I'M NOT GONNA HURT YOU, I'M JUST GONNA BASH YOUR BRAINS IN!
Perturbare il pubblico
Il primo perturbante
In Shining Kubrick costruisce una serie di situazioni perturbanti per i personaggi della storia: a causa delle visioni orrorifiche e delle situazioni descritte nel capitolo precedente, i personaggi buoni vivono un costante senso di spaesamento perché ciò che dovrebbe essere familiare, innocuo e conosciuto si rivela infido, malvagio e imprevedibile.
Attraverso i consueti processi di immedesimazione nei personaggi che i film operano, ad esempio mediante l'uso di inquadrature soggettive che fanno vedere gli spettatori con gli stessi occhi dei personaggi (dotano lo spettatore delle stesse capacità visive e epistemologiche di un attante), il sentimento perturbante dei personaggi si trasferisce sul pubblico. Lo spettatore che segue la storia della famiglia Torrance vive per immedesimazione la stessa ansia, lo stesso terrore e la stessa inquietudine di Danny e Wendy.
Rispetto ai classici film horror, l'originalità di Shining risiede in questo caso nell'eccessiva ostentazione di tutti i motivi perturbanti illustrati nel saggio del 1919, come se Kubrick avesse seguito alla lettera la teoria freudiana, inscrivendola parola per parola nel film.
Il secondo perturbante
Accanto a questo utilizzo di contenuto del saggio freudiano, Kubrick sfrutta le idee del trattato anche formalmente, per dare a Shining uno stile particolare e unico. Abbiamo visto come il ribaltamento di uno dei più classici stilemi dei film horror sia una scelta cosciente perseguita da Kubrick in Shining, un film che pur iscrivendosi di diritto nel genere horror presentando tutto l'immaginario del terrore fin quasi a diventare una summa del genere stesso, contraddice la forma di tutti i film horror, scegliendo una via atipica per rappresentare stilisticamente il male e l'antagonista.
Questa inversione del piano dell'espressione permette a Kubrick di perturbare lo spettatore, oltre che mediante l'immedesimazione con i personaggi, direttamente in prima persona, attraverso la semplice azione dello stare a guardare quello che succede sullo schermo, quindi in modo più diretto e reale.
Il doppio perturbante
Lo spettatore si trova a subire un doppio terrore: quello classico comune a tutti i film horror e quello inedito, specifico di Shining, derivato dalle specifiche scelte di regia di Kubrick. Il regista disattende continuamente le aspettative dello spettatore accumulate in anni di fruizione di altri film o racconti horror: lo spettatore di Shining vive una costante situazione di incertezza perché non può fare affidamento sulla sua competenza del genere horror per prevedere le scene in cui il rischio di spavento è maggiore. Ciò che è considerato tranquillizzante e sicuro, come i luoghi illuminati o la figura paterna, diventa improvvisamente minaccioso e portatore di male.
Entrambe le tipologie di perturbante che Shining provoca sono ispirate dal saggio freudiano, preso a modello da Kubrick tanto a livello di contenuto che di forma. Facendo un parallelo con il perturbante che appartiene al mondo della finzione letteraria, descritto da Freud nel saggio, potremmo dire che in questo film il regista sfrutta entrambi i meccanismi della produzione del perturbante.
In primo luogo egli tiene nascoste "le premesse che ha scelto per il mondo in cui si svolge la vicenda" evitando "fino alla fine ogni chiarimento decisivo in proposito": nell'intervista citata in precedenza Kubrick afferma che uno dei punti di forza della storia inventata da Stephen King risiedeva nella costruzione di una falsa pista psicologica che ingannava lo spettatore perché suggeriva che le presenze minacciose dell'hotel fossero frutto dell'immaginazione di Danny o della pazzia di Jack, salvo svelare solo alla fine che erano veri fantasmi del passato, quando anche Wendy, personaggio interamente razionale fino quel momento, diventa preda delle loro visioni.
Inoltre, secondo metodo per produrre inquietudine nell'arte, Kubrick "accresce e moltiplica il perturbante ben oltre il limite consentito nell'esistenza reale, facendo succedere eventi che nella realtà non sperimenteremmo o sperimenteremmo solo di rado": pensiamo alla cascata di sangue, alle continue apparizioni dei fantasmi, alla musica che verso la fine del film sembra far sobbalzare i protagonisti quasi provenisse dall'albergo stesso invece che essere la semplice colonna sonora udibile solo dagli spettatori, ecc. Anche in questo caso esiste una esplicita dichiarazione di Kubrick che è quasi una parafrasi di Il Perturbante e che può essere portata come prova dell'intenzionalità del regista di seguire la lezione di Freud; in un'intervista rilasciata a Vincent Molina Foix, Kubrick dichiara: "Credo che l'unica legge valida per questo genere sia che non si debba cercare di spiegare o trovare spiegazioni chiare per quello che succede, e che l'obiettivo fondamentale sia di produrre nel pubblico una sensazione di mistero. La sensazione di mistero è l'unica che si vive con maggior intensità nell'arte che nella vita."
In Shining Kubrick costruisce una serie di situazioni perturbanti per i personaggi della storia: a causa delle visioni orrorifiche e delle situazioni descritte nel capitolo precedente, i personaggi buoni vivono un costante senso di spaesamento perché ciò che dovrebbe essere familiare, innocuo e conosciuto si rivela infido, malvagio e imprevedibile.
Attraverso i consueti processi di immedesimazione nei personaggi che i film operano, ad esempio mediante l'uso di inquadrature soggettive che fanno vedere gli spettatori con gli stessi occhi dei personaggi (dotano lo spettatore delle stesse capacità visive e epistemologiche di un attante), il sentimento perturbante dei personaggi si trasferisce sul pubblico. Lo spettatore che segue la storia della famiglia Torrance vive per immedesimazione la stessa ansia, lo stesso terrore e la stessa inquietudine di Danny e Wendy.
Rispetto ai classici film horror, l'originalità di Shining risiede in questo caso nell'eccessiva ostentazione di tutti i motivi perturbanti illustrati nel saggio del 1919, come se Kubrick avesse seguito alla lettera la teoria freudiana, inscrivendola parola per parola nel film.
Il secondo perturbante
Accanto a questo utilizzo di contenuto del saggio freudiano, Kubrick sfrutta le idee del trattato anche formalmente, per dare a Shining uno stile particolare e unico. Abbiamo visto come il ribaltamento di uno dei più classici stilemi dei film horror sia una scelta cosciente perseguita da Kubrick in Shining, un film che pur iscrivendosi di diritto nel genere horror presentando tutto l'immaginario del terrore fin quasi a diventare una summa del genere stesso, contraddice la forma di tutti i film horror, scegliendo una via atipica per rappresentare stilisticamente il male e l'antagonista.
Questa inversione del piano dell'espressione permette a Kubrick di perturbare lo spettatore, oltre che mediante l'immedesimazione con i personaggi, direttamente in prima persona, attraverso la semplice azione dello stare a guardare quello che succede sullo schermo, quindi in modo più diretto e reale.
Il doppio perturbante
Lo spettatore si trova a subire un doppio terrore: quello classico comune a tutti i film horror e quello inedito, specifico di Shining, derivato dalle specifiche scelte di regia di Kubrick. Il regista disattende continuamente le aspettative dello spettatore accumulate in anni di fruizione di altri film o racconti horror: lo spettatore di Shining vive una costante situazione di incertezza perché non può fare affidamento sulla sua competenza del genere horror per prevedere le scene in cui il rischio di spavento è maggiore. Ciò che è considerato tranquillizzante e sicuro, come i luoghi illuminati o la figura paterna, diventa improvvisamente minaccioso e portatore di male.
Entrambe le tipologie di perturbante che Shining provoca sono ispirate dal saggio freudiano, preso a modello da Kubrick tanto a livello di contenuto che di forma. Facendo un parallelo con il perturbante che appartiene al mondo della finzione letteraria, descritto da Freud nel saggio, potremmo dire che in questo film il regista sfrutta entrambi i meccanismi della produzione del perturbante.
In primo luogo egli tiene nascoste "le premesse che ha scelto per il mondo in cui si svolge la vicenda" evitando "fino alla fine ogni chiarimento decisivo in proposito": nell'intervista citata in precedenza Kubrick afferma che uno dei punti di forza della storia inventata da Stephen King risiedeva nella costruzione di una falsa pista psicologica che ingannava lo spettatore perché suggeriva che le presenze minacciose dell'hotel fossero frutto dell'immaginazione di Danny o della pazzia di Jack, salvo svelare solo alla fine che erano veri fantasmi del passato, quando anche Wendy, personaggio interamente razionale fino quel momento, diventa preda delle loro visioni.
Inoltre, secondo metodo per produrre inquietudine nell'arte, Kubrick "accresce e moltiplica il perturbante ben oltre il limite consentito nell'esistenza reale, facendo succedere eventi che nella realtà non sperimenteremmo o sperimenteremmo solo di rado": pensiamo alla cascata di sangue, alle continue apparizioni dei fantasmi, alla musica che verso la fine del film sembra far sobbalzare i protagonisti quasi provenisse dall'albergo stesso invece che essere la semplice colonna sonora udibile solo dagli spettatori, ecc. Anche in questo caso esiste una esplicita dichiarazione di Kubrick che è quasi una parafrasi di Il Perturbante e che può essere portata come prova dell'intenzionalità del regista di seguire la lezione di Freud; in un'intervista rilasciata a Vincent Molina Foix, Kubrick dichiara: "Credo che l'unica legge valida per questo genere sia che non si debba cercare di spiegare o trovare spiegazioni chiare per quello che succede, e che l'obiettivo fondamentale sia di produrre nel pubblico una sensazione di mistero. La sensazione di mistero è l'unica che si vive con maggior intensità nell'arte che nella vita."