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Un buon compitino
Una recensione di Jean-Luc Godard dei Cahiers du Cinéma, 1958

Probabilmente irritato dalla grancassa mediatica che in Francia accompagnava l'uscita (tardiva) di The Killing, Jean-Luc Godard sembra divertirsi a fare a pezzi il film e con esso l'aura di enfant prodige che iniziava a formarsi attorno a Kubrick. Nessuna pietà per le pretenziose citazioni, ma Godard salva (forse per motivi ideologici) la povertà di mezzi e l'inventiva che ad essa supplisce. Mostrando il proprio gradimento per la "decronologia" dell'azione filmica, il futuro regista rivoluzionario della nouvelle vague rivela già il suo progetto di rottura degli schemi classici che metterà in pratica di lì a poco girando a sua volta un noir, Fino all'Ultimo Respiro.

 

 
Un bon devoir
di Jean-Luc Godard
Cahiers du Cinema
 

C'est le film d'un bon élève, sans plus. Admirateur a la fois de Max Ophüls, de Aldrich, de John Huston, Stanley Kubrick est loin encore d'être le fort en thème que nous claironne la publicité tapageuse faite autour de ce petit film de gangsters en face du quel même Asphalt Jungle est un chef-d'œuvre. A plus forte raison En Quatrième Vitesse. Et je ne citerai pas Ophüls, qui n'a rien à voir dans l'affaire, si Stanley Kubrick ne se réclamait de son influence par des agaçant mouvements d'appareil, tels que les aimait le metteur en scène du Plaisir. Mais ce qui chez Ophüls correspondait à une certaine vision du monde, chez Kubrick n'est qu'esbroufe gratuite.

L'entreprise, pourtant, ne laisse pas d'être sympathique. Production indépendante, The Killing a été tourné vite et avec peu de moyens. Si le scénario n'est pas particulièrement original (l'attaque du pari mutuel de Los Angeles) et l'épisode final guère plus (les billets de banque s'envolent au vent par la suite d'un malheureux hasard bien mal filmé, tout comme dans Le Trésor de la Sierra Madre), il faut en revanche louer l'ingéniosité de l'adaptation qui, adoptant systématiquement la "déchronologie" des actions, sait nous intéresser à une intrigue qui par ailleurs ne sort pas des sentiers battus. Une fois que l'on aura dit du bien de la photographie style "actualité", et de Sterling Hayden, il n'y aura plus qu'à attendre sans trop d'impatience le prochain long-métrage de Stanley Kubrick, Paths of Glory, dont la presse américaine dit le plus grand bien.

 

E' il film di un buon allievo, niente di più. Ammiratore allo stesso tempo di Max Ophüls, di Aldrich, di John Huston, Stanley Kubrick è ancora lontano dall'essere il primo della classe che ci strombazza la chiassosa pubblicità fatta intorno a questo piccolo film di gangsters, di fronte al quale perfino Giungla d'Asfalto è un capolavoro. A maggior ragione Un Bacio e Una Pistola. E non citerei Ophüls, che non ha nulla a che vedere in tutto questo, se Stanley Kubrick non invocasse la sua influenza per certi irritanti movimenti di macchina, tali e quali piacevano al regista di Il Piacere. Ma ciò che in Ophüls corrispondeva a una certa visione del mondo, in Kubrick non è che gratuita sbruffonata.

L'impresa, ciò nonostante, non difetta di simpatia. Produzione indipendente, The Killing è stato girato in fretta e con pochi mezzi. Se il soggetto non è particolarmente originale (la rapina a un totalizzatore di Los Angeles) e l'episodio finale ancora di più (le banconote che si disperdono nel vento in seguito a uno sfortunato accidente, molto mal filmato, proprio come in Il Tesoro della Sierra Madre), occorre in compenso lodare l'ingegnosità dell'adattamento che, adottando sistematicamente la "decronologia" dell'azione è capace di interessarci a una trama che, per il resto, non esce da sentieri già battuti. Una volta che si è detto bene della fotografia in stile "cinegiornale", e di Sterling Hayden, non rimane che attendere senza troppa impazienza il prossimo lungometraggio di Stanley Kubrick, Paths of Glory, di cui la stampa americana dice un gran bene.

Cahiers du Cinéma, n.80, 02/1958
Traduzione dal francese di Piero Fiorili per ArchivioKubrick
 
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