Lo
Steadicam e il suo uso espressivo nel cinema contemporaneo
Roberto
Peruzzi
Rimini, Digital Print, settembre 2003
pagg. 334
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Lo
Steadicam come supporto per cinepresa consente di unire la libertà
della ripresa a spalla con la precisione del carrello e del dolly senza
le limitazioni degli stessi; cioè stabilità, manovrabilità
e libertà di movimento pressoché illimitata. Questa tecnologia
ha comportato un ripensamento complessivo dei sistemi di illuminazione
del set, la considerazione a tutto tondo dello spazio di ripresa, la
possibilità di operare in tempi brevi, di effettuare lunghe riprese
e di economizzare sui costi, nonché di arricchire il linguaggio
espressivo del cinema. Considerata la scarsità di pubblicazioni
in merito abbiamo cercato di fare un rendiconto esaustivo che intenda
proporsi come una piccola enciclopedia sullo Steadicam; una sezione
storica inquadra la sua invenzione entro una più ampio resoconto
sull’evoluzione dei movimenti di macchina mentre una analisi tecnica
ne illustra in dettaglio i componenti e i modelli. Quando l’uso
dello Steadicam viene pianificato oltre la mera funzionalità
tecnico-strumentale e al di là di un’utilità progettuale
ancora pragmatica, allora diviene strumento espressivo asservito alla
narrazione e, nei casi più interessanti, docile alla poetica
di alcuni grandi autori. Tale è soprattutto l’apporto originale
di questo saggio, esaustivo sotto ogni punto di vista e puntuale nel
resoconto bibliografico, come ricco di un cospicuo apparato di nomi
di operatori e film girati con lo Steadicam.
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Roberto
Peruzzi si è laureato in Filmologia presso la facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna. Questo
studio approfondisce e riprende, col medesimo titolo, il lavoro proposto
come tesi di laurea.
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