Brian Aldiss è uno scrittore inglese settantenne che ha pubblicato numerosissimi romanzi di fantascienza (editi in Italia nella collana Urania); è stato contattato da Kubrick per il film A.I., che il regista avrebbe dovuto realizzare dopo Barry Lyndon e che è sempre stato rimandato per problemi relativi alla complessità degli effetti speciali.
Alla base dell'incontro fra Aldiss e Kubrick sta il racconto Supertoys Last All Summer Long, scritto nel 1969: lo scrittore inglese raccontava un'umanità alle prese con le macchine intelligenti e descriveva una dolorosa solitudine, endemica in un futuro sovrappopolato, nel quale, secondo le sue stesse parole, gli scienziati avevano alla fine trovato un modo di collegare i circuiti dei computer alla carne sintetica; vi anticipava, tra l'altro, l'utilizzo delle e-mail, la pervasività di Internet e l'uso della retina come impronta digitale, ma soprattutto dava vita ad un adolescente cyborg alla disperata ricerca dell'amore di una madre, che in realtà è solo la moglie del suo inventore.
Steven & Stanley sul naso di Pinocchio
di Andrea Martini Lo scrittore Brian Aldiss racconta come Kubrick si innamorò del suo cyber-burattino. E Spielberg realizzerà il film. "Maledetto Pinocchio, quando Stanley l'ha messo sul tavolo ho capito subito che dal mio soggetto non sarebbe mai nato un film di Kubrick." Il signore che ce l'ha tanto col libro di Collodi è un inglese settantenne, gentile e molto spiritoso, almeno da ammettere candidamente di essere celebre più per una collaborazione fallita con l'autore di 2001 che per i suoi numerosissimi romanzi di fantascienza. [...] Mr.
Aldiss, come incontrò Kubrick e quali erano i termini del vostro
accordo? Come
è possibile allora che Spielberg, che ha comprato i diritti del
soggetto, si appresti a dirigere o almeno produrre A.I.?
Che
cosa del suo racconto ispirava Kubrick al punto da ossessionarlo? Perché
fu tirato in ballo Pinocchio?
Capitava che parlaste di film di fantascienza? La Nazione, 20 Dicembre 1999
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I giocattoli di Brian W. Aldiss
di Massimo Rota Raggiunta la saggezza (è nato nel '26), Brian W. Aldiss può spiegare a cuor leggero cosa non ha funzionato quando Stanley Kubrick voleva portare sullo schermo il suo racconto Supertoys Last All Summer Long col titolo di A.I. (Artificial Intelligence). L'autore della mitica saga del pianeta di di Helliconia si è presentato al Noir con le idee molto chiare sui motivi del fallimento della collaborazione col regista di 2001: Odissea nello Spazio. Ecco cosa ci ha detto. Che
cosa ha visto Kubrick nel suo racconto? Come
vi siete confrontati? Come
ha lavorato? Ma
Kubrick che film voleva fare? Ha
rimpianti? Duel, n.77, Febbraio 2000
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They sing the body electric [estratti]
di Fred Schruers A quel tempo vestiva come Che Guevara, coi capelli che gli uscivano fuori da sotto il berretto, con gli stivali e la tuta mimetica. L'idea di Stanley era che voleva trasformare [il mio racconto] in un grande film, come aveva fatto con la storia The Sentinel di A. C. Clarke per realizzare 2001. [Dopo aver trascorso anni in collaborazione con Kubrick, tra cene e incontri che crearono una sorta di difficile rapporto di amicizia, Aldiss conclude che] non ti aspetti che i geni si comportino come le persone comuni. [Kubrick aggiunse al raccontino di Aldiss diversi elementi, che si dipanavano in un arco di vari decenni, suggestionato dalla storia di Pinocchio e dalle idee sulle calotte polari disciolte. Il regista giunse anche a immettere un tocco di magia lungo il viaggio di ricerca del ragazzo; a tale proposito Aldiss conferma:] Quella che saliva dalle profondità marine era una fata turchina. Premiere, Giugno 2001
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick |
La vedova del regista scomparso: è quello che Stanely voleva [estratti]
di Giovanna Grassi Stanley era una persona segreta, che non amava parlare del suo lavoro, ma, stranamente, era sempre pronto a discutere l'adattamento di Supertoys Last All Summer Long. Gli piaceva la miscela di poesia, futurismo, satira e sentimento. Posso solo dire che ho scritto i racconti senza mai essere consapevole del privilegio che avrei avuto: essere il solo uomo che poteva vendere le sue fiabe a due grandi filmakers. Corriere della Sera, 16 Giugno 2001
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Nel 1997 Aldiss aveva dichiarato alla rivista Wired che, con Kubrick, aveva fatto due tentativi per passare dalla sua storia ad una vera sceneggiatura cinematografica.
L'intelligenza dietro A.I. [estratti]
di Paula Parisi Non so dire verso quante direzioni fossimo andati. La mia preferita era quella in cui David e Teddy vengono esiliati a Tin City, un posto dove i vecchi modelli di robot, come le vecchie auto, stavano finendo i loro giorni. Stanley aveva l'assoluta ambizione di fare un altro grande film di fantascienza, ma alla fine, non approdavamo a niente. Stanley convocò anche Arthur Clarke e gli chiese di realizzare un copione ma non gli piacque neppure quello. Ho l'impressione, avendo lavorato con lui, che Kubrick non ha la brillante sicurezza della gioventù, ma ovviamente, con l'età si acquista un diverso tipo di sicurezza. Stanley ha capito la tecnologia degli androidi e pensa che alla fine essa potrà prendere il potere... ed essere un miglioramento sulla razza umana. The intelligence Behind A.I.
Wired Magazine, Gennaio 1997 Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick |
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