasi quattro mesi. Kubrick continuava a dirle, in modo pungente ma senza mai alzare la voce: "Shelley non va bene. Quanto dovremo aspettare perché tu la faccia nel modo giusto?" La Duvall ammette però che "Stanley ti fa fare cose che non avresti mai pensato di ottenere," e Robert Altman, che sta lavorando con lei nel film "Popeye: Braccio di Ferro," dice che è un'artista molto cambiata dopo aver sofferto con Kubrick per quasi un anno.
Cinquanta riprese
Scatman Crothers, un attore navigato nonché cantante e ballerino, non aveva mai sentito parlare di Kubrick fino a che non fu scelto per il film. Kubrick ha ottenuto da lui una performance limpida e piena di dolcezza. "In una scena," ricorda Scatman, "dovevo scendere da un gatto delle nevi e attraversare la strada, senza dialoghi. Quaranta riprese. In un altra Jack Nicholson doveva attraversare la strada, senza dialoghi. Cinquanta riprese. Shelley, Jack e il bambino dovevano attraversare la strada, senza dialoghi. Ottantasette riprese. Mio caro, voleva sempre qualcosa di nuovo e non si fermava finché non l'aveva ottenuto."
Fin da quando era un ragazzino nel Bronx alle prese con il suo primo film, "Fear and Desire," l'impulso di Kubrick è stato quello di padroneggiare ogni elemento del processo filmico. "Stanley è bravo col sonoro," dice Nicholson. "Lo sono molti registi, ma Stanley è bravo a inventare un nuovo cavo elettrico. Stanley è bravo a scegliere il colore del microfono, Stanley è bravo a trattare con il commerciante da cui ha comprato il microfono. Stanley è bravo con la figlia del commerciante che ha bisogno di cure dentarie. Stanley è bravo."
John Alcott, che con Kubrick ha girato quattro film, attribuisce al regista i meriti della sua carriera cinematografica. "Mi ha ispirato," dice Alcott. "Se Stanley fosse un direttore della fotografia sarebbe il più ricercato al mondo. Dopo aver lavorato in un film di Kubrick continuo a usare negli altri film idee che mi ha dato lui." Per dirla con Scatman, "Stanley è come un dio. Vede tutto e sente tutto."
Come succede con molte divinità, non sempre è facile avere a che fare con Kubrick. Sono giunte voci che la relazione tra Nicholson e Kubrick a volte si è trasformata in una battaglia tra giganti. "Io sono un gran brontolone fuori scena," dice Nicholson. "Mi sono lamentato dicendo che lui era il solo regista che illumina i set senza controfigure. Noi attori dovevamo star lì anche solo per essere illuminati. Solo perché sei un perfezionista non vuol dire che sei perfetto."
Logica disarmante
Kubrick dovrebbe essere l'ultimo dio a esigere la perfezione. E' diventato leggendario nel mondo del cinema per l'ossessione che mette nel difendere la sua privacy oltre che nel fare film. Decise di trasferirsi in Inghilterra dopo avervi girato Lolita nel 1961. Ora vive fuori Londra, in una grande casa dalla pianta irregolare, con la moglie Christiane, una pittrice, e le sue tre figlie, senza aver mai più messo piede negli Stati Uniti dal 1968. "Non ne ho avuto il tempo," dice con una logica disarmante. "Sono costantemente impegnato a fare film. E se non usi l'aereo, diventa un viaggio maledettamente scomodo." Kubrick è famoso per la sua paura di volare, una paura ancor più sorprendente dato che in passato aveva perfino la licenza da pilota. "Adoro gli aeroplani, ma preferisco non salirci sopra," afferma. "Ho iniziato a rendermi conto di tutti gli aspetti rischiosi del volo, e questi hanno avuto la meglio sulla mia immaginazione."
L'immaginazione di Kubrick è diversa da quella di qualsiasi altro regista. E' stato accusato di essere freddo e privo di emozione ma la verità è che sembra piuttosto un uomo con una sensibilità molto intensa, che ha compiuto grandi sforzi per controllare le proprie emozioni. "Ero solito giocare a scacchi dodici ore al giorno," racconta. "Ti siedi di fronte alla scacchiera e improvvisamente il tuo cuore inizia a sussultare. Le mani tremano mentre devi prendere un pezzo e spostarlo. Ma quello che gli scacchi ti insegnano è che devi restare seduto, calmo, e pensare se la mossa che vuoi fare è davvero buona o se non ce ne siano di migliori."
La visione dell'umanità che è sottintesa in Arancia Meccanica, 2001, Barry Lyndon e ora in Shining sembra tutto tranne che affettuosa e piena di speranza, ma Kubrick afferma di essere semplicemente "oggettivo." Insiste nel dire che si era interessato a Shining in quanto ingegnoso esempio del genere "storia di fantasmi", ma se viene incalzato ("lei mi sta mettendo alle corde," dice) ammette delle implicazioni ben più profonde nella storia. "C'è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella personalità umana," afferma. "Ha un lato malvagio. Una delle cose che le storie horror possono fare è mostrarci gli archetipi dell'inconscio: possiamo vedere il lato oscuro senza doverci confrontare con esso. Inoltre, le storie di fantasmi si appellano alla nostra insaziabile sete di immortalità. Se hai paura di un fantasma, allora devi credere che tale fantasma possa esistere. E se un fantasma esiste, allora l'oblio potrebbe non essere la fine."
Più di qualunque altro regista, Kubrick sembra costruire nei suoi film una realtà alternativa, qualcosa di più logico e preciso di questo mondo reale, la cui costruzione approssimativa è sempre in pericolo a causa degli sbalzi irragionevoli del cuore. Questo spiega il suo amore per gli aspetti tecnici e formali della regia. "Eisestein la fa con il montaggio," dice. "Max Ophuls la fa con movimenti fluidi. Chaplin fa la regia con niente. Eisenstein sembra essere tutto forma e niente contenuto, Chaplin è tutto contenuto e poca forma. Nessuno avrebbe potuto girare un film in una maniera più pedestre di quanto abbia fatto Chaplin. E nessuno avrebbe potuto porre meno attenzione alla storia di quanto abbia fatto Eisenstein. Alexander Nevsky è, in fin dei conti, una storia piuttosto sciocca. La Corazzata Potemkin è basata su una evidente storia di propaganda. Ma sono entrambi grandi registi."
Errori
Kubrick insiste nel dire che non è cambiato, che è diventato semplicemente consapevole di più cose. "Ho portato a termine con disinvoltura 'Orizzonti di Gloria' senza rendermi conto di molti elementi che solo adesso considero degli errori. Più cose impari su una forma d'arte e più difficile diventa, perché crei per te stesso regole molto più dure." A 51 anni, affascinante, affabile e evidentemente sulla difensiva, Kubrick si può dire un uomo felice? "Sono felice, a volte, quando giro un film," risponde. "Sono sicuramente infelice quando non li faccio."
Forse Scatman Crothers capisce il complicato regista meglio di noi, in una canzone che ha scritto durante le riprese di Shining:
C'è un uomo che vive nella città di Londra,
fa il regista ed è famoso in tutto il mondo.
Sì, lui ha davvero raggiunto la fama,
Stanley Kubrick, così si chiama.
Perché sa fare tutto, lui sa fare tutto,
Stanley sa fare davvero tutto...
E' un uomo dallo sguardo tanto in là
che puoi credere abbia già visto l'aldilà.
I suoi film tutti taglia e cuce
ed è un vero mago con la luce.
Perché sa fare tutto, lui sa fare tutto.
Te lo dico ed è vero, Stanley fa tutto per davvero.
Stanley Kubrick's Horror Show, di Jack Kroll
Newsweek, 26 Maggio 1980
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick di Michele Pavan Deana
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