Intervista a Diane Johnson [estratti]
di Nicolas Saada
Pensa
che Stephen King sia stato sorpreso nel sapere che lei è stata
scelta per l'adattamento di The Shining?
Sono convinta che l'abbia irritato. Ha detestato il nostro trattamento
al punto che ne ha girata una versione sua per la televisione. Questa
cosa ha dovuto ossessionarlo per parecchio tempo.
Quando
Kubrick l'ha contattata, aveva già letto il romanzo?
Per essere sincera, non avevo mai letto libri di Stephen King. Pensavo
fossero il genere di libri che si comprano negli aeroporti. Chiaramente
poi alla richiesta di Kubrick The Shining l'ho letto. Il romanzo
aveva un soggetto sufficientemente forte per poterne tirare fuori un
film: apparizioni, personaggi straordinari. All'inizio ero abbastanza
stupita del fatto che Kubrick si interessasse a questo tipo di storia.
Poi ho capito via via che si interessava al genere in quanto tale. Anch'io,
perché nonostante certe regole, il genere ti permette molte libertà.
Qual era il metodo di lavoro di Kubrick? Come erano organizzate le
vostre giornate di lavoro?
Terry Southern [scrittore e sceneggiatore, ha collaborato con K. a Dr.
Strangelove] mi aveva consigliato di non stabilirmi a casa di Kubrick,
poiché aveva la tendenza a assorbire interamente i suoi collaboratori.
Ho seguito il suo consiglio. Lui abitava fuori Londra. Io avevo preso
la decisione di restare a Londra e di affittare un appartamento. Ogni
mattina Kubrick mandava una macchina a prendermi, abbastanza presto,
verso le 8,30. Era una Mercedes arancione, condotta da un autista di
nome Emilio. Il tragitto durava circa 45 minuti. Ci mettevamo a lavorare
fino a mezzogiorno e mezza, l'una. Poi continuavo sola per conto mio.
E la sera cenavo con lui e la sua famiglia. Dopo cena si guardava un
film insieme, poi Emilio mi riaccompagnava a Londra. All'inizio abbiamo
lavorato in questo modo tutti i giomi. In seguito abbiamo distanziato
le sedute di lavoro vedendoci un giomo su due o su tre.
Discutevate
molto preliminarmente?
Abbiamo subito iniziato a lavorare a uno sviluppo scena per scena.
Poi ognuno scriveva per conto suo. Ci scambiavamo le nostre impressioni
sul racconto, ne venivano fuori molte questioni legate al film horror.
Quale
genere di questioni?
Ci si domandava per esempio come suscitare la paura. Parlavamo anche
di filosofia, di psicanalisi. Queste conversazioni mischiavano Freud,
il romanzo gotico vittoriano, la questione del sublime... Facevamo molte
ricerche in biblioteca. Era molto divertente.
[...]
Le apparizioni spettrali erano nel romanzo?
Sì. Era anche una delle cose più interessanti. Il
libro racconta la storia di questo scrittore che vuole terminare il
suo libro e che accetta il lavoro di guardiano dentro un hotel. Nel
romanzo, a causa del suo carattere estremamente debole, il personaggio
soccombeva all'influenza di questi spettri. Diveniva egli stesso una
creatura dell'hotel, controllato dai fantasmi. Era stata girata una
scena che alla fine è stata scartata al montaggio: Jack Torrance
(Jack Nicholson) trova un album pieno di foto e ritagli di giornale
che raccontano la storia dell'hotel, degli articoli che alludono alle
morti delle due bambine, e a altri accadimenti legati ai fantasmi che
popolano l'hotel.
Mi
sembra che in una scena, l'album si veda posato sul tavolo dove lavora
Jack.
Sì, è quello. Tutto quello che precede questa scena
è stato tagliato. Inizialmente ero in disaccordo con questa scelta,
perché ritenevo importante mostrare come Jack fosse incantato
dai fantasmi dell'hotel. E' un procedimento che troviamo di solito nelle
fiabe: qualcuno è vittima di una sorte avversa, o mangia un frutto
avvelenato... Ma questo allungava il film.
Qual
è stato il suo apporto piu determinante sulla sceneggiatura?
Da un punto di vista puramente teorico direi che senza dubbio ho
portato certi elementi legati alla mia conoscenza del genere gotico.
Ho lavorato anche molto da vicino sul dialogo. Il ruolo di Wendy (Shelley
Duvall) era più consistente nella sceneggiatura. Ma a quanto
sembra ci sono state tensioni sul set tra Kubrick e Shelley Duvall.
E' rimasta terrificata da lui, ha addirittura smesso di parlargli.
Secondo
lei qual era per Kubrick il tema di Shining?
Non me lo ha mai davvero formulato. Ma quando discutevamo del libro,
era chiaro che per lui fosse la storia dell'odio di un padre verso suo
figlio. Era davvero una storia di famiglia. Voleva anche integrare altri
elementi nel racconto. Sappiamo all'inizio del film che l'Overlook Hotel
è stato costruito su un cimitero indiano. Voleva che il film
mostrasse una sorta di vendetta degli spiriti di questi indiani sui
bianchi... Ma questo aspetto del racconto non abbiamo potuto inserirlo.
Kubrick era anche affascinato dalla descrizione psicologica di questo
bambino. Per essere ancora piu precisi, voglio provare a citarvi a memoria
quello che mi ha detto a proposito di Shining: voleva fare un
film dell'orrore che non contasse unicamente sugli elmenti classici
del fantastico e del soprannaturale: le visioni orrorifiche eccetera.
Voleva che l'orrore potesse nascere da una situazione organica - in
questo caso, dalla famiglia.
Shining
non è veramente un film dell'orrore. Si potrebbe dire che il
vero film dell'orrore di Kubrick sia Full Metal Jacket...
Sì, senza alcun dubbio.
Shining
e un film molfo triste, molto deprimente. C'è una sorta di paradossale
compassione. Soprattutto nel trattamento del personaggio di Danny.
Sì, è un personaggio che toccava molto Stanley. Nel
libro Danny attraversa prove terribili. Per il film in compenso, Kubrick
voleva trattare il suo personaggio con il massimo riguardo possibile.
Mi ricordo di lunghe discussioni con Stanley a proposito dei personaggi.
Ci si domandava quale dovesse morire alla fine. Io suggerii che fosse
Danny, per cogliere lo spettatore in contropiede ma Kubrick si è
fermamente opposto.
E'
un film sulla famiglia, sui legami familiari.
Sì. C'è la rabbia di un padre e il terrore di una
madre. E l'incapacità di un bambino a rivolgersi ai suoi genitori.
C'è
una scena dove Jack dice a sua moglie che è pieno di idee; di
cui nessuna realmente buona. Si ha l'impressione che alcune delle visioni
di Jack siano il frutto della sua immaginazione di scrittore. E' molto
ambiguo...
Volevamo creare questa ambiguità. I fantasmi sono permanentemente
presenti. Ma Jack può vederli perché è sempre di
più sotto l'influenza di questo luogo. C'è tra lui e l'Overlook
Hotel una sorta di patto faustiano. Gli si danno delle buone idee per
il suo libro e, in cambio, diventa schiavo di questi spettri... E' una
metafora dell'artista.
Ha
avuto l'occasione di andare a vedere le riprese?
Sì.
Nicholson era incontrollabile, improvvisava totalmente. Kubrick aveva
molta autorità sul set. Ha rispettato la sceneggiatura, ma ha
scelto di sopprimere certe cose come i dialoghi di Shelley Duvall...
Nel
film, le indicazioni temporali sono molto curiose: c'è un salto
di un mese attraverso un cartello, poi si passa al sabato successivo.
E inqiuetante. Come se il film avesse una vita propria.
Sì. Kubrick amava lavorare a partire da grafici riproducenti
la struttura temporale del film. Non voleva una cronologia classica.
Preferiva mettere in risalto momenti cruciali. E' una pratica da romanziere,
la si vede poco al cinema, dove le indicazioni sul tempo obbediscono
spesso a una logica funzionale, come nei documentari.
Ha
visto il primo montaggio di Shining, quello che durava quasi
due ore e venti?
Sì, c'erano molte piu scene con Shelley Duvall. Era meno
evanescente in questa prima versione.
In
quella che conosciamo, il suo personaggio è il solo che cerca
di raggiungere la realtà. Crea un legame con il pubblico.
Leggendo la sceneggiatura, ci si accorge che la relazione tra Jack
e Danny era meno sviluppata rispetto al film terminato. Questa relazione
si è costruita durante le riprese tra gli attori. Si sono verificate
anche altre situazioni durante le riprese: Shelley Duvall è stata
sempre di più marginalizzata. Nella sceneggiatura non passava
tutto questo tempo a lagnarsi e a piangere. Era più vicina a
Danny. Ma, per via della difficile relazione tra lei e Kubrick, il film
si è concentrato su Jack e Danny. La recitazione di Nicholson
era molto potente, mentre quella dl Shelley Duvall restava abbastanza
irritante. Le conseguenze sono quelle che lei ha descritto: Shelley
Duvall diventa un personaggio più esteriore alla storia, nel
quale ci si può identificare. E' tutto il talento dl Kubrick:
la sua capacita a utilizzare questo genere di problemi a nutrimento
del film.
Gli
interni dell'Overlook Hotel sono stati interamente ricostruiti a Londra.
Si è spesso associato lo spazio nei film di Kubrick ai meandri
del cervello, al punto di chiamare i suoi film "film cerebrali"
o "film mentali": cosa ne pensa?
Credo sia abbastanza vero. C'e in Shining una scena in cui
Jack guarda il plastico del labirinto: lo guarda, poi, nel piano successivo,
scopriamo ripreso dall'alto il vero labirinto. Non avevo scritto quella
scena. Scoprendola, ho domandato a Kubrick se fosse stata concepita
per lasciare sottointendere al pubblico che Jack sarebbe senza dubbio
morto in questo labirinto. Kubrick mi ha risposto molto semplicemente:
"No" (ride). Non aveva affatto notato a che punto tutta questa
scena fosse straniante. Amava semplicemente l'espressione sul viso di
Jack. Ma per lui questa scena non aveva significati particolari. Kubrick
non amava particolarmente gli attori. Ma sapeva dirigerli.
Cahiers du Cinema, n.534, Aprile 1999
Traduzione dal francese per ArchivioKubrick