Blog

12 marzo 2010

Intervista a Dan Richter

Il blog The Film Talk presenta un'intervista a Dan Richter, il mimo interprete di Moonwatcher, la scimmia che nel prologo di 2001: Odissea nello Spazio per prima avverte le influenze del monolite e diventa il capo branco.


Il file è un mp3 da 9,7 MB, di 22 minuti di durata. Richter parla del suo lavoro con Kubrick, l'impatto del film e la controcultura degli anni '60.

Richter aveva scritto nel 2002 il libro Moonwatcher's Memoir: a Diary of 2001: a Space Odyssey in cui ripercorreva gli oltre 8 mesi di preparazione per il ruolo, il lavoro con il gruppo dei mimi e il carattere molto calmo e molto concentrato di Kubrick. Interessante sentire adesso dalla sua voce alcuni aneddoti dal set (attori sospesi nel vuoto, ladri che rubarono parti del suo costume agli studi di Borehamwood, centinaia di ossa da lanciare per aria) e le sue impressioni alla proiezione del film ("Just... wow!").

My Year with Stanley Kubrick – An Interview with Dan Richter, Jett Loe, The Film Talk 06.08.2009

Etichette:

22 febbraio 2010

Interviste a Dullea e Lockwood

Il regista Sean Dunne ha intervistato Keir Dullea, interprete di David Bowman in 2001: Odissea nello Spazio, per il programma 1968 di History Channel.



Gary Lockwood, l'altro astronauta a bordo della Discovery, ha introdotto il film a una proiezione a Chicago nel maggio dello scorso anno. L'articolo presenta il personaggio piuttosto bene, anzi è lo stesso Lockwood che si qualifica da solo definendosi "una puttana in viaggio."

Tra gli aneddoti, sempre col sospetto di mitomania, segnaliamo questa frase di Kubrick per rassicurare attori e Arthur C. Clarke dopo la disastrosa anteprima newyorkese: "Tonight we go to L.A. and it will be different. They love movies there. Not only will they like it, they'll be lost in adulation. The encomiums will fly." Suona molto poco da Kubrick, e non mi sorprende.

‘2001: A Space Odyssey’ star Gary Lockwood visits Music Box Theatre, Michael Phillips, Chicago Tribune 08.05.2009

Etichette:

15 febbraio 2010

Anthony Frewin su Kubrick

In un'intervista per il magazine Viceland, Anthony Frewin, assistente di Kubrick, parla delle idee del regista per realizzare il Napoleon; tuttavia le parti più interessanti dell'articolo non hanno a che fare con il progetto sull'Imperatore francese, ma sono pennellate che illustrano la vita con il regista.

Dopo un commento all'inevitabile domanda sul perfezionismo e il lavoro preparatorio per documentarsi sul soggetto – "L'estenuante ricerca aveva un fine preciso. Stanley diceva 'Dio è nei dettagli.' Però sapeva quando farla finita, quando fermarsi" – Frewin racconta la passione di Kubrick per i gadget tecnologici:
Diceva sempre che qualsiasi cosa permettesse di risparmiare tempo valeva il suo peso in oro. Tutti noi eravamo una specie di luddisti, ma lui no. Nel 1980 comprò i computer IBM a tutti, quegli schermi verdi da 12 pollici, i primi PC in commercio. Non avevano neppure un hard disc, avevano due floppy. E Stanley diceva, "Questo è il futuro, questo è quello che useremo." E io rispondevo, "No, mi piace battere a macchina quel che scrivo, tirare via il foglio e vedere come è venuto," e lui ribatteva, "No, senti, devi sbarazzarti di quella roba, questo è il futuro, è già arrivato." Non era affatto conservatore in questo senso. Avevamo il fax prima di tutti gli altri; la gente diceva, "A che cazzo ti serve un fax?" Ma lui adottava subito qualsiasi cosa facesse risparmiare tempo e rendesse tutto più ordinato.
Chiude questa bella immagine: "La gente mi chiedeva 'Qual è la struttura del personale alla Hawk Films?' e io rispondevo 'Beh, c'è Stanley in cima, e poi tutti gli altri.' Non c'erano schiere di dirigenti di medio livello, c'era solo Stanley all'apice e tutti noi allineati sotto."

A lot of work, very little actual movie, Alex Godfrey, Viceland 10.02.2010

Etichette: ,

10 febbraio 2010

Anthony Burgess nel 1972

Mi sono imbattuto in un vecchio articolo scritto da Anthony Burgess per il Rolling Stone. Già a un anno di distanza dall'uscita del film, l'autore di Arancia Meccanica inizia a tradire un certo leggerissimo fastidio: se al momento l'irritazione pare scaturire dal fatto che la fama gli sia arrivata da un libro "minore", in seguito la crescente notorietà del film e del regista a dispetto del romanzo e di Burgess stesso causeranno una ritrattazione sempre più netta.

Al momento tuttavia godiamoci questi due gustosi estratti, il primo in tema con gli ultimi post del blog (apparentemente, oggigiorno, non si scappa dal Napoleon):
As Kubrick's next film is to be about Napoleon, I find myself now writing a novel about Napoleon. God knows why I am doing this; there is no guarantee that he will use it, or even that the book will be published. Just the fascination of what's difficult, or an expression of masochism that lies in all authors, or a certain pride in attacking the impossible. My Napoleon novel will be very brief, and to write a brief novel on Napoleon is far more difficult than to write War and Peace. But you can take this present labour as a product of the Orange film, and by God it is a labour.
Burgess concluderà il suo romanzo, Napoleon Symphony, e lo darà alle stampe nel 1974, ma non lo vedrà neppure sfiorato da Kubrick: l'unico riferimento a Burgess tra il carteggio del Napoleon recentemente esaminato è lo sbrigativo appunto "Burgess – how do I read his novel" inserito nelle bozze del contratto con la Warner Bros.

Il secondo estratto degno di nota riguarda l'annoso tema dell'influenza dell'arte sulla vita, sotto l'ombra sempre incombente della censura, qui sapientemente preso in giro da Burgess che in un lampo di prescienza azzecca anche la previsione sulle future polemiche sulla delinquenza giovanile.
All works of art are dangerous. My little son tried to fly after seeing Disney’s Peter Pan. I grabbed his legs just as he was about to take off from a fourth story window. A man in New York State sacrificed 67 infants to the God of Jacob; he just loved the Old Testament. A boy in Oklahoma stabbed his mother’s second husband after seeing Hamlet. A man in Kansas City copulated with his wife after reading Lady Chatterley’s Lover. After seeing A Clockwork Orange, a lot of boys will take up rape and pillage and even murder – The point is, I suppose, that human beings are good and innocent before they come into contact with works of art. Therefore all art should he banned. Hitler would never have dreamed of world conquest if he hadn’t read Nietzsche in the Reader’s Digest. The excesses of Robespierre stemmed from reading Rousseau. Even music is dangerous. The works of Delius have led more than one adolescent to suicide. Wagner’s Tristan and Isolde used to promote crafty masturbation in the opera house. And look what Beethoven’s Ninth Symphony does to Alex in A Clockwork Orange. If I were President of the United States, I should at once enact a total prohibition of films, plays, books and music. My book intended to be a delicious dream, not a nightmare of terror, beauty and concupiscence. Burn films – they make marvellous bonfires. Burn books. Burn this issue of Rolling Stone.
Yeah, burn this blog! Burn the Internet!

Juice from a Clockwork Orange, Anthony Burgess, Rolling Stone 08.06.1972

Etichette: ,

01 febbraio 2010

Lars von Trier su Barry Lyndon

Nel libro Screen Epiphanies appena uscito in Gran Bretagna alcuni registi come Danny Boyle, Mira Nair e Martin Scorsese raccontano i film che sono stati per loro fonte di ispirazione.

Ecco cosa ha dichiarato Lars von Trier su Barry Lyndon:
Guardare Barry Lyndon è un piacere, come mangiare una buonissima zuppa. E' molto stilizzato e poi improvvisamente arriva un'emozione [quando il bambino cade da cavallo]. Non c'è molta emozione. Ci sono molte sensazioni e una fotografia fantastica, davvero come quei vecchi dipinti.

Grazie a Dio non aveva un computer. Se avesse avuto un computer a quel tempo non te ne sarebbe importato, invece ora sai che ha aspettato tre settimane per avere quella nebbia sulla montagna e cose del genere. [...]

Vidi il film quando uscì nelle sale. Avevo circa vent'anni. La prima volta che lo vidi mi addormentai. Ero a uno spettacolo troppo tardi ed è un film molto, molto lungo. La cosa interessante è che Nicole Kidman mi ha detto che Kubrick odiava i film lunghi. Eppure, se hai visto Barry Lyndon, l'ultima scena del film, quando lei firma l'assegno per lui, è estremamente lunga. Va avanti all'infinito, ma è bellissima. [...]

Non so se Kubrick abbia visto qualcuno dei miei film, ma so che Tarkovsky ha visto il primo film che ho fatto e l'ha odiato! E' così che vanno le cose.

Etichette:

17 gennaio 2010

Jim Thompson: una biografia selvaggia

E' uscita alla fine di novembre 2009 la traduzione di Savage Art, biografia di Jim Thompson scritta nel 1995 da Robert Polito: Jim Thompson - Una biografia selvaggia, questo il titolo italiano, è stata pubblicata dalla Alet nella traduzione di Sebastiano Pezzani.

Thompson, scrittore noir americano abile nella cinica caratterizzazione di personaggi sociopatici, è stato il co-sceneggiatore di Rapina a Mano Armata con Kubrick e di Orizzonti di Gloria con Kubrick e Calder Willingham, altro scrittore e sceneggiatore di successo.

Trenta pagine delle 640 della biografia sono dedicate al rapporto tra Thompson e la Harris-Kubrick Pictures, la società cinematografica che il regista aveva formato con l'amico James B. Harris per produrre film in maniera indipendente.

Chiamato per adattare il romanzo Clean Break di Lionel White, trasformato con Kubrick in Rapina a Mano Armata, Thompson – definito da Kubrick "Uno scrittore formidabile che ha scritto cose che adoro" – si trovò coinvolto in una serie di altri progetti, alcuni realizzati, come Orizzonti di Gloria, e altri solo avviati come il thriller Lunatic at Large, arenatosi alla fase di trattamento di una settantina di pagine, e I Stole $ 16,000,000, adattamento della autobiografia del "re degli scassinatori" Herbert Emerson Wilson accantonato dopo due stesure per le troppe somiglianze con Rapina a Mano Armata.

Ci sono alcuni aneddoti gustosi in queste trenta pagine e il lavoro di ricerca di Polito contribuisce a fare non poca chiarezza nelle vicende della Harris-Kubrick degli anni 1955-1960. Le interviste a Harris, ad Alexander Singer, ai familiari di Thompson e allo scrittore "avversario" Willingham, portano perfino a un paio di informazioni inedite.

Si scopre ad esempio dalla voce di James Harris che il motivo per cui il progetto su Bruciante Segreto di Stephan Zweig venne abbandonato dalla MGM non fu il cambio dei vertici dell'azienda:
La MGM ci licenziò perché avevamo ingaggiato Jim Thompson. Avevamo un contratto in esclusiva per la realizzazione di Bruciante Segreto e loro decisero di impuntarsi. La MGM scoprì che stavamo lavorando anche a Orizzonti di Gloria e annullò il progetto. Bruciante Segreto andò in malora e così potemmo concentrarci unicamente su Orizzonti di Gloria insieme a Jim.
Molto divertenti risultano le controversie sull'attribuzione dei crediti di sceneggiatore, sia per Rapina a Mano Armata che per Orizzonti di Gloria: ascoltando le testimonianze della moglie di Thompson e riportando una piccatissima lettera di Calder Willingham, Polito tratteggia un ritratto di Kubrick non esattamente generoso: il regista, sempre pronto a circondarsi di collaboratori eccellenti per succhiare da loro le migliori idee, non era altrettanto propenso a condividere con loro la gloria del prodotto finito. Non saranno le ultime due volte in cui Kubrick verrà chiamato in giudizio dal sindacato degli sceneggiatori americani.

La suddetta lettera di Willingham è anche fonte di un'interessante rivelazione sul finale di Orizzonti di Gloria.
Anni fa, Stanley Kubrick quasi si rifiutò di leggere il mio promemoria sulla scena finale di Orizzonti di Gloria, in cui sostenevo che la brutalità assoluta del finale del film con l'esecuzione dei soldati sarebbe risultata insopportabile al pubblico e avrebbe inoltre rappresentato una presa di posizione filosoficamente sterile (e questo era il suo intento), tanto che la scena che io avevo concepito (in cui la ragazza tedesca canta in modo dilettantistico e patetico Der Treuer Hussar e fa commuovere i soldati francesi, spingendoli a cantare con lei e a versare lacrime) era essenziale se si voleva che la storia, o la verità sulla natura umana, risultasse tollerabile. Stanley disse: "Non riesco ad oppormi alle tue argomentazioni quando le metti per iscritto, i miei circuiti vanno in sovraccarico e mi salta un fusibile e non posso fare a meno di dichiararmi d'accordo con tutto quello che dici, come fossi ipnotizzato." A cantare fu la ragazza tedesca che in seguito avrebbe sposato, e con lei cantarono delle comparse tedesche in uniformi francesi della Grande Guerra e piansero – in cambio di una magra paga – lacrime di comprensione per la tragedia della vita umana, e grazie a quel momento il film svettò al di sopra di qualunque altra cosa Kubrick abbia realizzato.
James Harris aveva al contrario dichiarato che l'idea del finale con la ragazza tedesca era venuta a Kubrick dopo aver conosciuto Christiane Harlan ed essersene innamorato.

A minare la certezza dell'aneddoto di Willingham contribuisce tuttavia la sua manifesta intenzione di attribuirsi più meriti del dovuto, annullando quelli di Kubrick ("Stanley scrisse letteralmente due frasi di quella sceneggiatura") e di Thompson ("non scrisse una sola parola di dialoghi che appaiono nel film"); le bozze di sceneggiature rintracciate da Polito negli archivi di Jim Thompson provano inequivocabilmente l'essenziale contributo di quest'ultimo alle scene e ai dialoghi. A chi credere, dunque? Il fatto che Polito faccia notare come la scena della ragazza in lacrime appaia per la prima volta in un manoscritto di Willingham non è sufficiente a chiudere la questione: potrebbe essere stata scritta su suggerimento di Kubrick.

Lo studio dei materiali cartacei nell'archivio di Thompson fornisce a Polito altre notevoli chicche, come un finale alternativo di Rapina a Mano Armata in cui Johnny Clay (Sterling Hayden) "muore per cercare di recuperare i soldi, venendo risucchiato dal propulsore di un aereo in fase di rullaggio" o una descrizione particolareggiata del famoso finale buonista di Orizzonti di Gloria che aveva fatto infuriare Kirk Douglas. Polito rivela anche come fu organizzato il lavoro per adattare I Stole $ 16,000,000, con un primo ingaggio a Lionel White, autore di Clean Break, che produsse un trattamento e una scaletta, una riscrittura di Kubrick in forma di sceneggiatura nel 1959 e una sceneggiatura di 135 pagine per le riprese scritta interamente da Thompson.

Trenta pagine utili alle ricerche kubrickiane e spesso godibili che, se non giustificano da sole la lettura dell'intera biografia, invitano almeno a fare un salto in biblioteca per prenderla in prestito. A dare una notevole soddisfazione basterebbe la sola lettera di Willingham: due pagine così meravigliosamente scritte che comprovano la prostrazione confessata da Kubrick.
L'interpretazione [di Orizzonti di Gloria], ovviamente, era quella di Kubrick, e io la trovai spesso antagonistica o contraddittoria rispetto all'intento della mia sceneggiatura, ma su questo potei fare poco, se non, con disappunto, far notare a Stanley i suoi difetti, che nel complesso erano una conseguenza della sua indifferenza e della sua freddezza quasi psicotiche nei confronti degli esseri umani della storia; difetti che, mi sento di aggiungere, hanno limitato l'opera di Kubrick per tutta la sua carriera; non gli piacciono particolarmente le persone, gli interessano soprattutto quando sono protagoniste di cose indicibilmente orribili oppure quando la loro idiozia è talmente malevola da farle risultare orribilmente buffe. Stanley Kubrick, con il quale da anni mantengo un rapporto personale amichevole ma distaccato, è un curioso caso contemporaneo di artista-psicopatico. Non intendo definire Stanley uno psicopatico, si badi bene, o qualcosa del genere; sono le sue preoccupazioni estetiche e artistiche a risultare psicotiche. [...] Si tratta di un grave limite, come ho scoperto per esperienza personale. [...] Non mi sono mai preoccupato di rivelare l'infondatezza delle asserzioni di Kubrick riguardo a quella pellicola, anche se un esperto cinefilo può risalire a tale infondatezza alla luce dell'incapacità di Kubrick di realizzare un altro film di quel livello. Per quanto Orizzonti di Gloria fosse un ottimo film, se si elimina una sapiente direzione della fotografia, fu un ottimo film grazie all'ispirazione e agli sforzi del
                                              suo
                                              Calder Willingham
Ho i circuiti in sovraccarico, quasi quasi convince anche me.

Etichette: ,

15 gennaio 2010

Jan Harlan ancora sul Napoleon

In attesa delle ultime due puntate della maxi recensione dello Stanley Kubrick's Napoleon, vi segnalo un interessante articolo dell'Independent con alcune dichiarazioni di Jan Harlan, Christiane Kubrick e Alison Castle.

Scopriamo così l'inizio della collaborazione di Harlan con il cognato regista, proprio a causa del film sull'imperatore corso.
"It was very tough to find out [Napoleon] wasn't going ahead. Stanley was extremely unhappy. I'd thought I'd go back to Zurich, where I come from originally, but then my wife and I fell in love with England. She wanted to stay here and Stanley liked me and I liked him. So we all settled here, and threw ourselves into our work."
Poco dopo Harlan descrive Kubrick come lo studente modello in qualsiasi disciplina e quella [xxx] di Alison Castle si vanta di quanto abbia avuto carta bianca sul progetto.

In finale, Harlan confida nuovamente di aver tentato di resuscitare il Napoleon.
"Ridley Scott knows that we have the material and we put it to Ang Lee. What was silly was I had Steven Spielberg and Ang Lee on a table and I tried to say, 'hey, this is something real,' instead of Hulk. But they went and did Hulk, so what can I do?"
Smetterla, per esempio?

Stanley Kubrick - A dream movie revisited, Rob Sharp , The Independent 15.01.2010

Etichette: ,

27 dicembre 2009

Terry Gilliam e Arancia Meccanica

In un'intervista promozionale per il suo ultimo film, Parnassus: l'uomo che voleva ingannare il diavolo, Terry Gilliam ricorda i suoi esordi come artista grafico e ci regala questa chicca d'epoca, che personalmente non avevo mai sentito.
What's also interesting - at that point in my life, I came back from holiday with my wife and found a letter from Stanley Kubrick. It turned out he wanted me to do the opening credits for A Clockwork Orange - but by the time I got back, it was too late. So, that was my career with Kubrick: over before it even began!
Nel 1971 Gilliam impazzava alla TV britannica con i Monty Pyton e il loro Flying Circus, uno show surreale con fulminanti battute di sublime humour inglese.

La predisposizione all'assurdo di Gilliam e i suoi collage di ritagli in stile vittoriano con piedi giganti e poliziotti travestiti avrebbero sicuramente fatto faville sui temi di Arancia Meccanica – pur senza togliere nulla all'ottimo stile cartoon di Philip Castle.



The wild imagination of Terry Gilliam, Aaron Graham, Uptown Magazine 24.12.2009

Etichette: ,

20 dicembre 2009

Intervista a Diane Johnson

Anacronistico e bizzarro articolo, quello di Mario Serenellini sul Venerdì di Repubblica dell'altro giorno, scritto per pubblicizzare The Stanley Kubrick Archives della Taschen (del 2005!) al posto del Napoleon appena uscito, con un'intervista a Diane Johnson, co-sceneggiatrice di Shining, e un vecchio commento di Martin Scorsese tradotto dai Cahiers du Cinéma.

Un calderone senza senso, che spreca pure l'occasione di far dire alla Johnson, di solito un pozzo di intelligenza, acume e incisività, qualcosa di decente. A parte una gustosa frecciata a Stephen King, "obbligato a girare una propria versione" del romanzo per la TV e adesso perso dietro la scrittura di un sequel ("Il film deve essere stato un terremoto delle sue insicurezze"), le uniche due risposte degne di nota sono le seguenti:
Confrontandosi sul libro, mi divenne sempre più chiaro che, per lui, il nocciolo era l'odio d'un padre verso il figlio. Una storia di famiglia: dove andava approfondita il più possibile la descrizione psicologica del ragazzino. Scartando le componenti classiche dell'horror – il fantastico, il mistero, le apparizioni spaventose – voleva che il terrore si scatenasse da una situazione organica.
Ancora una volta, la normalità quotidiana rovesciata in enigma, in allarme. [...]
In Shining pretendeva che il ribaltamento si realizzasse già nei dialoghi dell'inizio, neutri, e proprio per questo sospetti, minacciosi, perché senza preavviso suscettibili d'improvvisi giri di boa. Dialoghi scorrevoli, incolori, ma con dentro un virus pronto ad esplodere.
La vera notizia contenuta nell'articolo è l'arrivo in Italia dell'installazione "Unfolding Aryan Papers" delle sorelle Wilson, intitolata "The Aryan Couple" (titolo che spero vivamente essere un errore del giornalista): in primavera, grazie all'interessamento della Fondazione Museo Archeologico Virtuale di Ercolano.

Quando facemmo Shining e litigammo con Stephen King, Mario Serenellini, il Venerdì di Repubblica 18.12.2009

Etichette: ,

16 novembre 2009

Q&A con Alexander Pietrzak

Mi sono imbattuto sul profilo Facebook di Alexander Pietrzak, curatore dell'edizione in DVD del cortometraggio The Seafarers di Stanley Kubrick, recensito lo scorso agosto.

Nella sezione Discussioni del profilo, Pietrzak offre una dozzina di domande e risposte sulla genesi dell'operazione di recupero della copia in pellicola del cortometraggio, ritenuto perduto per una quarantina d'anni.

In particolare, Pietrzak racconta il lato avventuroso del ritrovamento, condito come sempre succede in questi casi, da una abbondante dose di fortuna.
[The Seafarers] was missing for so long as any prints the Seafarers International Union had were played out and discarded long ago, prior to Kubrick becoming a notable name in the directing world.
For years, the only print that was known to exist was at the Library of Congress in Washington DC. In around 1999, the original production company that was hired to make The Seafarers went out of business. The prints were found as the assets were being liquidated and handed over to the SIU with little fanfare.
As a coinicidence, I had been having some futile contact with the SIU regarding the film and shortly thereafter I was put in touch with the AV dept now based outside of Baltimore, MD. They knew exactly what the film was and happily made me a VHS copy to view while I began negotiating the distribution rights to the film. [...] The next year the film was finally released to VHS.
As an added note, the reason the Library of Congress had the print because it was common practice for Kodak (who developed the print) to automatically make an extra print and ship it to the Library. At the time I discovered the film it had not even been copyrighted!
Pietrzak racconta anche come sono andati i contatti con la Kubrick Estate: l'idea iniziale era esattamente quella che tutti noi aspettavamo: produrre un DVD che includesse i tre cortometraggi girati da Kubrick. Per i soliti motivi commerciali e le inevitabili matasse legali, il progetto non è andato a buon fine.
My initial contact with the Estate came, at first, with a series of emails with Anthony (Tony) Frewin, who was Kubrick's personal asst. from the mid 60's, and still works at the Estate outside St. Albans, England.
My first inquiries were in the form of a proposal of sorts in which the Estate and my company, then Pietrzak Filmways, would collaborate on a joint venture in which The Seafarers and two of Kubrick's black and white RKO newsreels (Day of the Fight, Flying Padre) would be placed on one DVD with commentary and such.
During several phone conversations Tony and Jan Harlan perused my preliminary artwork that I'd sent over, and requested use of my 16mm print for use in an upcoming documentary Harlan was directing (A Life in Pictures). It was also an opportunity for the Estate to procure a master element for themselves.
Although none of the Seafarers footage ended up in Harlan's doc., the folks at Columbia pictures contacted me about two docs. they were preparing as supplementary material on an upcoming Special Edition of Dr. Strangelove. Columbia pictures then borrowed the print and used thier state-of-the-art equiptment to create the first ever digital transfer of the film. [...]
The collaboration of putting all three Kubrick short features onto one DVD was eventually decided against, mostly due to the Estate's loyalty to Warner Bros.
Si scoprono poi alcune risposte alle domande e ai dubbi che esprimevo nella mia recensione, in particolare relativamente alle immagini iniziali del corto, mancanti nella copia distribuita in DVD e presenti in quella pirata che circola nelle reti p2p.
Some have noticed that the first couple of silent shots (MOS) of a pulley and then a ships' mast that were visable on the VHS copy of The Seafarers have been excluded from the DVD. Why is this? Because it is now presumed that these was tail-end workprint footage that did not actually belong in the film.
Dalla risposta si capisce anche che la copia pirata di internet è un rip della VHS inizialmente distribuita dalla Pietzak Filmways.

Altro interesante aneddoto riguarda il girato grezzo del documentario, che secondo le carte del SIU era conservato nei loro magazzini: nonostante le ricerche, non è stato possibile recuperarlo. Pietrzak si chiede se sia stato distrutto dopo la morte di Kubrick: il testamento del regista chiedeva infatti che gli scarti di montaggio dei suoi film venissero inceneriti, cosa effettivamente portata a termine da Leon Vitali; secondo quanto raccolto da Pietrzak, la Estate ha contattato più volte gli archivi del SIU poco dopo la morte di Kubrick. Forse la volontà postuma del regista è arrivata fin lì.

Concludono le risposte l'elenco delle persone contattate inizialmente da Pietrzak per avere un commento audio sul documentario: oltre a Woody Allen, Steven Spielberg e Mark Romanek, mi conforta sapere che era stato tentato più volte un contatto con Alexander Singer, l'unico veramente intitolato a commentare The Seafarers in quanto collaboratore di Kubrick nei suoi progetti di gioventù. L'ipotesi è naufragata senza motivo.

Rispetto a quanto scrivevo nella recensione al DVD, devo dare atto a Alexander Pietrzak di aver tentato tutto il possibile per realizzare una buona edizione per i tre cortometraggi. E' solo che spesso il mondo non realizza i sogni.

Etichette: ,

15 novembre 2009

Intervista a Ed Harris

L'attore Ed Harris, noto per i suoi ruoli in The Abyss di James Cameron e The Truman Show di Peter Weir, conferma in questa intervista di aver ricevuto l'offerta di interpretare il ruolo del Sergente Hartman in Full Metal Jacket.

Ospite del Denver Film Festival, Harris ha dichiarato di non avere un ruolo preferito nella sua carriera, né un'occasione mancata da rimpiangere – tranne appunto il ruolo di Hartman. Kubrick lo chiamò personalmente per offrirglielo e quando Harris rispose "No, non penso proprio," Kubrick restò di sasso: "Mi stai prendendo in giro?"

Non è tanto aver perso quel ruolo (considerando anche la stupefacente performance di R. Lee Ermey, vero ex sergente istruttore), quanto la possibilità di lavorare con Kubrick che oggi Harris rimpiange. Come dargli torto.

DFF: An Evening With Ed Harris, Elisabeth Rappe, Cinematical.com 14.11.2009

Aggiunta del 21.11.2009
E' uscito un altro articolo che racconta con esattezza le parole dette da Harris alla serata in suo onore, quando gli è stato chiesto se c'è un ruolo che rimpiange di non aver accettato.
"I don't really regret turning [Full Metal Jacket] down, but it's notable. [...] Stanley Kubrick wanted me to play that sergeant fellow, who was played by a real Army guy (R. Lee Ermey). I don't remember what was going on with me at that time, I think I'd just finished something, but I said no to him. I remember I was sitting in our kitchen. He called me on the phone. I must not have met him. And he asked me if I wanted to do it. And I said no. I had to explain, have a little bit of explanation, and there was a pause. And he says, 'You're kidding me.' And I said, 'No, I've thought about it.' Anyway, I never worked with Kubrick; that was the one chance I had; but I don’t think I could have done a better job than the fellow who did it; I don't really regret that I didn't do it; I regret that I didn't work with Kubrick."
Why A Full Metal Jacket Never Fit Ed Harris, Michael Bialas, BlogCritics 20.11.2009

Etichette: ,

19 ottobre 2009

Di nuovo Malcolm McDowell

A poca distanza dalle dichiarazioni su Arancia Meccanica rilasciate in occasione dell'uscita americana di Halloween 2, Malcolm McDowell torna a discutere il film e il ruolo che l'hanno reso immortale.

Nulla di nuovo, ma piacevole da risentire.

Clockwork allure is timeless, Craig S. Semon, Worchester Telegram & Gazette 16.10.2009

Etichette: ,

17 ottobre 2009

Intervista a Matthew Modine

Il blog The Hollywood Interview presenta un'intervista a Matthew Modine, protagonista di Full Metal Jacket. L'attore ricorda l'esperienza con Kubrick, sfatando ancora una volta il mito del regista che pianifica ogni dettaglio e ribadendo quanto invece fosse importante la componente di improvvisazione sul set e quanto tempo venisse speso per provare strade differenti e lasciare la porta aperta al caso e alle intuizioni del momento.

Matthew Modine: Better angels, Alex Simon, The Hollywood Interview 16.10.2009

Modine aveva raccontato compiutamente il lavoro svolto per Kubrick nel suo memoriale Full Metal Jacket Diary, un ottimo diario di bordo che l'attore aveva tenuto durante le riprese del film a Beckton. In questa intervista rivela di aver inaugurato un sito internet collegato al libro in cui ciascun lettore può registrare la propria copia e vedere dove sono finiti nel mondo i 20.000 esemplari della tiratura limitata. Io ho registrato la mia copia n. 19.863, voi che aspettate?

Etichette: ,

04 ottobre 2009

Napoleon: nuove testimonianze

Un articolo del Sunday Times di oggi racconta la genesi del progetto Napoleon: in occasione dell'uscita del libro della Taschen, un giornalista è stato convocato da Jan Harlan per essere sottoposto al consueto tour promozionale nei magazzini di Childwickbury.

Tra una scatola di cimeli e l'altra (nella foto una prova costumi recuperata negli archivi), Harlan sciorina i soliti aneddoti, aggiungendo ben poco di nuovo. Fortunatamente arriva in soccorso Andrew Birkin, assistente di Kubrick per 2001: Odissea nello Spazio, così l'articolo non resta solo un spot commerciale per il costoso volume in uscita.

Birkin racconta i viaggi in Europa alla ricerca di location da fotografare e le esaustive ricerche storiche sul personaggio, con qualche chicca come la sinistra coincidenza avvenuta alla fine del 1969. Birkin ricevette un telegramma da Kubrick mentre era a Vienna: "Torna a casa." Portava con sé un regalo di Natale che era certo avrebbe divertito Kubrick: la maschera mortuaria di Napoleone. Quando Kubrick aprì la scatola, con il volto ceruleo dell'imperatore che lo fissava, impallidì anch'egli: "Non hai saputo?" confessò rigido a Birkin, "La MGM ha staccato la spina." Il progetto era morto. Kubrick tentò varie volte di resuscitarlo, senza successo.

Alla fine dell'articolo, Harlan conferma la voce girata qualche anno fa su internet: il regista Ang Lee (La Tigre e il Dragone, I Segreti di Brokeback Mountain) era in lizza per dirigere la sceneggiatura di Kubrick: "Mi sono incontrato con Steven Spielberg e Ang Lee," dichiara Harlan, "noi tre assieme. Eravamo d'accordo che Ang Lee sarebbe stato un grande regista per il progetto, ma era impegnato con Hulk e poi l'occasione non si è ripresentata. C'eravamo così vicini." Ringraziamo l'incazzoso gigante verde.

Anche Ridley Scott ha ricevuto lo script in lettura (altro rumor confermato): "Se Ridley lo vuol fare, e se riesce a tirar su i soldi per farlo, sarò il primo ad applaudire," confessa Harlan. Non ho grandi difficoltà a immaginarmi la scena. "E' un film, è sul mercato," mi conferma malizioso in chiusura. Suvvia, che non gli volete dare 100 milioni?

Stanley Kubrick's Napoleon: the greatest movie never made?, Jeff Dawson, The Sunday Times 04.10.2009

Etichette: ,

07 settembre 2009

Interviste per Ken Adam Designs the Movies

In occasione dell'uscita del libro fotografico Ken Adam Designs the Movies nel settembre 2008, l'autore Christopher Frayling ha intervistato in varie occasioni lo scenografo due volte premio oscar (una per Barry Lyndon).

Per il Telegraph di Londra, Frayling ha discusso con Ken Adam il ruolo creativo del "production designer", la sua decennale carriera e l'esperienza con Kubrick per Dr. Stranamore. Ken Adam inizia a parlare di Kubrick dal minuto 13 dell'intervista, fino alla fine. Per chi avesse fretta, è disponibile un estratto kubrickiano di tre minuti.



Alla fine del 2008, Ken Adam si è concesso nuovamente per un'intervista filmata in occasione della mostra Cold War Modern tenutasi al Victoria and Albert Museum. Ken Adam inizia il racconto dalla sua giovinezza come pilota della Royal Air Force durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi passare a descrivere il suo stile espressionista sviluppato nei film di James Bond e infine raccontare l'incontro con Kubrick per il set di Dr. Stranamore. Disposto ad abbandonarsi all'onda dei ricordi, lo scenografo descrive dettagliatamente il suo lavoro per il film e ricorda le discussioni con Kubrick, sempre pronto a cambiare idea fino a un attimo prima delle riprese. Il video contiene gli sketch preparatori per la War Room e un paio di fotografie scattate da Kubrick stesso.



Nell'incontro condotto da Frayling, Ken Adam ricorda di nuovo il primo incontro con Kubrick e le discussioni per trovare il design migliore per la War Room, in una profusione di aneddoti che non mancano di divertire il pubblico.



Ken Adam Designs the Movies: James Bond and Beyond è il secondo libro scritto dallo scenografo con Frayling, dopo The Art of Production Design, che sostanzialmente era una lunghissima intervista stampata con alcune fotografie e disegni a mano di Adam. Questa seconda pubblicazione è una sorta di "aggiunta grafica" che presenta molti più schizzi a carboncino, disegni e foto di scena dai film a cui lo scenografo ha preso parte. In particolare, come suggerisce il titolo, sono presenti gli studi per i fantasmagorici set della serie James Bond, anche se non mancano alcune pagine con i disegni per Dr. Stranamore.


La vera chicca per i cinefili kubrickiani è tuttavia custodita nell'ultima pagina del libro: l'argutissima lettera che Kubrick spedì a Ken Adam per convincerlo a lavorare con lui una seconda volta. Adam non aveva infatti accettato subito l'incarico per Barry Lyndon, memore del duro lavoro ai tempi di Stranamore; Kubrick non si rassegnò al rifiuto e scrisse: "Il fatto che tu sia diventato una star non dovrebbe spingerti a comportarti di conseguenza." Ken Adam cedette e guadagnò il suo primo Oscar, oltre che un esaurimento nervoso.

Etichette: ,

03 settembre 2009

Malcolm McDowell su Arancia Meccanica

Malcolm McDowell, indimenticabile interprete di Alex, il protagonista di Arancia Meccanica, è tornato alla ribalta in questi giorni grazie al suo ruolo in Halloween 2, sequel/remake di Rob Zombie della saga iniziata da Carpenter alla fine degli anni '70.

Nelle interviste promozionali per l'horror appena uscito nelle sale statunitensi, McDowell non ha potuto tirasi indietro di fronte alle inevitabili domande sul ruolo che lo ha reso immortale e sul film epocale di Kubrick.

Come aveva fatto per il commento audio al film, registrato per l'Edizione Speciale in due dischi, McDowell afferma che all'epoca dell'uscita Arancia Meccanica, essenzialmente una commedia nera, era stato preso troppo sul serio e trascinato nella ridda di polemiche sulla violenza: oggi, a distanza di trent'anni, il pubblico riesce a vederne l'aspetto grottesco da parabola satirica.

Più interessante — e nuova — è la sua idea che Arancia Meccanica fosse, per molti versi, un film profetico: l'uso pervasivo di droghe, le gang violente, lo stato che prende il controllo e impone terapie correttive, il Patriot Act americano che è quasi in perfetto "stile Clockwork"...

Proprio vero: più passa il tempo e più anche Malcolm, come il vino buono e Arancia Meccanica stesso, migliora.

Malcolm McDowell has a laugh in 'Halloween II', Susan King, Los Angeles Times 29.08.2009
Malcolm McDowell: "We've become immune to violence", Jeanne Wolf, Parade 01.09.2009
McDowell on the prophecies of A Clockwork Orange, Hollywood Outbreak 03.09.2009

Nell'ultima pagina è presente anche un estratto audio dall'intervista, che può essere scaricata in due file mp3 da questi link diretti: parte 1, parte 2.

Etichette: ,

08 agosto 2009

Mike Kaplan sulla promozione di 2001

Mike Kaplan lavorava nel publicity department della MGM quando venne chiamato da Kubrick a collaborare per migliorare l'impatto di 2001: Odissea nello Spazio dopo un'uscita poco brillante. Fu proprio Kaplan a inventarsi la frase di lancio "The ultimate trip" che avrebbe seguito la ridistribuzione del film in 70mm mentre ancora il film era nelle sale in versione standard: comprese il monumentale impatto visivo del film e lo trasformò in un'esperienza psichedelica che trovò terreno fertile nella cultura giovanile dell'epoca.

Kubrick lo chiamò poi a supervisionare la campagna di Arancia Meccanica, altro film dalla promozione non scontata il cui successo commerciale sorprese perfino la Warner Bros. che lo stava distribuendo.

Nel seguente articolo, Kaplan ricorda i problemi di marketing di 2001, vinti solo grazie all'ostinazione di Kubrick e all'apertura mentale dei dirigenti della MGM. Il resto dell'articolo confronta la situazione di quegli anni con l'attuale, con ben poco ottimismo: secondo Kaplan, i film per adulti, sofisticati e difficili da inquadrare, vengono abbandonati dai distributori ormai alla ricerca del soldo facile con opere scontate e poco innovative. Riportando il discorso indietro, se la MGM dell'epoca si fosse comportata come le major di oggi, 2001: Odissea nello Spazio non avrebbe avuto non solo il successo ma neppure l'impatto culturale che ottenne. Piuttosto triste, no?

Riporto qui anche un vecchio articolo del Guardian sulla collaborazione tra Kaplan e Kubrick.

How Not to Market Adult Dramas, Mike Kaplan, IndieWire/Thompson on Hollywood, 05.08.2009
Kubrick: A Marketing Odyssey, Mike Kaplan, The Guardian, 02.11.2007

Etichette: ,

02 maggio 2009

Documentario su Veit Harlan

In Germania è stato prodotto Veit Harlan: Im Schatten von Jud Suess, un documentario su Veit Harlan, uno dei più influenti registi del periodo Nazista. Nel 1940 Harlan diresse Suss L'Ebreo, un film che Goebbels salutò dichiarando entusiasta: "Non potevamo augurarci un film antisemita migliore." Talmente potente, il film è tuttora bandito in Germania e le sue proiezioni sono soggette a severe restrizioni. Il regista del documentario ritiene che ancora oggi il film possa avere un notevole fascino sulle fazioni neonaziste: "Il suo potenziale negativo probabilmente supererebbe i benefici che si potrebbero ottenere dal mostrarlo."

Veit Harlan, morto nel 1964, era lo zio paterno di Christiane e Jan Harlan. Il regista del documentario li ha intervistati entrambi, assieme a gran parte dei membri della famiglia ancora in vita. Christiane ha ricordato come Kubrick, di discendenza ebraica, dovette farsi un bicchiere di vodka prima di riuscire a incontrare Veit.

Jan Harlan aveva dichiarato in alcune interviste che Kubrick aveva avuto in effetti l'intenzione di girare un film sulla vita di Veit Harlan e l'incontro tra i due potrebbe essere avvenuto a questo scopo. Negli anni '70 Kubrick aveva intervistato anche la moglie del regista, Kristina Soderbaum, famosa attrice, alla ricerca di particolari sulla vita e l'industria cinematografica sotto il dominio Nazista.

Kubrick è stato attratto dalla Seconda Guerra Mondiale e in particolare dal Terzo Reich per tutta la sua vita. Fin dagli anni '50, durante i primi tentativi di affermarsi nello show business americano, aveva preparato sceneggiature su vari eventi del conflitto europeo (The Bridges at Remagen, The German Lieutenant, The Last Hundred Hours).

Nel 1991 Kubrick aveva trovato un romanzo adatto a fornire una base narrativa ai suoi interessi: iniziò così la preparazione di Aryan Papers, un film che doveva seguire le disavventure di una coppia di ebrei nella Polonia occupata dalle SS. Il progetto restò irrealizzato, anche se una lettera alla costumista Barbara Baum rivela un Kubrick disposto solo ad accantonare il film, non ad abbandonarlo definitivamente ("Non preoccuparti, vedrai che tutto il lavoro non sarà stato invano").

Veit Harlan sarebbe stato un soggetto perfetto per un film di Kubrick: come ricorda il figlio Thomas nel documentario, l'aspetto più oscuro del personaggio era la sua duplicità, essendo "colui che aveva affilato il coltello senza essere davvero un antisemita."

New film explores legacy of Hitler's top director, Dave Graham, The Washington Post 30.04.2009

Etichette: ,

22 aprile 2009

Michael Herr su Kubrick

Domenica scorsa, in occasione della pubblicazione italiana della sua biografia Mr Winchell, lo scrittore Michael Herr è stato intervistato per La Domenica di Repubblica. In un articolo di due pagine, Herr racconta sì il suo lavoro per il libro sul primo cronista gossip degli Stati Uniti ma anche e soprattutto il suo rapporto conflittuale con l'esperienza in Vietnam e naturalmente la sua collaborazione con Kubrick per la sceneggiatura di Full Metal Jacket.
"Full Metal Jacket fu in assoluto la fine della linea del fronte del Vietnam per me, la guerra smise di seguirmi dopo tanto tempo," dice. Comprese le attuali guerre in Iraq e Afghanistan. "Non credo alle nostre guerre e non le sostengo. Non seguo i reportage da quei fronti. In realtà non sono interessato alla guerra come soggetto e non seguo molto l'attualità. Niente tv, niente quotidiani, poche riviste e soprattutto su Internet."
Esattamente trent'anni fa, a maggio del 1979, Apocalypse Now vinse la Palma d'oro al Festival di Cannes. Per Herr, due o tre vite fa. "Lavorai ad Apocalypse Now dopo averne visto un breve estratto che trovai fantastico. Ma la ragione principale era che volevo lavorare con Coppola che ammiravo e che mi piacque fin dal primo incontro. Era un progetto di cui volevo essere parte e non mi pentii neanche un secondo di averlo fatto."
Le cose andarono allo stesso modo quando lo chiamò Kubrick. Ma stavolta fu qualcosa di più di un semplice sodalizio artistico. "Non fu mai una questione di soldi. Volevo lavorare con Stanley Kubrick, credevo molto nel progetto. Fin dal nostro primo incontro e per i sei anni che seguirono parlammo di Jung e dell'Ombra. Penso che sia una presenza molto attiva in quasi tutto quello che ho scritto, alla fonte di ogni violenza nel mondo. Rappresenta l'atto di repressione nel comportamento umano. La gente ha sempre una spiegazione razionale, ragionevole, per la violenza che commette. Ma io penso che venga sempre dal lato oscuro..."
L'uomo che raccontò il Vietnam, Dario Olivero, La Domenica di Repubblica, 19.04.2009
Interessante anche l'introduzione alla biografia appena uscita: raccontando la genesi di un libro che lui vedeva più come una sceneggiatura che come una biografia classica e indagando le ragioni per cui fu scartato dai produttori cinematografici, Herr dà una lezione di scrittura per il cinema non comune per uno scrittore che ha flirtato con la settima arte per sole due volte:
Scrivere sceneggiature è una disciplina che impone di subordinare il linguaggio alle immagini. La scrittura descrittiva presente nelle sceneggiature assomiglia più a un diagramma che a un racconto; si tratta di note per il regista, che ne fa il suo strumento di lavoro. Lo scrittore può dare tutte le indicazioni che vuole sul grado di emozione che deve trasparire da una certa battuta, su ciò che riguarda il corpo, l'abito di scena o la luce, ma non può realizzare una messa in scena. E per quanto si possano decantare la potenza e la bellezza di quei brevi frammenti disposti sulla pagina, capaci di riassumere ampie parti di trama che si sviluppano nel corso del tempo, il montaggio è un'esclusiva dei film. [Nella prima stesura di Mr Winchell,] invece di subordinare il linguaggio alle immagini, mi [ero] limitato a sublimarlo, e per giunta senza troppa convinzione. [Ora,] sono riuscito a plasmare il linguaggio in scene per lo più molto brevi, e a far fluttuare le scene sul dialogo; un dialogo animato, da film, almeno nelle mie intenzioni. In Mr Winchell, il dialogo è l'azione, o la maggior parte dell'azione.

Etichette: ,

08 luglio 2008

Intervista a Christiane Kubrick

Il Telegraph ha recentemente intervistato Christiane nella sua dimora di Childwickbury. Chiacchierando con Chris Hastings, Christiane ha ricordato l'intera carriera del marito e le ragioni dietro al lascito del materiale cinematografico alla University of Arts di Londra. Il link contiene anche una video intervista a Steven Berkoff su Barry Lyndon.

The Kubrick Files, Chris Hastings, The Telegraph, 07/07/2008.

Etichette: ,

30 aprile 2008

Uma Thurman in Aryan Papers

L'attrice Uma Thurman ha confermato in un'intervista che era stata contattata per il ruolo principale di Aryan Papers, il film sull'Olocausto tratto dal romanzo Bugie di Guerra di Luis Begley, a cui Kubrick ha lavorato all'inizio degli anni '90.

Uma Thurman Talks About Her 'Life,' Her Rebellious Teen Years And The Future Of Kill Bill, Josh Horowitz, MTVAsia.com, 18/04/2008.

Etichette: ,

23 aprile 2008

Dan Richter e le scimmie di 2001

Inauguro la nuova rubrica Rassegna stampa con un'intervista a Dan Richter, il mimo che ha coreografato la sequenza d'apertura di 2001: Odissea nello Spazio, in cui gli ominidi incontrano il monolito alieno.

Dan Richter on Playing the Ape in ‘2001’, Bilge Ebiri, The New York Magazine, 22/04/2008.

Etichette: ,

05 aprile 2008

Documentario su Orizzonti di Gloria

Su YouTube un interessante documentario in due parti sulla realizzazione di Orizzonti di Gloria realizzato da TVO, un network televisivo canadese con programmi educativi.

Interviste agli attori Kirk Douglas e Richard Anderson e allo storico Tony Thomas, con dettagli sulla produzione, il cast, le scelte di regia di Kubrick.

Etichette: ,

08 ottobre 2006

EWS è una "stronzata"?

R. Lee Ermey, il sergente istruttore di Full Metal Jacket ha detto, durante un'intervista per la promozione di The Texas Chainsaw Massacre: The Beginning, che Kubrick riteneva Eyes Wide Shut "una stronzata" e che la colpa sarebbe tutta di Tom Cruise e Nicole Kidman.
He called me about two weeks before he died, as a matter of fact. We had a long conversation about Eyes Wide Shut. He told me it was a piece of shit and that he was disgusted with it and that the critics were going to have him for lunch. He said Cruise and Kidman had their way with him - exactly the words he used.
Personalmente trovo poco plausibile che Kubrick abbia confidato le sue idee sul film ad una persona poco discreta come Ermey e tendo a dare più credito alle parole di Emilio D'Alessandro, secondo cui Kubrick era molto contento sia del lavoro e della dedizione al progetto da parte di Tom Cruise e Nicole Kidman, sia del risultato finale. Anche Michael Herr, che aveva sentito il regista pochi giorni prima della sua morte, l'aveva trovato entusiasta per il film.

L'intera intervista ad Ermey è su Radar Online mentre il testo italiano è pubblicato da QN.

Etichette: ,

19 luglio 2006

Filmato con interviste inedite

Il precedente post annunciava un video di Kubrick alla premiere di 2001. Adesso è disponibile su Google Video l'intera trasmissione televisiva dalla TV olandese.

Il filmato contiene testimonianze da tre registi che hanno parlato di persona o al telefono con Kubrick. Inoltre, un'intervista all'attrice Johanna ter Steege svela la pre-produzione di Aryan Papers con dettagli inediti. Chiude Malcolm McDowell con un estratto dal suo spettacolo A Clockwork Orange Revisited in occasione del Festival di Venezia del 1997.

Etichette: ,

21 giugno 2006

Videointervista inedita a Kubrick

Salta fuori solo ora un'intervista filmata a Stanley Kubrick, girata per la TV olandese durante la premiére di 2001: Odissea nello Spazio a New York, il 2 aprile 1968. Il filmato è visibile su YouTube.

Katharina Kubrick Hobbs, figlia del regista, visibile brevemente nel filmato insieme alla madre Christiane, ha commentato questo video sul newsgroup alt.movies.kubrick:
OHMIGOD!!!! I have NEVER seen this piece of footage. Thank you SO much. It's wonderful. Also bizarre to see myself and my totally glamorous mother in the background. I remember that premiere very well. It was tremendously exciting and I recall feeling very grown up. I shall save this link for ever.
Katharina.

Etichette: ,

28 settembre 2005

Emilio D'Alessandro a Radio3

Oggi pomeriggio Emilio D'Alessandro, per quasi quarant'anni assistente personale di Kubrick, è stato ospite su Radio 3 al programma Hollywood Party. Ho avuto il piacere di accompagnare lui e la moglie Jeannette allo studio Rai per la diretta.

Emilio è stato come al solito delizioso: ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita accanto a Kubrick con la consueta simpatia e dolcezza. Starei ad ascoltarlo per ore. Il ritratto di Kubrick che ne viene fuori è ben diverso da come la stampa lo ha sempre trattato. Ma questo lo sapevamo già. Quello che non mi aspettavo è che Kubrick risulta diverso anche da come lo dipinge la famiglia negli ultimi anni.

Ho registrato la trasmissione e appena ho tempo "la cucino" in mp3 e la metto online.
[06/08/06: il file mp3 è online nella pagina con il racconto di Emilio.]

Etichette: ,