Di seguto sono riportati alcuni estratti da interviste rilasciate da Kubrick dopo l'uscita di 2001: Odissea nello Spazio
Nel 2001, l'amore sarà una parola di otto lettere? [estratti]
di William Kloman Non voglio dire esplicitamente di cosa parla il finale, perché lo vedo più che altro come una dichiarazione di tipo mitologico. Tutti i miti sono psicologicamente simili gli uni agli altri. Quello dell'eroe che va da qualche parte negli inferi, o nell'aldilà, e incontra pericoli ed esperienze terrificanti. Poi riemerge sotto qualche forma divina o qualche forma umana più avanzata. Essenzialmente, il film è un trattato mitologico. Il suo significato va ricercato ad un livello viscerale e psicologico piuttosto che grazie ad una specifica spiegazione letterale. [...] Non ho il minimo dubbio che per raccontare una storia come questa non servano affatto le parole. Ci sono solo 46 minuti di dialogo nel film e 113 di scene senza parole. Ci sono certe aree del pensiero e della realtà - o dell'irrealtà e dei desideri, comunque lei le voglia chiamare - che sono chiaramente inaccessibili alle parole. La musica può accedere a queste aree. La pittura può penetrarle. Forme di espressione non verbali possono farlo. Ma le parole sono una camicia di forza terribile. In 2001 Will Love Be a Seven-Letter Word?, The New York Times, 14 Aprile 1968
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick |
Il regista cinematografico come una superstar [estratti]
di Joseph Gelmis Non ho dovuto cercare a tutti i costi l'ambiguità, era l'ambiguità ad essere inevitabile. Credo che in un film come 2001, dove ogni spettatore pone le sue emozioni e le sue sensazioni in rapporto con la materia narrata, un certo grado di ambiguità sia prezioso, perché gli permette di completare da sé l'esperienza visiva. In ogni caso, quando si ha a che fare con un ambito non verbale, l'ambiguità è inevitabile. Ma si tratta dell'ambiguità di ogni arte, di un bel brano musicale o di un dipinto: non c'é certo bisogno che il compositore o il pittore "spieghino" le loro opere con delle istruzioni scritte. "Spiegarle" non farebbe altro che fornire un superficiale valore "culturale" che non ha alcun significato tranne che per i critici e gli insegnanti che devono guadagnarsi da vivere. Le reazioni all'arte sono sempre diverse perchè sono sempre profondamente personali. [...] Il romanzo è un'esperienza di tipo completamente diverso. Ci sono molte differenze fra il libro e il film. Il romanzo, ad esempio, cerca di spiegare alcune cose molto più esplicitamente dei film, il che è inevitabile con un mezzo verbale come il libro. Il romanzo è venuto fuori dopo che, proprio all'inizio, avevamo scritto un'esposizione del soggetto dei film di 130 pagine. Questa versione è stata poi modificata nella fase di sceneggiatura e la stessa sceneggiatura è stata a sua volta cambiata durante la realizzazione dei film. Ma Arthur ha preso tutto il materiale originario più una copia dei primi provini giornalieri e ha scritto il romanzo. [...] Credo che le divergenze fra le due opere siano interessanti: anzi, per Clarke è stata una situazione inedita quella di scrivere un'opera basata su frammenti e visioni parziali di un film che non aveva ancora visto nella sua completezza. The Film Director As Superstar, Kubrick, Biennale di Venezia / Mondadori, 1997
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