Eyes Wide Shut
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Jocelyn Pook
La compositrice inglese racconta come ha scritto le musiche originali per Eyes Wide Shut

Jocelyn PookArtista originalissima, dopo il suo album Deluge, è stata chiamata da Stanley Kubrick per la composizione della colonna sonora di quello che sarebbe stato il suo leggendario, ultimo film. Per Eyes Wide Shut Jocelyn Pook ha riarrangiato due suoi brani precedenti e ne ha composti di inediti. Tra questi, Masked Ball per la sequenza del'orgia, remix di una precedente composizione dal titolo Backwords Priests, e Migrations, per accompagnare le peregrinazioni di Tom Cruise nel castello.

In esclusiva per la rivista New Age, Jocelyn Pook ha raccontato il suo lavoro con Kubrick facendo anche il punto sul rapporto tra World Music e composizione per il grande schermo.

 
Surviving to Stanley Kubrick
di Marco Spagnoli

Come ha lavorato con Kubrick? Si dice che lei non riscuotesse tutta la sua fiducia al punto di non avere mai visto il film completo e di avere avuto solo VHS delle scene di cui doveva comporre la musica...
La situazione è un po' più complicata di così. Quando ho iniziato a lavorare con Stanley l'unica scena di cui ero a conoscenza era quella dell'orgia. Non era ancora stata girata e il lavoro che ho dovuto svolgere era su come Kubrick me l'aveva spiegata. In seguito ho lavorato sulle altre parti del film in maniera separata. Ma non era un atteggiamento disturbante. La famiglia di Kubrick non ha mai visto interamente il film prima che fosse stato completato e tutti rispettavano questa decisione del maestro. Eyes Wide Shut era un affare privato e l'hanno volutamente mantenuto come tale.

Quando Kubrick è morto improvvisamente e la Warner Bros. ha dichiarato che il film era finito anche se mancava il missaggio e la musica, David Cronenberg ha commentato che questo era un atteggiamento molto snobistico. Secondo il regista, infatti, un film non è davvero completo senza la musica e il missaggio del suono...
E' vero, Cronenberg ha ragione. Un film non è finito fino a quando non è finito in tutto e per tutto. La musica è un elemento molto importante.

Lei aveva mai scritto musica per il grande schermo prima di Eyes Wide Shut?
No, avevo lavorato per la televisione, ma mai per il cinema. Lavorare con un media visuale non era un'esperienza nuova. Avevo lavorato anche ad una pellicola sperimentale, ma Eyes Wide Shut era il mio primo "vero" film. Diciamo che mi ero preparata molto a questo salto con spettacoli teatrali, di danza e la televisione. Quello che mi ha subito colpito lavorando per il cinema ed in particolare con Kubrick è stato di avere tanto spazio a disposizione. La musica è sempre in primo piano, mentre la televisione utilizza tracce molto brevi. Con Stanley, invece, avevo tempo e spazio a mia disposizione da usare a piacimento. Il suo lavoro prevedeva di creare sezioni musicali molto lunghe. Per me è stata un'esperienza molto interessante anche se ero terrorizzata. La musica doveva sostituire il dialogo del film e per me era quasi imbarazzante pensare di dovere fornire delle parole agli attori quasi come se la mia partitura diventasse una sorta di seconda sceneggiatura.

Ha chiesto consigli a qualche suo collega?
Il mio amico Adrian Johnston che ha lavorato spesso per i film di Michael Winterbottom mi ha dato una mano a schiarirmi le idee insieme ad un altro paio di persone che erano coinvolte nella realizzazione di Eyes Wide Shut. Alla fine posso dire che ero molto spaventata.

Come musicista lei è libera di creare la sua musica senza confini. Ha trovato restrittivo comporre musica per una sceneggiatura tanto definita, con un regista così pignolo per i dettagli come era Stanley Kubrick?
Inevitabilmente se si lavora per un regista devi metterti al servizio della sua visione della storia e cerchi di fare le cose che credi giuste. Non l'ho trovato frustrante, perché in fondo questi confini e tali limitazioni mi sono piaciute... quando componi la "tua" musica sei sola e non rispondi a nessun altro. La musica da film, invece, richiede un certo spirito di collaborazione e poi le limitazioni, alle volte, ti spingono in una direzione nuova che può rivelarsi addirittura più giusta di quanto pensassi in principio.

La colonna sonora di Eyes Wide Shut è composta da brani di musica classica, qualche canzone rock e dalle sue musiche che sono presenti nei momenti piĆ¹ difficili - dal punto di vista narrativo - del film. Che tipo di sfida è stata accettare di fare il lavoro più "sporco" all'interno di una pellicola del genere?
La prima volta che ho incontrato Stanley Kubrick era molto eccitato riguardo ai pezzi classici che avrebbe usato in quel film. Stava ascoltando molti CD e lavorava per capire quali brani selezionare per la versione finale del film. Ricordo di avere sentito quasi subito il pezzo di Franz Liszt. Il mio lavoro era quello di rendere il più omogenea e coerente possibile la mia musica con questi brani. In seguito Stan ha continuato a sceglierne altri come quello di Gyorgi Ligeti. Musiche molto particolari che apparivano come marcatamente moderne. Era stimolante accettare questa sfida. Abbiamo lavorato molto e io ho prodotto molti brani che - alla fine - non sono stati pubblicati.

Pensa di includerli in qualche suo CD prossimamente?
Uno è già presente nel mio ultimo CD. Per gli altri vedremo. [si tratta del brano Dionysus, composizione che apre il CD Untold Things, pubblicato nel 2001, ndr]

Lei aveva già "una carriera" prima di Kubrick. Oggi è entrata nella storia del cinema come la compositrice dell'ultimo leggendario film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut. Adesso il suo nome è legato indissolubilmente a quella pellicola. Le dà fastidio?
Non ancora, forse in futuro, chissà. Sicuramente Eyes Wide Shut ha reso noto il mio nome anche presso il grande pubblico e questo per me rappresenta una novità. Certo, non posso lamentarmi del fatto che così tante persone ascoltino la mia musica.

Cosa cercava Kubrick nella sua musica? Forse, la contaminazione di stili, culture e generi che lei porta avanti sin dal suo primo album?
Non lo so. E' una domanda molto interessante. Kubrick era un uomo che amava prendersi dei rischi. Ha scelto me per la musica e una coreografa poco conosciuta di cui aveva visto uno spettacolo sperimentale in televisione. Stanley era una persona inusuale e fresca. Un uomo molto aperto. Qualcosa di raro per registi che ricoprono la sua stessa posizione e che preferiscono giocare sul sicuro. Non so se a Kubrick interessasse la mia contaminazione stilistica. Potrebbe essere. Intuitivamente direi, però, che Stanley era affascinato dal non riuscire a categorizzare la mia musica. E' difficile definire a che stile appartengano le mie composizioni e Kubrick giocava dicendo "Dai Jocelyn, suona un po' le tue cose strane!" ["Do your weird stuff!", in originale]. Stanley riteneva giusto sviluppare un certo tipo di idee anche riguardo la musica.

Essere chiamata a collaborare con una leggenda come Kubrick ha cambiato il suo approccio professionale nei confronti del lavoro?
Tutte le esperienze ci cambiano giorno dopo giorno, ma quella con Kubrick è stata decisamente una cosa enorme. Sono venute fuori cose molto grandi fuori da questa esperienza che mi ha reso molto più fiduciosa. Se uno come Kubrick si appassiona a quello che fai, allora devi esserne molto orgogliosa.

Com'era Kubrick nei suoi confronti?
Molto gentile e carino nei miei confronti e anche nei confronti del mio lavoro. Era un uomo molto positivo.

Cosa pensa della famiglia del regista?
L'ho conosciuta bene non tanto durante le riprese quanto piuttosto durante la promozione del film. Il lavoro di Stanley era un affare di famiglia e queste persone tanto gentili lo amavano tanto. Una famiglia speciale che si è comportata sempre in maniera molto commovente. E' una cosa che mi ha molto colpito e impressionato.

E adesso? Qual è il passo avanti nella sua carriera?
Continuo a volere lavorare per il cinema e non per la televisione. Ho recentemente realizzato la colonna sonora del nuovo film di una regista francese che si chiama Anne Fontaine presentato all'edizione 2001 del Festival di Cannes, Tout le mond il pens. Ho ricevuto altre proposte dall'America che dovrebbero concretizzarsi quanto prima. Vedremo... Compongo musica che poi eseguo in pubblico per commentare l'opera visuale di alcuni artisti come Joaquin Cortes. Mi piace lavorare a mantenere integro un equilibrio di elementi diversi cui potermi dedicare separatamente. Inoltre, ho il lusso di potere pensare alla mia musica personale.

Che cosa la spinge alla composizione?
E' molto difficile da dire. Ci sono cose che sento che trovo emozionanti. Molte cose sono belle e piacevoli e così io preferisco crearmi degli strani mondi musicali piuttosto che stare solo ad ascoltare le composizioni altrui. Una scelta molto personale.

Qual è la sua idea di World Music?
La classificazione del mio lavoro è sempre stata molto difficile. Tutti mi chiedono in quale settore dei negozi di dischi vanno inseriti i miei lavori. Qualche volta sono stata inserita nella musica folk che - francamente - non mi sembra una scelta molto appropriata. La Real World, invece, è riuscita a creare un pubblico vastissimo per una musica che prima aveva solo pochi fedeli ascoltatori. Spero - in futuro - che questa musica diventi sempre più vasta raggiungendo il maggiore numero di ascoltatori possibile.

Ha mai suonato in Italia?
Ben tre volte. Una a Catania quando il mio amico Michael Nyman curava il festival, un'altra a Venezia e un'altra ancora a Milano l'anno scorso. Pensavo di potere tornare prima, ma questo non accadrà prima dei primi mesi del 2002.

New Age, numero 104, Giugno 2001
Per gentile concessione di Marco Spagnoli
Jocelyn Pook
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