La Steadicam e lo Shining
di Garrett Brown
Usata costantemente per quasi un anno, questo stabilizzatore già
vincitore di un Academy Award conferisce una grande fluidità alle
riprese dell'horror definitivo di Kubrick.
[Nota dell'editore: Garrett Brown e la Cinema Product Corporation vinsero un
Oscar nel 1978 per l'invenzione e lo sviluppo della Steadicam. Immediatamente
dopo la cerimonia di premiazione, Brown partì alla volta di Londra
per comincuare il lavoro su Shining di Stanley Kubrick.]
Nel 1974 Stanley Kubrick ricevette una copia di un provino girato col prototipo
di quella che poi si chiamerà "Steadicam". Ecco la risposta
che Kubrick inviò via telex a Ed Di Giulio:
VIA WUI +
CINEDEVCO LSA
HAWKFILMS ELST
TO ED DI GIULIO
2# 11 74
Caro Ed, la bobina dimostrativa del misterioso stabilizzatore per cinepresa
portatile era spettacolare e puoi contare su di me come cliente.
Dovrebbe rivoluzionare il modo di girare i film. Se sei veramente
preoccupato di proteggere il modello prima di finire le pratiche
per il brevetto, ti suggerisco di eliminare dal provino i due momenti
in cui l'ombra sul terreno disegna, all'intelligenza dell'occhio
di un esperto interprete di immagini fotografiche, una decisamente
chiara rappresentazione di un uomo che regge un palo con una mano,
con qualcosa sull'altra in fondo al palo che sembra muoversi lentamente.
Ma le mie labbra sono cucite. Ho una curiosità: c'è un'altezza
minima alla quale lo si può usare?
I miei omaggi, Stanley Kubrick.
HAWKFILMS ELST +
CINEDEVCO LSA
Garrett Brown, inventore e progettista della Steadicam, attrezzo vincitore di un Oscar, ritratto con la sua creatura durante le riprese di Shining. La macchina da presa Arriflex 35BL è montata qui con l'attacco al contrario per permettere riprese angolate dal basso. Brown, pur essendo un operatore esperto, è stato messo duramente alla prova giorno dopo giorno dalle minuziose richieste di Kubrick.
Attualmente non si può dire con piena convinzione che la Steadicam
abbia rivoluzionato il modo di girare i film. (Magari lo avesse fatto veramente, sommuovendo
lentamente elementi sotterranei!) Comunque, senza dubbio, ha avuto una
considerevole influenza sul modo in cui Shining è stato
girato. Molte delle scenografie estremamente complicate del film di Kubrick
furono concepite pensando alle possibilità della Steadicam e perciò
non vennero sempre dotate di pareti mobili o di pavimentazioni continue
per il dolly. Un set in particolare, il gigantesco labirinto di siepi,
non lo si sarebbe potuto riprendere come voleva Kubrick in nessuna altra
maniera.
Ho lavorato a Shining presso gli studi della EMI di Borehamwood in
Inghilterra per quasi un anno intero. Ho avuto quotidianamente delle occasioni
per mettere alla prova la Steadicam e la mia capacità di usarla
di fronte alle più scrupolose esigenze possibili, come inquadrare
accuratamente, la capacità di colpire reiteratamente i bersagli
e con precisione. Cominciai il film con anni di pratica Steadicam alle
mie spalle e col presupposto che avrei potuto fare con esso tutto quello
che chiunque avrebbe potuto ragionevolmente domandarmi. Già dal
pomeriggio del primo giorno di lavoro compresi che qui c'era una situazione
del tutto nuova e che la parola "ragionevole" non apparteneva
al lessico di Kubrick.
Il giorno di apertura delle olimpiadi Steadicam consistette di circa trenta
riprese per un complesso travelling nello scenario dell'ingresso, intervallate
da stupidaggini indirizzate all'addetto alla climatizzazione (perché
c'erano 40° alla luce artificiale del giorno prodotti dai 700.000
watt di luce situata all'esterno delle finestre) e lamentele circa la
qualità dell'immagine TV trasmessa.
Benché mi fossi dotato di un rudimentale video trasmettitore, in maniera tale
che Kubrick potesse avere un'idea dell'inquadratura, capii immediatamente
che quando Stanley dice che il reticolo deve stare sulla narice sinistra
del naso di qualcuno, deve essere quella narice e nessun altra. Compresi
in aggiunta che l'imprecisione dell'immagine trasmessa prolungava semplicemente
il dibattito sulla temibile ubicazione del reticolo. In quella prima giornata
se avessi saputo che un anno dopo saremmo ancora a dibattere questioni
di inquadratura, molto tempo dopo che il climatizzatore funzionasse, avrei
preferito diventare un tecnico della climatizzazione o un addetto al catering...
Una "stazione di ancoraggio" appositamente costruita per proteggere la Steadicam tra un ciak e l'altro. Qui la Arri 35BL è montata tradizionalmente con l'attacco sotto.
Gli ambienti
Incontrai Stanley Kubrick per la prima volta a Londra durante
Film '77, quando Ed Di Giulio, presidente di Cinema
Products Corporation, ed io portammo
l'ultimo modello II a Borehamwood per una dimostrazione. In questo periodo
Shining era nel suo stadio iniziale di pre-produzione. Stanley
aveva ingaggiato Roy Walker per progettare gli ambienti e noi fornimmo
loro alcuni elementi di riflessione presentando le varie manovre che allora
erano possibili e, su richiesta di Kubrick, per dimostrare la precisione
con cui si potevano centrare i segni mettendo a fuoco in prossimità
di T 1,4.
Per tutta la durata della seguente estate vi furono sporadiche telefonate
di buonora da parte di Kubrick e vennero fatti dei preliminari accordi
per il mio lavoro, da cominciare presumibilmente nel dicembre 1978. In
realtà, la data di inizio era stata anticipata in piena primavera,
quando appresi di avere vinto il Bert Easey Technical Award della
BSC. Avevo
deciso di volare da Los Angeles a Londra per ricevere personalmente il
premio e mostrare a Stanley alcuni dei nostri più recenti sviluppi.
Cinema Products aveva appena fabbricato il prototipo della nuova Steadicam
"Universal II" con monitor rialzato, ed avevamo anche escogitato
il sistema per sospendere la 35BL 3 dalla piattaforma Steadicam, rendendo
disponibile così tutta una nuova gamma di altezze d'obiettivo,
da circa 50 cm fino all'altezza della cintura. Kubrick sembrava particolarmente
lieto delle possibilità di fare riprese con l'obiettivo basso.
Questa volta venni invitato a fare un giro veloce degli ambienti, inclusi la
monumentale scenografia esterna dell'Overlook Hotel e il vasto e
intricato set della Sala Colorado con i suoi corridoi comunicanti, scale
e stanze su due piani. La mia eccitazione cresceva mentre avanzavamo svoltando
angolo dopo angolo, ogni curva inaspettata offriva nuove possibilità
alla Steadicam. In un primo tempo stabilimmo che avrei affittato a Kubrick
alcune delle più esotiche attrezzature e sarei venuto in Inghilterra
solo per un breve periodo per addestrare un operatore. Tuttavia, proseguendo,
mi convinsi che qui mi si presentava una eccezionale opportunità.
Kubrick non parlava solamente di riprese spettacolari e di scalinate.
Avrebbe usato la Steadicam nella maniera in cui era stato concepito per
essere usato - come un attrezzo che può servire a piazzare
l'obiettivo dove e quando è necessario senza le classiche limitazioni
del dolly e della gru.
Lo spazio della cucina era enorme, con corridoi serpeggianti tra batterie
di fornelli e scaffali di stoccaggio. Gli ambienti dell'appartamento erano
meravigliosamente esigui. La suite 237 era elegante e sinistra. Lo stesso
Overlook Hotel divenne un labirinto; alloggi esageratamente sovradimensionati
per gli attori, e malgrado ciò sostanzialmente claustrofobici.
C'erano ambienti favolosi per la cinepresa mobile; avremmo potuto viaggiare
da uno spazio all'altro inavvertitamente o occultarci nell'ombra con una
presenza minacciosa.
Una sedia a rotelle opportunamente modificata è servita come piattaforma scorrevole per la Steadicam. In questa foto, si muove davanti a Jack Nicholson, rotolando sopra i tappeti senza sobbalzi nell'inquadratura. La sedia a rotelle si è dimostrata utile anche per seguire il piccolo bambino sul triciclo, corridoio dopo corridoio.
Ritengo che volli esserci proprio io perché Kubrick è, diciamo la
verità, l'uomo giusto. E' l'unico regista in attività che
dispone di una assoluta autorità sopra il suo progetto, dal concepimento
fino alla distribuzione del film. Un eccelso tecnologo ma, per di più,
la sua tecnologia è al servizio di una più larga visione
che è unicamente sua. E' un regista nel più puro senso della
parola. Imparai una gran quantità di cose riguardo il fare cinema
semplicemente essendo disponibile allo stupefacente numero di discussioni
che miravano a migliorare un aspetto o l'altro della produzione.
Progressi
Durante l'anno di produzione che ne seguì, la scienza della climatizzazione
venne reinventata e potete stare certi che quasi ogni altra branca del
sapere umano venne per lo meno riesaminata nella misura in cui accennava
di sfuggita alle attività di Borehamwood. Scienza di laboratorio,
illuminazione, obiettivi e logistica del pranzo – tutto venne quotidianamente
esaminato con attenzione. Per esempio, il trasmettitore video incriminato
venne subito rimpiazzato adattando un'unità operativa Ron Collins
a corrente alternata ad una più piccola versione a corrente continua
(che fin da allora è diventato un punto di forza dei miei servizi
Steadicam). Ero determinato a non rimanere impacciato dai cavi, così
la propagazione del segnale divenne il dramma successivo.
Per quanto Stanley conosca una sbalorditiva quantità di cose a proposito
di uno sbalorditivo numero di cose, la sua padronanza dei principi di
antennistica è fragile. Tuttavia in una discussione - con o senza
i fatti - è un formidabile antagonista, pertanto alcuni bizzarri
teoremi vennero realmente testati e un preoccupante numero di questi funzionarono
veramente. Cambiando la posizione di numerose antenne nascoste dietro
le pareti infine fummo capaci di fornire a Stanley un soddisfacente segnale
video a distanza senza fili praticamente in qualsiasi parte del suo set.
Per prenderlo in giro gli indicavamo la foresta di antenne TV puntate
contro lo studio dalla periferia di Borehamwood sottintendendo che il
segnale TV fuoriusciva dal solido scenario e veniva visto ogni pomeriggio
da un branco di donne tipo Monty Python: "Oh, povero signor Brown!
Questa ripresa per me era assolutamente perfetta!" Qualche tempo
dopo, le nostre signore da imitazione divennero ancora più sofisticate:
"Oh, dovrebbe essere il Distagon da 24mm, guarda come vignetta nel
visore!"
Una piantina dell'intricato labirinto che fa da scenario per la resa dei conti finale in Shining.
La nascente scienza della Steadicam durante l'anno progrediva. Con l'esperta
assistenza di Mick Mason e Harold Payne di Elstree Camera Hire, costruimmo
diversi nuovi supporti per adattare la Steadicam a svariati mezzi di trasporto
su ruote. Dopo un giro su uno skateboard riadattato e un viaggio su un
carrello a due ruote costruito su misura, ambedue caddero nel "bidone
dei capricci" per essere dimenticati. Ad ogni modo, la sedia a rotelle
Ron Ford adattata per la cinepresa dimostrò maggiore durevolezza.
Costruimmo il primo prototipo della mensola "Garfiel" per fissare
il braccio Steadicam al supporto Mitchell sulla sedia a rotelle. La mensola
tornò utile per l'Elemack e successivamente montammo la testata
livellante dell'Elemack sulla sedia a rotelle.
Conformemente alla teoria per cui, quando è possibile, ci si dovrebbe muovere
in maniera tale da concentrarsi sull'operare dimenticando la navigazione,
colsi ogni occasione per usare la carrozzella. In parecchie occasioni
fu l'unico modo per portare l'obiettivo fino al livello del pavimento.
Sono convinto che vennero fatti degli utili progressi nel campo della tecnica
operativa. Ebbi modo di perfezionare le mie competenze nella maniera più
semplice possibile. Ripetendo! (col playback!) Stanley fece molte osservazioni
e speculazioni interessanti a proposito dell'interazione tra il corpo
umano e una macchina come questa. Precisamente, quanto può plausibilmente
risultare buona? Quanto si avvicina all'esatta reiterabilità di
una ripresa fatta col dolly? Egli conosce i limiti del dolly meglio di
tanti altri registi e quando fu necessario disporre di un tragitto eccezionalmente
buono, per renderlo più uniforme, fece ricostruire per tre volte
un intero piano stradale di compensato lungo cento metri. Durante una
ripresa impegnativa, Kubrick disse dispiaciuto che probabilmente la Steadicam
avrebbe comunque ottenuto il merito di tutte le carrellate del film!
Shelley Duvall e Danny Lloyd camminano davanti a Stanley Kubrick che segue la Steadicam, studiando il monitor durante le prove sul set per decidere le lenti migliori da usare per le scene nel labirinto. Questa sequenza è una delle tante che non si sarebbero potute fotografare così efficacemente senza la Steadicam.
Anche se avesse ammesso che sarei stato in grado entro i primi tentativi di
realizzare una ripresa stampabile di qualche sufficiente livello, Stanley
raramente reagiva senza deridere ogni cosa all'incirca prima della quattordicesima
ripresa. Non sembrava tranquillo fino a che non si era ben oltre la ventesima
ripresa. Dal momento che il montaggio doveva verificarsi interamente dopo
avere fatto le riprese voleva almeno due, e preferibilmente tre, riprese
perfette di ogni scena. In sostanza ciò fu ottimo per me. Anche
se molte riprese vennero ripetute per differenti motivi, ad ogni ripetizione
potevo assistere ad un graduale miglioramento del mio modo di operare.
Imparavo il percorso come un ballerino memorizza un difficile pezzo di
coreografia e potevo confinare parti sempre maggiori della navigazione
nel mio subconscio per prestare attenzione al ritmo della ripresa. Per
essere onesti, Kubrick più tardi ammise che per scegliere le riprese
doveva interpretarle ogni volta e che molte erano tecnicamente indistinguibili.
(Si venne a sapere che covandoci sopra si lamentava a causa di venti passaggi
identici durante le proiezioni dell'ora di pranzo, "Dannati reticoli,
mi hanno irritato ogni volta!")
Ray Andrew mostra la tecnica delle due mani. Andrew è un operatore Steadicam inglese che è subentrato a Brown quando quest'ultimo dovette lasciare il set per un po' per girare Rocky III.
La tecnica delle due mani
Durante le riprese lavorai su ciò che ora chiamiamo la "tecnica delle
due mani". Scoprii che se una mano afferra saldamente il braccio
Steadicam e viene usata per controllarne la posizione e l'altezza, l'altra
mano può ruotare o inclinare l'impugnatura senza quasi nessun movimento
involontario dell'inquadratura. Laddove prima l'atto di alzare o di abbassare
sembrava sempre peggiorare lievemente la stabilità dell'immagine,
ora si può sostenere la cinepresa a qualsiasi altezza senza influenzare
affatto gli assi di panoramica o d'inclinazione. Questa scoperta è
divenuta la soluzione per tenere la parte iniziale o finale di una ripresa
così ferma che si deve esaminare attentamente il bordo dell'inquadratura
per trovarci ad ogni costo qualche "fluttuazione". Kubrick spesso
fu capace di adoperare la testa o la coda di una ripresa Steadicam come
totale per almeno una parte di una scena di dialogo. Anche se venivo colto
in una posizione scomoda a causa di un inaspettato rapido stop dell'azione,
Kubrick contava le gocce di sudore lanciando un'esperta occhiata alla
contrazione di un muscolo del polpaccio e aspettava fin a quando stimava
che i dischi fossero prossimi a volare come un frisbee prima di dire tranquillamente
"stop".
La 35BL
All'inizio ero piuttosto preoccupato di dovere girare un intero film
con la 35BL sulla Steadicam, senza dire che bisognava farlo per Kubrick.
Non posso giurare che sia stato così difficile come mi aspettavo.
Ad ogni modo la mia maniera di lavorare è abbastanza rilassata
e, con la possibilità di posare la cinepresa e di guardare il replay
a ciascuna ripresa, si può continuare infinitamente oppure fino
a quando arriva il prossimo tè o il panino alla pancetta. Disgraziatamente
nelle vicinanze c'era un nuovo McDonald's, cosicché l'intervallo
serale passava attraverso questa fase, con gran disgusto da parte dell'équipe
inglese (talvolta la BL con un pieno carico di Big Mac a bordo divenne
più pesante).
Un vantaggio della 35BL è la sua massa. E' più pesante della
Arri IIc di circa 5 chili ma permette di avere un'inquadratura notevolmente
più stabile. La BL è anche meno sensibile ai colpi di vento.
Tutto sommato, in generale finii per preferirla all'Arri IIc.
Kubrick controlla ogni aspetto dei suoi film, inclusa la colonna sonora. Shelley Duvall dà un'occhiata mentre Kubrick la elabora.
Spazi chiusi
Sin dall'inizio Kubrick intendeva fare le riprese dentro alcuni degli
spazi più stretti senza attraversare pareti come usava fare d'abitudine.
Dal momento che voleva usare il grandangolo, in particolare il Cooke da
18mm, sfruttò la capacita della Steadicam di spostarsi rapidamente
in basso e in alto per evitare le distorsioni dell'immagine. Quando qualcuno
si avvicinava e passava davanti alla cinepresa mantenevamo le corrette
proporzioni iniziali cambiando l'altezza dell'obiettivo invece di inclinarlo
e rischiare di deformare le linee verticali dell'inquadratura. Durante
le riprese potei disporre di una bolla addizionale ad alcool montata in
longitudinale sulla Steadicam in maniera tale da potere controllare l'asse
di tilt.
La Steadicam può invertire rapidamente la direzione e senza alcuna
visibile perturbazione nell'inquadratura, cosicché si può
scomparire entro il vano di una porta o in una nicchia ed uscire di nuovo
quando l'attore passa davanti alla cinepresa. In più, dal momento
che non vi sono impugnature per testate a manovella d'ostacolo e non c'è
bisogno che l'operatore guardi nel mirino, si può far passare la
cinepresa a pochi centimetri dalle pareti o dagli stipiti delle porte.
Questa combinazione ne fece un formidabile attrezzo per fare le riprese
in spazi stretti. Naturalmente John Alcott venne investito da problemi
di illuminazione derivanti da questo tipo di libertà. Comunque
non lo sentii lagnarsi e spesso cercò di risolvere queste difficoltà
nel suo consueto stile imperturbabile. John in persona si precipitava
sulle bandiere e affrontava alcuni problemi di illuminazione che insorgevano
quando in una stanza ci si deve guardare attorno a 360°. Nell'appartamento
dei Torrance a Boulder, feci una ripresa accompagnando Wendy e la dottoressa
dalla camera da letto all'indietro per il corridoio, arretrando lungo
una curva, alzando la cinepresa e poi abbassandola quando si sedettero
sul sofà, infine tenendola immobile per una mezza pagina di dialogo.
Non c'è nulla in questa ripresa che possa attrarre l'indebita attenzione
dello spettatore, eppure l'obiettivo è proprio dove Stanley lo
ha voluto per tutto il tempo. Questo è esattamente il tipo di ripresa
cui sono maggiormente interessato. Ho una crescente riluttanza a suggerire
ad un regista che sarei capace di saltare dolcemente oltre una finestra
e riprendere fuori. Potrebbe essere il segno che sto invecchiando o forse
significa solo il maturare della mia sensibilità per i movimenti
di camera.
Nel set della cucina una delle migliori riprese della Steadicam nel film richiedeva
di arretrare di fronte a Scatman Crothers (Halloran, il cuoco), Shelley
Duvall (Wendy) e Danny Lloyd mentre i tre imboccano un percorso tortuoso
attraverso file di immense apparecchiature da ristorante, grandi batterie
di fornelli e scaffali di stoviglie. Anche se c'era spazio per fare scorrere
un dolly lungo le sue corsie, la cinepresa avrebbe dovuto stare più
o meno centrata, il che avrebbe comportato panoramiche veramente veloci
quando l'asse della cinepresa girava attorno agli angoli. Nel mio caso
ho scelto la "linea" del minor disturbo, attraversando le curve
come un pilota da corsa, e così il risultato ha una inimmaginabile
tranquillità in ciò che sembra incarnare nel migliore dei
modi le necessità di questa particolare scena. In breve, con la
Steadicam, si può scegliere di ruotare su qualsiasi asse: su quello
distante di fronte all'obiettivo, sul punto nodale dell'obiettivo, sul
piano della pellicola o qualche punto distante dietro la cinepresa. Nel
caso di questa ripresa fui capace di ruotare la cinepresa attorno ad un
punto immaginario a metà strada tra me e gli attori e prevenire
le violente oscillazioni da lato a lato durante la curva.
Negli alloggi invernali di Jack e Wendy dell'Overlook ci furono molte straordinarie
opportunità per la Steadicam nel momento in cui i diversi attori
passavano attraverso il corridoio d'ingresso. Ad esempio mentre seguivamo
Wendy che lasciava l'appartamento, lei avrebbe disceso i tre scalini poco
prima della porta e la cinepresa si sarebbe abbassata lentamente in sincronia
col suo movimento. Poi al suo passaggio attraverso la porta avrei dovuto
alzare la cinepresa per negare il fatto che stavo discendendo gli stessi
scalini, per poi spiaccicare il parafiltri contro la porta proprio mentre
veniva chiusa. In diversi momenti precedetti Jack (Jack Nicholson) o Danny
attraverso la porta e feci la suddetta manovra al contrario. Ovviamente
è importante che la cinepresa non faccia un immotivato tuffo o
salita poco prima o dopo che l'attore salga le scale. Viene meglio se
la cinepresa può sembrare svincolata e non sente il bisogno di
salire le scale essa stessa!
Altre riprese che sono rimaste impresse nella mia mente sono: quella da dietro
le spalle di Jack quando sale le scale sopra l'ingresso per cercare Halloran,
il movimento veramente convincente della soggettiva quando Jack o Danny
entrano nella camera 237.
Danny Lloyd, che per coincidenza pesa quanto una Arriflex 35BL, si fa un giro sulla Steadicam. Pare proprio che si goda questa nuova altalena.
Supporti speciali
Una delle più discusse riprese del film è la strana
sequenza in travelling a seguire Danny mentre pedala ad alta velocità
attraversando corridoio dopo corridoio sul suo triciclo. La colonna sonora
esplode con rumore quando la ruota è sopra il pavimento di legno
ed è subito silenzio quando sale sul tappeto. Dovevamo avere l'obiettivo
appena a pochi centimetri dal pavimento e muoverci rapidamente proprio
di fronte o dietro al triciclo.
Tentai di farlo a piedi e mi accorsi che dopo una ripresa di tre interi minuti
ero troppo sfiatato per riferire anche quale sorta di funerale avrei preferito.
Per di più, a quelle velocità non potevo tenere l'obiettivo
più basso di 50 centimetri circa dal pavimento. Decidemmo di fissare
il braccio Steadicam sul prototipo di sedia a rotelle Ron Ford che Stanley
aveva contribuito a creare anni prima e che ancora aveva a disposizione.
E' un apparecchio assai utile. Può essere opportunamente spinto in
ciascuna direzione con un semplice cambio del settaggio e il sedile può
essere montato alto o basso secondo le esigenze della ripresa. Lo sistemammo
in maniera tale che quel fascio di tubi potesse essere fissato in qualsiasi
parte del telaio, e Dennis (Winkle) Lewis, il nostro molto abile macchinista,
costruì un raccordo per la testata dell'Elemack. Il braccio Steadicam
venne fissato al supporto Mitchell ed io potevo sedermi sul sedile e regolare
facilmente il blocco livellante per eliminare ogni squilibrio nel "galleggiamento"
della Steadicam.
Con la BL di Stanley sospesa dall'alto ora eravamo pronti a far volare la
cinepresa morbidamente sul tappeto o sul pavimento ad alta velocità
e con l'apice dell'obiettivo di poco sotto la misura di un pollice
[2,5 cm ca., NdT]. Il risultato, come si è visto, fu spettacolare.
In aggiunta, l'intera attrezzatura non era così massiccia da risultare
pericolosa nel caso che il piccolo ragazzo avesse imboccato una curva
sbagliata e ci fossimo dovuti fermare improvvisamente. Naturalmente, costruimmo
subito una piattaforma in maniera tale che il tecnico del suono e il nostro
ottimo focus puller, Doug Milsome, sarebbero potuti salire dietro.
Tuttavia l'intero aggeggio divenne assai instabile nelle curve ad alta velocità.
Dennis dovette arruolare staffette di corridori per muoverci attorno al
tracciato. Alla fine vi fu una pericolosa esplosione di un pneumatico
e la sedia precipitò, evitando di poco un serio incidente. Dopo
di ciò passammo a dei pneumatici pieni e trasportammo non più
di due persone.
Stanley rifletté su questo dispositivo e decise che la carrozzella avrebbe
dovuto avere un precisissimo tachimetro, e poiché noi l'avevamo,
così dovevano averlo il dolly Moviola e l'Elemack. Così
avremmo potuto replicare con precisione la velocità di ciascun
travelling, eccetera. (Maggior controllo sopra un universo capriccioso!)
Io avevo timore essere ingombrato da qualche tipo di ruota supplementare
per regolare con precisione la mia velocità, così fui felice
che non se ne fece nulla di questa particolare trovata. (Tuttavia sarei
stato lieto di sapere quante miglia non ho corso grazie alla sedia a rotelle!)
Usammo frequentemente questo supporto durante le settimane successive. In autunno
mi congedai per un mese a causa di una antecedente promessa di fare delle
riprese in Rocky II. Un operatore inglese molto esperto chiamato
Ray Andrew mi sostituì in questa occasione ed alcune altre quando
mi fu richiesto di fare il pendolare avanti e indietro dall'Inghilterra
agli Stati Uniti. Ray fece una ripresa dalla sedia a rotelle in cui l'obiettivo
è ad un pollice dal pavimento, muovendosi lentamente al fianco
della testa di Jack quando viene trascinato da Wendy verso la dispensa.
Usammo anche la sedia a rotelle con la lente a normale altezza per riprendere
alcune ordinarie carrellate lungo i corridoi. La carrozzella tornò
particolarmente utile quando la cinepresa doveva muoversi molto lentamente.
Se dovevamo muoverci obliquamente montavamo il braccio sul dolly Elemack
o sul Moviola.
La tecnica di ripresa nella sedia comprendeva anche quella delle due mani:
una per il braccio della Steadicam e una per l'impugnatura. Si può
facilmente opporre resistenza sul fianco sinistro e sul destro, e in più
muoversi in su e giù per compensare le leggere variazioni di percorso.
Usammo nuovamente questa tecnica per raddrizzare il percorso della cinepresa
e per tagliare le curve al fine di rendere le riprese più gradevoli
da guardare. L'unico lato difficile delle riprese dalla carrozzella è
che le partenze e le fermate tendono ad essere drammatiche. E' un po'
come portare una tazza piena di punch su un risciò mentre rallenta.
Durante le riprese notturne dietro agli studi della EMI, Garrett Brown, con la Steadicam, segue Shelley Duvall e Danny Lloyd che corrono all'impazzata. Brown nel labirinto, dove l'illuminazione per le scene notturne proveniva solo dalle luci a incandescenza montate agli angoli in basso della struttura. La neve era stata realizzata con sale e schiuma Styro polverizzata, alta circa trenta centimetri. Era decisamente difficile correre portandosi dietro una macchina da presa montata sulla Steadicam.
Regolazione di fuoco e diaframma via radio
Portai in Inghilterra il primo prototipo del sensazionale servomeccanismo
di regolazione delle lenti a tre canali radiocomandato di Cinema Products,
e Doug Milsome sembrava divertirsi ad adoperarlo. Aveva un fantastico
occhio e una cognizione dell'ottica più o meno simile a quella
di uno studioso di fisica. Non credo che facemmo una sola ripresa facile
per tutto il tempo che lavorai su Shining. Per tutte le lenti lui
aveva preparato le barre di regolazione del fuoco e del diaframma sul
servomeccanismo di controllo. Nel film, una sorprendente percentuale delle
mie riprese comportava la regolazione del diaframma. Dovevamo usualmente
passare da 1/3 a 1 e 1/2 senza stop per il cambio [della lente]
e il risultato sullo schermo fu inavvertibile. Poiché spesso correvamo
attraverso spazi stretti, Milsome doveva esercitare l'occhio a regolare
esattamente il fuoco da posizioni nientemeno che trasversali all'obiettivo.
Ci saremmo aggrovigliati durante fantastici movimenti coreografici ed
una manovra errata avrebbe scoperto Doug fuori dallo studio di fronte
all'ingresso, ancora intento a manipolare il servomeccanismo!
Kubrick ha una fanatica preoccupazione per la nitidezza del negativo. Resuscitò
l'esperimento Harp 10 per le sue lenti e poi giunse più in là
ad inventare una bizzarra variazione dell'Harp posizionando un diagramma
di messa a fuoco ogni 2 centimetri e mezzo fino a cinque metri dall'obiettivo.
La stabilità della cinepresa venne testata quasi ogni settimana
e i proiettori dei giornalieri (che appartenevano a Kubrick) vennero frequentemente
smontati e rimontati per rimediare all'instabilità dovuta all'usura.
Per di più, girammo con una pellicola del tipo "matte-perf"
e i nostri positivi vennero sviluppati dal solo ed unico stampatore della
Rank che sembrava capace di produrre delle copie stabili!
Il labirinto
Il gigantesco labirinto di siepi deve essere una delle più
affascinanti creazioni della storia del cinema. Ma deve anche essere uno
dei più deleteri set in cui si abbia mai lavorato. E, gente, ogni
ripresa venne fatta con la Steadicam. Nella sua benevola forma "estiva",
il labirinto venne costruito sul vecchio lotto all'aperto della MGM di Borehamwood.
Era stupendo. Le siepi erano fatte con rami di pino fissati a pannelli di
compensato. Era tappezzato da sentieri di ghiaia ed aveva un'area centrale
(costruita però su un lato del set) che era più grande del
resto. Era estremamente difficile orientarvisi o uscire senza consultare
la piantina che era assieme a ciascun ordine del giorno. Molti membri
della troupe si persero in diverse occasioni e non serviva a molto chiamare
a gran voce "Stanley" mentre la sua risata sembrava provenire
da dovunque! Era divertente perdersi portando con sé nient'altro
che un walkie-talkie. Era decisamente più spassoso se vi accadeva
di indossare uno Steadicam.
Stabilimmo, provandolo, che il Kinoptik da 9,8mm pareva il migliore, e che l'altezza
ideale dell'obiettivo era a circa settanta centimetri. Questa combinazione
conferì una straordinaria impressione di velocità e rese
l'idea della giusta altezza delle pareti. La distorsione era trascurabile
quando la cinepresa veniva tenuta a livello lungo la longitudinale. Molte
riprese constavano di fluidi movimenti in fronte o dietro a Wendy e Danny
mentre studiavano il loro percorso all'interno del labirinto. Alcuni dei
migliori movimenti si verificarono quando li seguivamo dritti entro un
vicolo cieco e ne uscivamo di nuovo con un rapido movimento ruotante.
Feci anche alcune riprese da fermo al centro del labirinto poiché
avrebbe significato una perdita di tempo trasportarvi l'attrezzatura per
fare una ripresa convenzionale.
Stanley per la maggior parte del tempo rimase seduto davanti allo schermo video
mentre inviavamo l'immagine via radio dalla mia cinepresa ad un'antenna
situata su una scala a pioli e da lì al registratore. Per la prima
volta il rituale della ripetizione mi parve pesante dal momento che dovevo
percorrere tutta la strada che portava fuori dal labirinto e tornare indietro.
In un primo momento provammo a lasciare aperti alcuni passaggi verso l'esterno.
Ma constatammo che finivamo regolarmente col confonderci e una straordinaria
ripresa si sarebbe ritrovata inavvertitamente a guardare oltre una di
queste aperture. Allora scoprii che il piccolo Danny Lloyd pesava esattamente
come la cinepresa, perciò facemmo un sedile con del tessuto intrecciato
così avrebbe potuto urlare di gioia piombandoci sopra in picchiata
tenuto in sospensione dal braccio dello Steadicam. (Mi è dispiaciuto
non averci pensato prima quando mio figlio pesava quanto una BNC!)
Dopo, il labirinto venne smontato e riedificato sullo stage 1 degli studi della
EMI. L'équipe di Roy Walker cominciò ad innevarlo
con sessanta centimetri di sale dendritico da caseificio e con dello Styrofoam
bianco fu depositato sui rami di pino. Le luci esterne di quarzo vennero
puntate su di esso e vi fu riversata una densa atmosfera di fumo oleoso
per otto ore al giorno. Il labirinto allora divenne un ambiente in cui
si lavorava sgradevolmente. Era caldo, caustico e un posto in cui si respirava
a fatica. Aumentò la velocità delle riprese dal momento
che tutto da allora avveniva praticamente di corsa. Per alleggerire il
peso portammo l'Arri IIc da Joe Dunton Cameras e costruimmo per essa una
particolare gabbia appesa dall'alto.
Era difficile muoversi sulla neve. Regolarmente avevo una luce di riempimento
che picchiettava sulle mie gambe e dovevo muovermi tra il vociare di fronte
delle imprecazioni attutite quando gli intrepidi addetti all'illuminazione
e alla messa a fuoco cadevano reciprocamente sul sale. Penso che le più
difficili riprese dell'intero film, per me, siano stati i primi piani
col 50mm mentre correvo davanti a Jack o Danny ad alta velocità.
Milsome meritò molti elogi per essere rimasto ritto sulle sue gambe
ed averli nel contempo tenuti a fuoco. Per una particolare ripresa dei
piedi del bambino che correvano, che richiese un'altezza dell'obiettivo
di otto centimetri, facemmo un duplicato della mia prima Steadicam: senza
braccio, solo cinepresa, batterie e magazzino collegati e distribuiti
in equilibrio per potere correre con una cinepresa portatile con la lente
esattamente al livello del terreno.
All'inizio indossammo maschere antigas di vari modelli. Tuttavia, scopersi che non
avrei potuto respirare abbastanza aria da potere reggere la fatica di
correre da un estremo all'altro del labirinto. Non misurammo la distanza
in linea retta dall'ingresso al centro ma sono certo che fu una lunga
strada infernale. Fu l'unica volta nel film che chiesi, ogni tanto, di
fermare le riprese fino a che avrei potuto avere abbastanza fiato per
partire nuovamente.
Stanley, frattanto, guardava dall'esterno del set l'immagine video peggiorare,
come una incollerita famiglia Neilson improvvisamente abbandonata a un
assoluto potere sulla programmazione. Più in fretta dovevamo andare
e peggio era. Talvolta desideravo vagamente di lussarmi una caviglia nel
sale. Avevo bisogno di impiegare un enorme sforzo per trascinare la cinepresa
nelle curve e di una certa dose di fortuna per trovare il percorso giusto
mentre sostanzialmente guardavo all'indietro. In aggiunta, eravamo tutti
fortemente consapevoli del pericolo di incendio e di quanto sarebbe stato
difficile uscire dal labirinto se le luci si fossero spente, tra il fumo
vero e lo Styrofoam che bruciava – un vero incubo!
Il filmato comunque era sensazionale e la sequenza nel film è magnifica,
perciò, come si dice, è stato tutto utile. Alcune delle
cose migliori erano a movimento lento. Quando Danny torna indietro camminando
sui propri passi per ingannare Jack io dovevo arretrare in fronte a lui
e per di più sulle sue orme! Per fare questo dovetti indossare
dei trampoli speciali con le scarpe di Danny fissate nel fondo per non
lasciare delle impronte più grandi.
Quando il film uscì, c'erano pochissime salite di scale. Ray Andrew
ne riprese una riuscita estremamente bene in cui Wendy sale le scale all'indietro
vibrando contro Jack una mazza da baseball. Feci una ripresa sulle scale
che di tutti i tempi è la mia preferita. Ci muovevamo di fronte
a Wendy sopra tre rampe di scale, partendo velocemente e rallentando lentamente
prima di camminare proprio di poco in fronte a lei quando si imbatte in
Harry Derwent e il suo strano compagno vestito da cane che gli fa una
cosa inenarrabile! Una stupenda ripresa, malgrado il fatto che la rifacemmo
36 volte – moltiplicato per tre rampe equivale a scalare l'Empire
State Building con la cinepresa... Quando infine la vidi al cinema fui
lieto di avere fatto le scale, se non altro, per nessuna altra ragione
che... "Perché quella scena era là!"
American Cinematographer, Agosto 1980
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick di Roberto Peruzzi