|
|
|
|
Stanley
Kubrick: dal particolare
all'universale. Ad un anno e mezzo dalla morte e a pochi
mesi dal 2001, un carrello laterale sulla carriera
del grande regista, piccolo tributo e invito alla
visione.
Ogni mese che passa senza
che Stanley Kubrick faccia un film è una perdita
per tutti. Sidney Lumet
Stanley Kubrick è morto il 7 marzo
1999. Non ha fatto in tempo a vedere il 2001,
l'anno che aveva visionariamente visitato nel suo
capolavoro di fantascienza. C'è chi ha
calcolato che dalla data della sua morte al 1
gennaio 2001 trascorreranno 666 giorni. La
rivista Premiere, in un elenco dei quindici
individui che definivano il futuro high-tech del
cinema e non solo, battezzava Kubrick "Messia".
L'ultimo suo film, Eyes Wide Shut ha
scatenato, su internet, dal 1995, anno dell'inizio
della lavorazione con gli attori, una vera e
propria isteria con siti che seguivano gli
avvenimenti sul set, tentando di violare l'estrema
riservatezza della produzione. Sono fiorite
leggende sulla maniacalità di Kubrick, sul fatto
che non rilasciava interviste dal 1987, sui falsi
avvistamenti a Londra, sull'uomo che si spacciava
per lui entrando gratis in cinema e ai
ricevimenti, sulle torture agli attori e su molto
altro, la maggior parte delle volte per sfruttare
un tema caldo e di sicuro richiamo, una sorta di
Lady Di per appassionati di cinema. A tutte
queste notizie, spesso false, ha risposto la sua
famiglia dopo la morte, la moglie Christiane e le
tre figlie, rilasciando dichiarazioni e interviste
per far passare un'immagine diversa di quest'uomo.
Uomo appunto: leggendo le parole di chi ha
lavorato con lui si possono trovare sempre due
versioni degli stessi fatti, quelle di chi parla
col dente avvelenato e quelle di chi è e sarà
eternamente grato per l'occasione ricevuta di
lavorare col maestro ("miracolato" era la
parola usata da Tom Cruise). Come sempre succede,
la verità probabilmente sta nel mezzo: ognuno
riceve giudizi positivi e negativi dalle persone
con cui entra in contatto. Il punto fermo è
che Kubrick è un grande uomo per i film che ha
saputo realizzare: ogni sua opera è diversa dalle
altre, tocca temi differenti pur mantenendo una
coerenza di idee degna di un filosofo (altro
paragone classico per parlare di Kubrick). I suoi
film possono essere trattati come libri, come
saggi di un intellettuale sui più disparati
argomenti, dall'inevitabile necessità della guerra
alla crisi della famiglia, dalle disfunzioni della
società alle pulsioni sessuali fino all'origine
dell'intelligenza umana.
Con la stima che
si è conquistato film dopo film, ci si può sentire
obbligati a considerare le sue opere capolavori;
passando un paragone un po' azzardato, dire che un
film di Stanley Kubrick ci ha fatto schifo è come
affermare che "I Promessi Sposi" sono un romanzo
inutile: la tentazione è forte, poi ci si chiede
come mai nessun critico e storico letterario abbia
mai trattato con sufficienza il lavoro manzoniano
e perché si continui a insegnarlo nelle scuole,
tanto che poi lasciamo perdere e lo studiamo lo
stesso. I film (molti film, alcuni film) sono
opere d'arte e quindi restano separati dal mondo,
lontani dalle teorie interpretative, ad irradiare
senso. I film di Stanley Kubrick non fanno
eccezione, possono piacere o non piacere,
interessare o non interessare, come un romanzo, un
quadro, una musica. Ma nessuno potrà mai dire che
non rappresentino un passo avanti dall'ignoranza
alla conoscenza per il genere umano.
Come
primo motivo, per la loro straordinaria potenza
visiva, per la perfezione della realizzazione
tanto da poter essere presi a modello di
esemplificazioni di teorie cinematografiche (un
po' come alcuni passaggi in Hitchcock): l'utilizzo
della musica a commento delle scene in 2001:
Odissea nello Spazio; lo stesso uso della
musica, ma come personaggio a sé stante, autonomo,
quasi deus ex machina dell'intera vicenda,
in Shining; le forzature di montaggio in
Arancia Meccanica (ralenti e accelerazioni
che poi hanno fatto scuola); la fotografia a luce
naturale in Barry Lyndon (non
gratuitamente, non solo per eleganza formale, ma
per filmare il secolo dei lumi); le
carrellate inverse e simmetriche di Orizzonti
di Gloria, che risucchiano ambienti e
personaggi; i movimenti aerei tra ambienti chiusi
con la steadycam ancora in Shining.
La seconda ragione dell'importanza e della
grandezza di Kubrick sta nella trattazione delle
storie scelte come base per i suoi film: trovato
un racconto o un romanzo, gli eventi della
narrazione sono trasformati filmicamente in modo
da mantenere un valore come storia singola, nel
rispetto delle intenzioni dell'opera, ma allo
stesso tempo i temi proposti vengono dilatati fino
ad assumere valenza universale: parlando di un
uomo, di una donna, di una storia, Kubrick
riusciva a dire la sua su ogni uomo, ogni donna e
ogni situazione umana.
Così, Orizzonti
di Gloria è un racconto sull'esercito francese
durante la Prima Guerra Mondiale, ma anche una
trattazione sui meccanismi del potere e
sull'avidità congenita in chi ha guadagnato un
posto di rilievo nelle forze militari o, in
generale, nei settori della società dove si decide
per le masse; Lolita riprende il romanzo di
Nabokov e ne amplifica la tematica dell'ossessione
e del desiderio irrazionale, diventando un'opera
sulla crisi della ragione intellettuale; Il
Dottor Stranamore è una satira irriverente che
funziona grazie a personaggi che a prima vista
sembrano solo macchiette ma che in realtà
rispecchiano tendenze profonde della mente umana
come l'invidia, il desiderio di essere i migliori,
i deliri di onnipotenza e l'inevitabile
irrazionalità delle decisioni che prendiamo (come
se la scena all'interno della War Room fosse una
sorta di dramma cerebrale, una rappresentazione
del cervello tramite personificazione dei suoi
elementi); 2001: Odissea nello Spazio è un
vero trattato filosofico mascherato da film di
fantascienza, con l'esplorazione del cosmo che fa
da tema portante per riflessioni sulla nascita
dell'intelligenza umana, sulla violenza come
pulsione basica dell'uomo, sul perché
dell'esistenza, sulla religione, sulle meccaniche
celesti, sulle ambizioni e sui limiti del
progresso tecnologico e su molto altro ancora;
Arancia Meccanica segue le (dis)avventure
di un ragazzo violento manipolato da uno Stato
centrale forse peggiore, per diventare, secondo le
parole di Luis Bunuel, "una brillante riflessione
su ciò che è il mondo moderno" e, secondo le
intenzioni di Kubrick stesso, una riflessione sul
libero arbitrio e sulle costrizioni della società,
su "come l'autorità possa conservarsi senza
diventare oppressiva"; Barry Lyndon è un
linearissimo racconto di ascesa e caduta di un
giovanotto del '700, ma funziona anche (o
soprattutto) come analisi dell'Illuminismo (nella
poetica kubrickiana, secolo alla base del mondo
moderno) che si voleva rappresentare come
perfetto, paritario ed elegante, ma che in realtà
era inevitabilmente lurido e parziale come sempre;
Shining riesce ad essere un vero film
horror, terrificante e pauroso e, incredibilmente,
allo stesso tempo una lucida riflessione sulla
famiglia e sui rapporti tutt'altro che idilliaci
che si instaurano tra persone unite da affetto e
da legami (appunto) di sangue; Full Metal
Jacket torna ancora sul tema bellico,
rappresentando il conflitto vietnamita e parlando
dell'inadeguatezza del sistema militare, della
pervasività dei media, dell'importanza della
propaganda come metodo per manipolare la realtà e
della distruzione dell'identità individuale
all'interno di un sistema organizzato; Eyes
Wide Shut infine è una storia di fedeltà
coniugale persa e riconquistata, oppure di fedeltà
mai guadagnata, oppure ancora di costrizioni alle
quali ci atteniamo per vivere in maniera
soddisfacente, ma è anche un racconto sul potere,
su chi sa cose e non le dice, su chi tenta
disperatamente di arrivare alla verità scoprendo
un obiettivo vano, su chi maschera la realtà, su
chi inganna e su chi soccombe agli inganni.
Eyes Wide Shut è un film assolutamente
ambiguo, che può essere preso perfettamente come
dimostrazione di due tesi opposte, una a favore
della famiglia, unico luogo di salvezza e
stabilità, l'altra, pessimistica e cinica, che
ribadisce che tutto è finzione e che i rapporti
umani sono dominati dai compromessi.
L'utilizzo di una storia ben definita per
parlare di temi più ampi attinenti l'essere umano
non è certo, fortunatamente, un'idea solo di
Stanley Kubrick, ma si può dire che è alla base
dell'arte. Per restare nel campo del cinema, Jane
Campion in Lezioni di Piano ha agito
esattamente così, prendendo un'intensissima storia
d'amore e adoperandola per un'esplorazione di come
nascono e si sviluppano i sentimenti umani
dell'amore, dell'eccitazione, dell'invidia, della
gelosia. Stessa cosa anche per Johnathan Demme,
che con Il Silenzio degli Innocenti prende
un thriller e lo trasforma in un racconto sulla
potenza delle ossessioni e del passato, oppure per
Ridley Scott che con Blade Runner mostra
tutte le problematiche legate agli organismi
artificiali: gli esempi sono molteplici.
Forse la particolarità di Kubrick sta
nell'aver fatto film sempre diversi, nell'aver
piegato le regole dei generi cinematografici al
suo volere pur mantenendole funzionanti, o forse
nell'aver fatto film che chiudono tali generi,
creando l'opera definitiva di fantascienza, di
horror, di guerra, ecc.
O forse,
semplicemente, nel non aver mai sbagliato un
colpo.
We'll meet again, I don't
know where, I don't know when, but I
know we'll meet again, some sunny day...
(canzone sulla scena finale di Il Dottor
Stranamore, dopo lo scoppio delle bombe
atomiche e la distruzione del mondo)
| |
| |
| |
|
|