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A Life in Pictures
Il documentario sulla vita di Stanley Kubrick diretto da Jan Harlan
 
A Life in Pictures
 

alifeinpicturesQuale miglior modo di parlare di Stanley Kubrick se non usando le immagini? Kubrick era, idiscutibilmente, uno dei più significativi registi del XX secolo; tuttavia, il fatto che egli ha iniziato la sua carriera come fotografo è spesso dimenticato in favore della sua successiva fama come regista. Dal 1946 al 1950 egli fu un uomo che catturava immagini - il più giovane fotografo che la rivista newyorkese Look avesse mai assunto con un contratto permanente. Anche prima di questo, Kubrick aveva sviluppato un occhio per la composizione fotografica che può essere riconosciuto, senza paura di sbagliare, nelle composizioni delle scene di uno qualunque dei suoi film. Nonostante questo, non ci sono molte foto che ritraggono Kubrick e sono sempre i soliti scatti che vengono pubblicati ancora e ancora una volta. Infatti, Stanley Kubrick era un perfetto "illustre sconosciuto"; quello che sappiamo sull'uomo Stanley Kubrick è inversamente proporzionale al grado che la sua fama e quella dei suoi film hanno raggiunto.

Certamente egli era un uomo che teneva molto alla sua vita privata, eppure non era un eremita. Il film di Harlan non solo consente di dare un'occhiata al modo in cui Kubrick lavorava, ma anche a come era Kubrick al di fuori della sua carriera professionale. Christiane Kubrick, con cui Kubrick ha diviso la sua vita dal 1958, ha messo a disposizione del regista rare fotografie di Kubrick come anche filmati della loro vita matrimoniale, mai visti fino ad ora. Oltre alla moglie di Kubrick, raccontano le loro memorie su Stanley Kubrick gli amici, i suoi ex attori, i collaboratori e illustri suoi colleghi, parlando tanto del regista perfezionista quale era quanto del suo lato umano.

Booklet distribuito all'anteprima europea del documentario
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick

Jan Harlan

Il documentario è stato realizzato con il totale appoggio della famiglia che ha fornito materiali inediti e interviste. Jan Harlan, regista del documentario, cognato di Kubrick e produttore esecutivo dei suoi film dagli anni '70, ha commentato il suo lavoro alla conferenza stampa a Berlino, esplicitando gli intenti e le motivazioni che lo hanno guidato nella realizzazione.

 
Non abbiamo tradito Stanley Kubrick
di Jan Harlan

fotogramma

Una foto di Stanley Kubrick mostrata nel documentario.

Il nostro obiettivo era quello di non tradire Stanley Kubrick, ma di esaltare la sua opera e la sua persona. Per esempio, non ci saremmo mai permessi di mostrare delle scene inedite dei suoi film tagliate al montaggio. Invece abbiamo scelto di far conoscere un Kubrick mai visto, attraverso delle immagini private che sono state approvate dalla famiglia.

Perché ho realizzato questo documentario? Ho lavorato con Kubrick per trent'anni e alla sua morte sono rimasto sconvolto. Così, quando i dirigenti della Warner mi hanno chiesto di lavorare a questo progetto, ho subito accettato con entusiasmo.

Le fotografie che abbiamo inserito nel documentario sono quasi tutte inedite. Abbiamo pensato infatti di non far vedere quelle che sono già state pubblicate dai giornali e nei libri dedicati a Stanley. L'unica discriminante è stata quella di far vedere immagini di alta qualità. In realtà Kubrick non era entusiasta di farsi fotografare. Invece abbiamo potuto inserire poche interviste, perché la maggior parte del materiale audio era di bassa qualità o di scarso interesse. Comunque, inseriremo altri brani nei DVD che usciranno tra qualche mese.

Abbiamo inserito nel film pochissime immagini di Fear and Desire e Il Bacio dell'Assassino, i suoi due primi lungometraggi. Kubrick disprezzava Fear and Desire e avrebbe preferito che fosse distrutto. Io ho rispettato la sua volontà inserendo soltanto un piccolo accenno.

Molta gente vorrebbe che la famiglia mostrasse tutto il materiale inedito riguardante il lavoro di Stanley e la sua vita privata. Noi invece preferiamo rispettare la sua volontà e non mostrare nulla che non avrebbe avuto la sua approvazione. E' quello che abbiamo cercato di fare con questo documentario.

Abbiamo deciso di girare questo progetto in Digi-Beta perché non ci potevamo permettere di lavorare in maniera tradizionale. Per intervistare tutte le persone coinvolte, abbiamo dovuto girare per tutto il mondo. Sarebbe quindi stata necessaria una troupe di vari elementi. Invece in questo modo abbiamo potuto limitare i costi.

In realtà, non era la stampa mondiale in generale a dare fastidio a Kubrick. Era quella inglese a trattarlo malissimo. Le ragioni di questo accanimento? Forse perché Stanley non compariva mai in televisione, non parlava mai alla radio e, con l'eccezione di tre o quattro interviste a riviste importanti, non rilasciava dichiarazioni alla stampa. Durante la lunga lavorazione di Eyes Wide Shut i giornalisti si scatenarono. Proprio in quel periodo, Stanley disse a sua moglie che avrebbe iniziato a parlare con i mezzi di informazione, proprio per correggere tutte le inesattezze che si dicevano sul suo conto.

Kubrick avrebbe dovuto fare un film ambientato a Varsavia durante la seconda guerra mondiale. Al centro della vicenda, ci sarebbe stata una famiglia ebraica. Ma la preparazione del film è stata (come al solito per Kubrick) molto lunga. A un certo punto, abbiamo scoperto che Steven Spielberg stava preparando Schindler's List. Sarebbe stato difficile uscire con il nostro film dopo Spielberg. Abbiamo avuto lo stesso problema con Full Metal Jacket. Il film uscì poco dopo Platoon, un'altra pellicola che trattava della guerra del Vietnam. E anche se il successo di pubblico fu lusinghiero, si capì che molti spettatori non se la sentivano di vedere due opere che trattavano lo stesso argomento, peraltro così difficile.

Caltanet Cinema, 17 Febbraio 2001

Jan Harlan
 
Una grossa possibilità
di Christiane Kubrick

Il documentario è una grossa possibilità per noi di mostrare lo Stanley che conoscevamo. Come famiglia, ci sembrava spesso molto difficile riconoscerlo dalle descrizioni di lui che leggevamo sulla stampa. Esse erano semplicemente esagerate. Non era un recluso o un orco. Era solo poco interessato a parlare di sé o delle sue opere con i media. Stanley ha sempre pensato che i suoi film potessero parlare per loro stessi. Verso la fine della sua vita desiderava spesso di aver parlato di più riguardo se stesso e i suoi film. Quello che stiamo cercando di fare è dipingere un ritratto bilanciato di come era.

The Sunday Telegraph, 8 Febbraio 2000
Traduzione dall'inglese per ArchivioKubrick

Christiane Kubrick
 
Stanley sarebbe fiero di questo film [estratti]
di Anya Kubrick

Anya, la figlia di Stanley Kubrick [...] domani all'Auditorium di Milano presenterà il documentario A Life in Pictures e un concerto dedicato al regista di 2001. [...]

E del famoso padre da un ritratto inedito, ben lontano dalle leggende che lo volevano misogino, solitario, misantropo, un vero recluso: "Era una perfetta madre ebrea: molto affettuoso, abbastanza autoritario e sempre protettivo, capace di incoraggiarci in ogni nostra passione e venire regolarmente ad assistere ai miei concerti nonostante i mille impegni. Solo che non ha mai amato molto fare interviste, così quando è morto si è scatenata la mitologia, c'è stato spazio per l'invenzione: e la sua immagine, la sua personalità è stata presentata in maniera distorta. Anche per questo abbiamo deciso di fare il documentario con la regia di Jan Harlan, cognato e suo produttore esecutivo da 30 anni: 150 minuti per raccontare chi era Kubrick attraverso 13 film visti come tappe della sua vita. Un'occasione anche per spazzare via vecchie falsità, perché a parlare di lui fosse chi lo aveva veramente conosciuto, amato, chi aveva lottato per lui e gli aveva vissuto accanto."

"Riconosco mio padre in tutto quello che attori e registi hanno detto di lui in questo filmato. Sento Stanley anche in tutti i suoi film, mentre parla attraverso la voce dei protagonisti, perché tutte le sue opere lo rappresentano e allo stesso tempo ciascuna esprime una sua particolare visione del mondo: dalla profonda umiltà nei confronti della forza creatrice trasmessa in 2001: Odissea nello Spazio, all'entusiasmo che ha messo nel dipingere il microscosmo delle relazioni umane in Eyes Wide Shut, stilizzato nella forma ma reale nella sostanza e diverso per ogni spettatore."

Repubblica.it, 16 Marzo 2001

Anya Kubrick

Nel sito ufficale dei film di Kubrick, gestito dalla della Warner Bros., sono state messe online quattro preview del documentario.

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Tom Cruise
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Jack Nicholson
1,60 MB wmv

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Martin Scorsese
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Steven Spielberg
1,45 MB wmv

Stanley Kubrick: a Life in Pictures, dopo la chiusura del Festival di Berlino e l'anteprima italiana a Melzo, successivamente alla proiezione della copia restaurata di 2001: Odissea nello Spazio a cui ha partecipato anche lo stesso Harlan, è stato presentato anche in America, a Los Angeles, al Directors Guild Theatre. All'evento hanno partecipato Tom Cruise (narratore del documentario), la famiglia Kubrick e molti attori e collaboratori del passato.

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Tom Cruise e Christiane Kubrick

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Jan Harlan (produttore di Kubrick e regista del documentario), Tom Cruise e Anya Kubrick (primogenita del regista)

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R. Lee Hermey (attore in Full Metal Jacket) e Tom Cruise

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Tom Cruise e Sydney Pollack (regista e attore per Eyes Wide Shut)

Estratti video e Press Kit disponibili sul sito KubrickFilms.com

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