Surviving to Stanley Kubrick
di Marco Spagnoli
Come ha lavorato con Kubrick? Si dice che lei non riscuotesse tutta la sua
fiducia al punto di non avere mai visto il film completo e di avere
avuto solo VHS delle scene di cui doveva comporre la musica...
La situazione è un po' più complicata di così. Quando
ho iniziato a lavorare con Stanley l'unica scena di cui ero a conoscenza
era quella dell'orgia. Non era ancora stata girata e il lavoro che ho
dovuto svolgere era su come Kubrick me l'aveva spiegata. In seguito
ho lavorato sulle altre parti del film in maniera separata. Ma non era
un atteggiamento disturbante. La famiglia di Kubrick non ha mai visto
interamente il film prima che fosse stato completato e tutti rispettavano
questa decisione del maestro. Eyes Wide Shut era
un affare privato e l'hanno volutamente mantenuto come tale.
Quando Kubrick è morto improvvisamente e la Warner Bros.
ha dichiarato che il film era finito anche se mancava il missaggio e la musica, David
Cronenberg ha commentato che questo era un atteggiamento molto snobistico.
Secondo il regista, infatti, un film non è davvero completo senza
la musica e il missaggio del suono...
E' vero, Cronenberg ha ragione. Un film non è finito fino
a quando non è finito in tutto e per tutto. La musica è
un elemento molto importante.
Lei aveva mai scritto musica per il grande schermo prima di
Eyes Wide Shut?
No, avevo lavorato per la televisione, ma mai per il cinema. Lavorare
con un media visuale non era un'esperienza nuova. Avevo lavorato anche
ad una pellicola sperimentale, ma Eyes Wide Shut era il mio primo
"vero" film. Diciamo che mi ero preparata molto a questo salto
con spettacoli teatrali, di danza e la televisione. Quello che mi ha
subito colpito lavorando per il cinema ed in particolare con Kubrick
è stato di avere tanto spazio a disposizione. La musica è
sempre in primo piano, mentre la televisione utilizza tracce molto brevi.
Con Stanley, invece, avevo tempo e spazio a mia disposizione da usare
a piacimento. Il suo lavoro prevedeva di creare sezioni musicali molto
lunghe. Per me è stata un'esperienza molto interessante anche
se ero terrorizzata. La musica doveva sostituire il dialogo del film
e per me era quasi imbarazzante pensare di dovere fornire delle parole
agli attori quasi come se la mia partitura diventasse una sorta di seconda
sceneggiatura.
Ha chiesto consigli a qualche suo collega?
Il mio amico Adrian Johnston che ha lavorato spesso per i film
di Michael Winterbottom mi ha dato una mano a schiarirmi le idee insieme
ad un altro paio di persone che erano coinvolte nella realizzazione
di Eyes Wide Shut. Alla fine posso dire che ero
molto spaventata.
Come musicista lei è libera di creare la sua musica
senza confini. Ha trovato restrittivo comporre musica per una sceneggiatura tanto definita,
con un regista così pignolo per i dettagli come era Stanley Kubrick?
Inevitabilmente se si lavora per un regista devi metterti al servizio
della sua visione della storia e cerchi di fare le cose che credi giuste.
Non l'ho trovato frustrante, perché in fondo questi confini e
tali limitazioni mi sono piaciute... quando componi la "tua"
musica sei sola e non rispondi a nessun altro. La musica da film, invece,
richiede un certo spirito di collaborazione e poi le limitazioni, alle
volte, ti spingono in una direzione nuova che può rivelarsi addirittura
più giusta di quanto pensassi in principio.
La colonna sonora di Eyes Wide Shut
è composta da brani di musica classica, qualche canzone rock e dalle sue musiche
che sono presenti
nei momenti piĆ¹ difficili - dal punto di vista narrativo - del film.
Che tipo di sfida è stata accettare di fare il lavoro più
"sporco" all'interno di una pellicola del genere?
La prima volta che ho incontrato Stanley Kubrick era molto eccitato
riguardo ai pezzi classici che avrebbe usato in quel film. Stava ascoltando
molti CD e lavorava per capire quali brani selezionare per la versione
finale del film. Ricordo di avere sentito quasi subito il pezzo di Franz
Liszt. Il mio lavoro era quello di rendere il più omogenea e
coerente possibile la mia musica con questi brani. In seguito Stan ha
continuato a sceglierne altri come quello di Gyorgi Ligeti. Musiche
molto particolari che apparivano come marcatamente moderne. Era stimolante
accettare questa sfida. Abbiamo lavorato molto e io ho prodotto molti
brani che - alla fine - non sono stati pubblicati.
Pensa di includerli in qualche suo CD prossimamente?
Uno è già presente nel mio ultimo CD. Per gli altri vedremo.
[si tratta del brano Dionysus, composizione che apre
il CD Untold Things, pubblicato nel 2001, ndr]
Lei aveva già "una carriera" prima di Kubrick.
Oggi è entrata nella storia del cinema come la compositrice dell'ultimo leggendario
film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut. Adesso il suo nome
è legato indissolubilmente a quella pellicola. Le dà fastidio?
Non ancora, forse in futuro, chissà. Sicuramente Eyes
Wide Shut ha reso noto il mio nome anche presso il grande pubblico
e questo per me rappresenta una novità. Certo, non posso lamentarmi
del fatto che così tante persone ascoltino la mia musica.
Cosa cercava Kubrick nella sua musica? Forse, la contaminazione
di stili, culture e generi che lei porta avanti sin dal suo primo album?
Non lo so. E' una domanda molto interessante. Kubrick era un uomo
che amava prendersi dei rischi. Ha scelto me per la musica e una coreografa
poco conosciuta di cui aveva visto uno spettacolo sperimentale in televisione.
Stanley era una persona inusuale e fresca. Un uomo molto aperto. Qualcosa
di raro per registi che ricoprono la sua stessa posizione e che preferiscono
giocare sul sicuro. Non so se a Kubrick interessasse la mia contaminazione
stilistica. Potrebbe essere. Intuitivamente direi, però, che
Stanley era affascinato dal non riuscire a categorizzare la mia musica.
E' difficile definire a che stile appartengano le mie composizioni e
Kubrick giocava dicendo "Dai Jocelyn, suona un po' le tue cose
strane!" ["Do your weird stuff!", in originale]. Stanley
riteneva giusto sviluppare un certo tipo di idee anche riguardo la musica.
Essere chiamata a collaborare con una leggenda come
Kubrick ha cambiato il suo approccio professionale nei confronti del lavoro?
Tutte le esperienze ci cambiano giorno dopo giorno, ma quella con
Kubrick è stata decisamente una cosa enorme. Sono venute fuori
cose molto grandi fuori da questa esperienza che mi ha reso molto più
fiduciosa. Se uno come Kubrick si appassiona a quello che fai, allora
devi esserne molto orgogliosa.
Com'era Kubrick nei suoi confronti?
Molto gentile e carino nei miei confronti e anche nei confronti
del mio lavoro. Era un uomo molto positivo.
Cosa pensa della famiglia del regista?
L'ho conosciuta bene non tanto durante le riprese quanto piuttosto
durante la promozione del film. Il lavoro di Stanley era un affare di
famiglia e queste persone tanto gentili lo amavano tanto. Una famiglia
speciale che si è comportata sempre in maniera molto commovente.
E' una cosa che mi ha molto colpito e impressionato.
E adesso? Qual è il passo avanti nella sua
carriera?
Continuo a volere lavorare per il cinema e non per la televisione.
Ho recentemente realizzato la colonna sonora del nuovo film di una regista
francese che si chiama Anne Fontaine presentato all'edizione 2001 del
Festival di Cannes, Tout le mond il pens.
Ho ricevuto altre proposte dall'America che dovrebbero concretizzarsi quanto prima.
Vedremo... Compongo musica che poi eseguo in pubblico per commentare l'opera visuale
di alcuni artisti come Joaquin Cortes. Mi piace lavorare a mantenere
integro un equilibrio di elementi diversi cui potermi dedicare separatamente.
Inoltre, ho il lusso di potere pensare alla mia musica personale.
Che cosa la spinge alla composizione?
E' molto difficile da dire. Ci sono cose che sento che trovo emozionanti.
Molte cose sono belle e piacevoli e così io preferisco crearmi
degli strani mondi musicali piuttosto che stare solo ad ascoltare le
composizioni altrui. Una scelta molto personale.
Qual è la sua idea di World Music?
La classificazione del mio lavoro è sempre stata molto difficile.
Tutti mi chiedono in quale settore dei negozi di dischi vanno inseriti
i miei lavori. Qualche volta sono stata inserita nella musica folk che
- francamente - non mi sembra una scelta molto appropriata. La Real
World, invece, è riuscita a creare un pubblico vastissimo per
una musica che prima aveva solo pochi fedeli ascoltatori. Spero - in
futuro - che questa musica diventi sempre più vasta raggiungendo
il maggiore numero di ascoltatori possibile.
Ha mai suonato in Italia?
Ben tre volte. Una a Catania quando il mio amico Michael
Nyman curava il festival, un'altra a Venezia e un'altra ancora
a Milano l'anno scorso. Pensavo di potere tornare prima, ma questo non
accadrà prima dei primi mesi del 2002.
New Age, numero 104, Giugno 2001
Per gentile concessione di Marco Spagnoli