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05 marzo 2010

Harlan: in the Shadow of Jew Süss

E' uscito in questi giorni nei cinema americani il documentario su Veit Harlan, regista prediletto del Terzo Reich, autore dell'infame film Süss L'Ebreo che fu commissionato e salutato da Josef Goebbels come il miglior film antisemita che il Nazismo poteva sperare di avere.

Harlan: in the Shadow of Jew Süss è un documentario diretto da Felix Moeller: nel 2008 ha intervistato tutti gli eredi ancora in vita di Veit, tra cui Jan Harlan e Christiane Kubrick, nipoti del regista. Avevo parlato di questo documentario in un precedente post in cui descrivevo i dettagli della storia e ripercorrevo la decennale fascinazione di Kubrick per l'Olocausto, mai approdata ad un film.

Il documentario è stato presentato lo scorso anno nei festival europei e affronta ora il giudizio del pubblico e della critica americani. Come prevedibile, le recensioni che appaiono in rete in questi giorni sono totalmente polarizzate, tra chi scrive come il documentario riesca a raccontare efficacemente la storia della famiglia Harlan lacerata da questa esperienza tanto da diventare metafora dell'intera Germania che tenta di elaborare l'orrore dell'Olocausto, e chi liquida il lavoro di Moeller come superficiale, banale e inconcludente.

Di seguito il trailer e uno speciale della TV tedesca sul film. Maggiori informazioni sul sito della casa distributrice, Zeitgeistfilms.





Harlan: In the Shadow of the Jew Suess, Jay Weissberg, Variety 31.05.2009
Harlan: In the Shadow of Jew Süss, Jason Bailey, DVDTalk 03.03.2010
Harlan: In the Shadow of "Jew Süs", Cynthia Fuchs, Pop Matters 03.03.2010
Film Review: Harlan—In the Shadow of Jew Süss, Eric Monder, Film Journal 03.03.2010
Harlan: In the Shadow of Jew Suss - Film Review, Frank Scheck, The Hollywood Reporter 04.03.2010
Studying the mind that made 'Jew Suss', V.A. Musetto, New York Post 05.03.2010
Harlan - In the Shadow of Jew Süss, Arya Ponto, Justpressplay.net 09.03.2010
Harlan - In the Shadow of Jew Süss, movie review, Peter Reiner, Christian Science Monitor 12.03.2010

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02 marzo 2010

E' morto Robert McCall

Lo scorso venerdì 26 febbraio è morto all'età di 90 anni Robert McCall, visionario artista che ha collaborato con Kubrick al design delle locandine di 2001: Odissea nello Spazio. Sono suoi i disegni con le astronavi in orbita e i concept design della centrifuga, tutti utilizzati in alcuni poster, nelle copertine degli LP e nella promozione del film sulle riviste.

McCall aveva iniziato a lavorare nei primi anni '60 illustrando gli articoli di LIFE sull'imminente esplorazione del cosmo. Dopo 2001 ha lavorato per altri film di fantascienza, tra cui il primo Star Trek.

Nella sezione Vintage è disponibile l'articolo del giugno 1968 How they filmed 2001: A Space Odyssey dalla rivista Popular Science con un paio di tavole realizzate da McCall. Nel primo articolo della rassegna stampa altri suoi disegni.


Space Illustrator Robert McCall Dies at 90, Keith Kelsey, Flavorwire 01.03.2010
Prominent Artist Robert McCall, 90, Dies, MyFoxPhoenix 01.03.2010
'2001: A Space Odyssey' Artist Robert McCall Passes Away, Eric Chu, Cinemaspy 01.03.2010
Addio a Robert McCall, l'artista visionario padre dell'arte spaziale, Quotidiano.net 02.03.2010
Robert T. McCall, Space Artist, Dies at 90, The New York Times 05.03.2010

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15 febbraio 2010

Anthony Frewin su Kubrick

In un'intervista per il magazine Viceland, Anthony Frewin, assistente di Kubrick, parla delle idee del regista per realizzare il Napoleon; tuttavia le parti più interessanti dell'articolo non hanno a che fare con il progetto sull'Imperatore francese, ma sono pennellate che illustrano la vita con il regista.

Dopo un commento all'inevitabile domanda sul perfezionismo e il lavoro preparatorio per documentarsi sul soggetto – "L'estenuante ricerca aveva un fine preciso. Stanley diceva 'Dio è nei dettagli.' Però sapeva quando farla finita, quando fermarsi" – Frewin racconta la passione di Kubrick per i gadget tecnologici:
Diceva sempre che qualsiasi cosa permettesse di risparmiare tempo valeva il suo peso in oro. Tutti noi eravamo una specie di luddisti, ma lui no. Nel 1980 comprò i computer IBM a tutti, quegli schermi verdi da 12 pollici, i primi PC in commercio. Non avevano neppure un hard disc, avevano due floppy. E Stanley diceva, "Questo è il futuro, questo è quello che useremo." E io rispondevo, "No, mi piace battere a macchina quel che scrivo, tirare via il foglio e vedere come è venuto," e lui ribatteva, "No, senti, devi sbarazzarti di quella roba, questo è il futuro, è già arrivato." Non era affatto conservatore in questo senso. Avevamo il fax prima di tutti gli altri; la gente diceva, "A che cazzo ti serve un fax?" Ma lui adottava subito qualsiasi cosa facesse risparmiare tempo e rendesse tutto più ordinato.
Chiude questa bella immagine: "La gente mi chiedeva 'Qual è la struttura del personale alla Hawk Films?' e io rispondevo 'Beh, c'è Stanley in cima, e poi tutti gli altri.' Non c'erano schiere di dirigenti di medio livello, c'era solo Stanley all'apice e tutti noi allineati sotto."

A lot of work, very little actual movie, Alex Godfrey, Viceland 10.02.2010

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15 gennaio 2010

Jan Harlan ancora sul Napoleon

In attesa delle ultime due puntate della maxi recensione dello Stanley Kubrick's Napoleon, vi segnalo un interessante articolo dell'Independent con alcune dichiarazioni di Jan Harlan, Christiane Kubrick e Alison Castle.

Scopriamo così l'inizio della collaborazione di Harlan con il cognato regista, proprio a causa del film sull'imperatore corso.
"It was very tough to find out [Napoleon] wasn't going ahead. Stanley was extremely unhappy. I'd thought I'd go back to Zurich, where I come from originally, but then my wife and I fell in love with England. She wanted to stay here and Stanley liked me and I liked him. So we all settled here, and threw ourselves into our work."
Poco dopo Harlan descrive Kubrick come lo studente modello in qualsiasi disciplina e quella [xxx] di Alison Castle si vanta di quanto abbia avuto carta bianca sul progetto.

In finale, Harlan confida nuovamente di aver tentato di resuscitare il Napoleon.
"Ridley Scott knows that we have the material and we put it to Ang Lee. What was silly was I had Steven Spielberg and Ang Lee on a table and I tried to say, 'hey, this is something real,' instead of Hulk. But they went and did Hulk, so what can I do?"
Smetterla, per esempio?

Stanley Kubrick - A dream movie revisited, Rob Sharp , The Independent 15.01.2010

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20 dicembre 2009

Intervista a Diane Johnson

Anacronistico e bizzarro articolo, quello di Mario Serenellini sul Venerdì di Repubblica dell'altro giorno, scritto per pubblicizzare The Stanley Kubrick Archives della Taschen (del 2005!) al posto del Napoleon appena uscito, con un'intervista a Diane Johnson, co-sceneggiatrice di Shining, e un vecchio commento di Martin Scorsese tradotto dai Cahiers du Cinéma.

Un calderone senza senso, che spreca pure l'occasione di far dire alla Johnson, di solito un pozzo di intelligenza, acume e incisività, qualcosa di decente. A parte una gustosa frecciata a Stephen King, "obbligato a girare una propria versione" del romanzo per la TV e adesso perso dietro la scrittura di un sequel ("Il film deve essere stato un terremoto delle sue insicurezze"), le uniche due risposte degne di nota sono le seguenti:
Confrontandosi sul libro, mi divenne sempre più chiaro che, per lui, il nocciolo era l'odio d'un padre verso il figlio. Una storia di famiglia: dove andava approfondita il più possibile la descrizione psicologica del ragazzino. Scartando le componenti classiche dell'horror – il fantastico, il mistero, le apparizioni spaventose – voleva che il terrore si scatenasse da una situazione organica.
Ancora una volta, la normalità quotidiana rovesciata in enigma, in allarme. [...]
In Shining pretendeva che il ribaltamento si realizzasse già nei dialoghi dell'inizio, neutri, e proprio per questo sospetti, minacciosi, perché senza preavviso suscettibili d'improvvisi giri di boa. Dialoghi scorrevoli, incolori, ma con dentro un virus pronto ad esplodere.
La vera notizia contenuta nell'articolo è l'arrivo in Italia dell'installazione "Unfolding Aryan Papers" delle sorelle Wilson, intitolata "The Aryan Couple" (titolo che spero vivamente essere un errore del giornalista): in primavera, grazie all'interessamento della Fondazione Museo Archeologico Virtuale di Ercolano.

Quando facemmo Shining e litigammo con Stephen King, Mario Serenellini, il Venerdì di Repubblica 18.12.2009

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12 dicembre 2009

Party di lancio del Napoleon

In attesa di pubblicare la quarta parte delle recensioni allo Stanley Kubrick's Napoleon, segnalo un articolo scritto da uno dei giornalisti invitati al party di lancio del libro che si è svolto l'8 dicembre scorso a Childwickbury, residenza privata della famiglia Kubrick.

The greatest movies never made, Peter Aspden, Financial Times 11.12.2009

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15 novembre 2009

Intervista a Ed Harris

L'attore Ed Harris, noto per i suoi ruoli in The Abyss di James Cameron e The Truman Show di Peter Weir, conferma in questa intervista di aver ricevuto l'offerta di interpretare il ruolo del Sergente Hartman in Full Metal Jacket.

Ospite del Denver Film Festival, Harris ha dichiarato di non avere un ruolo preferito nella sua carriera, né un'occasione mancata da rimpiangere – tranne appunto il ruolo di Hartman. Kubrick lo chiamò personalmente per offrirglielo e quando Harris rispose "No, non penso proprio," Kubrick restò di sasso: "Mi stai prendendo in giro?"

Non è tanto aver perso quel ruolo (considerando anche la stupefacente performance di R. Lee Ermey, vero ex sergente istruttore), quanto la possibilità di lavorare con Kubrick che oggi Harris rimpiange. Come dargli torto.

DFF: An Evening With Ed Harris, Elisabeth Rappe, Cinematical.com 14.11.2009

Aggiunta del 21.11.2009
E' uscito un altro articolo che racconta con esattezza le parole dette da Harris alla serata in suo onore, quando gli è stato chiesto se c'è un ruolo che rimpiange di non aver accettato.
"I don't really regret turning [Full Metal Jacket] down, but it's notable. [...] Stanley Kubrick wanted me to play that sergeant fellow, who was played by a real Army guy (R. Lee Ermey). I don't remember what was going on with me at that time, I think I'd just finished something, but I said no to him. I remember I was sitting in our kitchen. He called me on the phone. I must not have met him. And he asked me if I wanted to do it. And I said no. I had to explain, have a little bit of explanation, and there was a pause. And he says, 'You're kidding me.' And I said, 'No, I've thought about it.' Anyway, I never worked with Kubrick; that was the one chance I had; but I don’t think I could have done a better job than the fellow who did it; I don't really regret that I didn't do it; I regret that I didn't work with Kubrick."
Why A Full Metal Jacket Never Fit Ed Harris, Michael Bialas, BlogCritics 20.11.2009

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04 novembre 2009

Scorsese e il Blu-ray di Stranamore

Martin Scorsese, ospite d'onore alla conferenza Blu-Con 2.0 tenutasi a Beverly Hills lo scorso 3 novembre, ha dato prova di essere l'ennesima vittima del morbo del restauratore pazzo.


Dopo essersi detto assolutamente entusiasta per l'efficacia del Blu-ray nel ricreare a casa l'esperienza cinematografica meglio di qualsiasi altro supporto sviluppato precedentemente, Scorsese ha risposto in videoconferenza alle domande di Gordon Crisp, vice presidente del reparto management, restauro pellicola e digital mastering della Sony Pictures Entertainment.

Quando è stata tirata in ballo la versione in Blu-ray del Dottor Stranamore, distribuito appunto dalla Sony come titolo di punta del catalogo classico, Crisp ha confessato che restaurando il film i tecnici si sono accorti che nelle sequenze in cui il bombardiere B52 viene inquadrato dall'esterno erano visibili i sottili fili che sostenevano il modellino dell'aeroplano. "Siamo stati costretti a chiederci cosa avrebbe fatto Stanley," ha dichiarato Crisp, "e abbiamo deciso che li avrebbe cancellati." Bravi, bell'interpretazione della volontà altrui. A poco serve precisare che il master digitale della pellicola verrà conservato integro e che la modifica riguarda solo l'edizione per il commercio.

"Vuoi che le cose restino accurate," ha aggiunto subito dopo Scorsese, "ma non così tanto da far vedere i fili sull'aereo." Eppure giusto qualche istante prima di questo infelice commento il regista aveva ricordato che agli inizi degli anni '90 Kubrick, in mancanza di mezzi tecnologici adeguati, era così preoccupato del deterioramento del Dr. Stranamore che si era ingegnato a preservare la pellicola fotografando ogni fotogramma della sua copia personale con una reflex 35mm.

Oltre a ridacchiare sull'aneddoto, Scorsese avrebbe potuto rifletter meglio sulla motivazione che aveva spinto Kubrick a intraprendere un tale certosino lavoro.

E dire che Scorsese viene considerato oggi uno dei registi più attivi nella preservazione dei film in pellicola. Nel maggio del 1990 aveva dato il via – tra l'altro assieme a Kubrick – alla Film Foundation for Film Preservation, organizzazione di cui era stato il portavoce e il presidente. Lo statuto della fondazione, sottoscritto da Scorsese, Kubrick, Coppola, Allen, Pollack, Spielberg e Lucas, prevedeva l'impegno a difendere e preservare i film del passato al fine di proteggere la visione dei registi che li avevano creati. All'epoca i film erano ancora un patrimonio culturale, evidentemente.

Eppure basterebbe un dizionario per sapere cosa vuol dire restauro; la definizione non è certo vicina a quanto dichiarato da Scorsese: il digitale "dà la possibilità di utilizzare tecnologie non disponibili quando i film sono stati realizzati."

Dopo gli stupri perpetrati da Steven Spielberg ai danni di E.T. L'extra-terrestre e le release debuggate di Guerre Stellari ad opera di George Lucas, oggi ci siamo persi un altro regista.

Scorsese: Blu-ray Is Incredible, Thomas K. Arnold, Home Media Magazine 03.11.2009
Blu-ray Brings a Smile to Martin Scorsese's Face!, Michael S. Palmer, Hi-Def Digest 04.11.2009
Scorsese Extols Blu-ray, Stephen Silver, Dealerscope 04.11.2009

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26 ottobre 2009

Aggiornamenti sul Napoleon

Un secondo slittamento per l'uscita del Napoleon edito dalla Taschen: il libro sarà negli scaffali il 9 novembre rispetto a quanto precedentemente annunciato (settembre, poi ottobre).

Nel frattempo è stato fissato un incontro di presentazione del libro con Jan Harlan, Christiane Kubrick, la curatrice Alison Castle e il responsabile del design della M/M, l'agenzia che ha ideato e realizzato il libro-cassaforte: si terrà a Parigi, al Taschen Store di Rue de Buci 2, il 19 novembre dalle ore 18:00 alle 20:00.

Il sito della Taschen ha infine aperto la sala stampa, da cui è possibile scaricare i PDF dei vari articoli promozionali usciti sui quotidiani e le riviste di tutto il mondo. Da tenere d'occhio perché sarà costantemente aggiornata man mano che usciranno altri articoli nelle prossime settimane.

Tra quelli già pubblicati, segnalo in particolare l'intervista di Filmmaker Magazine ad Alison Castle e Jan Harlan, in cui la prima ammette che qualsiasi regista volesse riprendere in mano il progetto da dove Kubrick l'aveva lasciato si troverebbe di fronte a una "missione suicida" mentre il nostro benamato si dice più ottimista (ma dai?) e ripete per l'ennesima volta i nomi di Ang Lee e Ridley Scott. Alla fine, fortunatamente, anche Jan Harlan ha un sussulto di buon senso e confessa che il libro è e probabilmente resterà solo un artefatto storico: "Sarà uno studio fondamentale su come i film vengono pianificati e su come questo aspetto è cambiato e si è sviluppato nei 40 anni passati."

Buried treasure, Jason Guerrasio, Filmmaker Magazine 01.11.2009

Tuttavia, a giudicare dagli altri articoli presenti nella sala stampa, non c'è molto da stare allegri perché il tour promozionale del Napoleon, appena cominciato, coinvolge sempre e comunque Jan Harlan: se gli articoli pubblicati per il lancio dello Stanley Kubrick Archives nel 2005 prevedevano un pezzo standard di P.R., una recensione del redattore della rivista in questione e qualche rarissima intervista alla Castle, questa volta non c'è articolo di peso senza la presenza del "cognato produttore." Sarebbe già qualcosa scrivessero "produttore esecutivo", senza scippare a Kubrick il ruolo – fieramente difeso per tutta la vita – di produttore dei suoi film.

Le Waterloo de Kubrick, Didier Jacob, Le Nouvel Observateur 21.10.2009 (PDF, 0.95 MB)
Il più grande film mai girato, Carlotta Mismetti Capua, La Repubblica 18.10.2009 (PDF, 2.72 MB)
The greatest movie never made, Malibu Magazine 15.10.2009 (PDF, 0.30 MB)
They call it the greatest movie never made, Jeff Dawson, Sunday Times Culture 04.10.2009 (PDF, 1.58 MB)

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19 ottobre 2009

Promozione italiana sul Napoleon

Ieri, sull'inserto domenicale di Repubblica c'erano un paio di pagine di promozione per il libro sul Napoleon, due articoli per dare un'infarinatura sugli anni di preparazione del progetto e raccontare ai profani chi era il regista Stanley Kubrick.

Il primo articolo, firmato da Carlotta Mismetti Capua, combina un'intervista al sempre pronto Jan Harlan con alcuni estratti dagli appunti e dalle note scritte da Kubrick a margine dei vari libri, frammenti di quel che sarà contenuto nei dieci librini inseriti nel "volume monstre" (come viene definito nell'articolo) della Taschen.
Un'opera fuori misura, come il film: dieci libri con migliaia di fotografie di location, vestiti e tabacchiere, annotazioni, bibliografie storiche, la sceneggiatura e tutta la corrispondenza e i suoi appunti. Qui è rimasto quello che avremmo visto nel film che mai vedremo. L'amore, la gloria, la vanità e il genio di Napoleone, guardato negli occhi da Kubrick. In una di queste note aveva scritto una frase di Francis Bacon: "È impossibile amare ed essere saggi." In un'altra scrive: "N: non aveva un piano. Era intossicato dal potere. Non lo considero uno dei migliori o dei più onorabili uomini della storia, solo uno dei più interessanti." Ma sull'onore di un tale genio aveva dubbi, come conferma una delle minute: "Forse è così: il più grande maestro di scacchi non può battere il peggiore giocatore in meno di un certo numero di mosse." Kubrick era stato un maestro di scacchi, e forse considerava Napoleone solo un gambler.
Jan Harlan, oltre a ripetere che il film è realizzabile – "Non dubito che questo film si possa ancora fare," dice compiaciuto chiamando a rapporto Ang Lee e Ridley Scott come aveva già fatto sul Sunday Times – ci dice quale secondo lui è l'oggetto più curioso conservato da Kubrick negli scatoloni di ricerca:
"Le unghie di legno dei cavalli. Si era fissato su queste unghie dopo aver saputo che i russi usavano unghie di legno per coprire gli zoccoli dei cavalli. Ma i russi avevano ragione: a quelle temperature senza le unghie di legno Napoleone perse ventimila cavalli. E la guerra."
Il secondo articolo, scritto da Antonio Gnoli, è un pezzo di apprezzabile critica cinematografica, sporcato tuttavia da una serie di triviali aneddoti sulle manie del regista, per altro inventati in larga parte di sana pianta:
Negli ultimi anni sviluppò una fobia per le infezioni. Sospettava di ognuno e temeva gli effetti indesiderati della realtà. Aveva acquistato un paio di pistole e girava con un coltellaccio nella borsa per paura di essere aggredito. Aveva smesso di guidare l'auto e sentiva montargli il panico ogni volta che doveva viaggiare in aereo. Smise a un certo punto di prenderlo. Quegli occhi scuri e un po' sbarrati, che davano al suo largo volto la forza di un radar, sembravano smarrirsi nel vuoto. Contrastava questo stato d'animo con altre ossessioni. Cominciò a prendere appunti su tutto. Moltiplicò la maniacalità sul lavoro, sul set, nella vita. Come il suo alter ego Napoleone, cercò fino all'ultimo la perfezione ben sapendo che l'errore umano era in agguato in ogni scelta, in ogni gesto.
Francamente sono proprio stufo di vedere che il giochino del regista pazzo non si è fermato neppure dopo dieci anni dalla morte di Kubrick. Questa idea dell'uomo reso inabile dalle ossessioni esplorate dal regista, già di per sé speciosa, risulta stucchevole già alla seconda lettura. Chissà cosa deve succedere perché si possa finalmente passare ad altro. E' un peccato perché nella parte centrale, quando Gnoli si concentra sull'opera di Kubrick senza andare a sguazzare nella mitologia d'accatto, l'articolo tocca anche degli ottimi punti di critica:
Kubrick era pessimista circa le possibilità che il genere umano si potesse in qualche modo redimere. Le guerra descritta in Orizzonti di Gloria e Full Metal Jacket, la violenza esplosiva di Arancia Meccanica e Shining, la follia grottesca di Dottor Stranamore, il gesto di sopraffazione criminale che apre 2001: Odissea nello Spazio, la nera attrazione erotica che governa Lolita e Eyes Wide Shut, l'inganno e il cinismo raccontati in Barry Lyndon mostrano un percorso complicato, ma visibile, del modo in cui l'animo umano sembra prediligere gli inferi al cielo. La maniera imperturbabile con cui Kubrick ha raccontato tutto questo ha indotto alcuni critici a scorgere in lui una perversa attrazione per la crudeltà umana. Ma quello che è passato a volte per compiacimento è in realtà, fin dall'inizio, cioè fin da Rapina a Mano Armata, l'impossibilità di esprimere un giudizio morale, e di trovare una verità umana convincente.

Cinema dentro gli scatoloni, Carlotta Mismetti Capua, La Domenica di Repubblica 18.10.2009
L'uomo che voleva essere imperatore, Antonio Gnoli, La Domenica di Repubblica 18.10.2009

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Di nuovo Malcolm McDowell

A poca distanza dalle dichiarazioni su Arancia Meccanica rilasciate in occasione dell'uscita americana di Halloween 2, Malcolm McDowell torna a discutere il film e il ruolo che l'hanno reso immortale.

Nulla di nuovo, ma piacevole da risentire.

Clockwork allure is timeless, Craig S. Semon, Worchester Telegram & Gazette 16.10.2009

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17 ottobre 2009

Intervista a Matthew Modine

Il blog The Hollywood Interview presenta un'intervista a Matthew Modine, protagonista di Full Metal Jacket. L'attore ricorda l'esperienza con Kubrick, sfatando ancora una volta il mito del regista che pianifica ogni dettaglio e ribadendo quanto invece fosse importante la componente di improvvisazione sul set e quanto tempo venisse speso per provare strade differenti e lasciare la porta aperta al caso e alle intuizioni del momento.

Matthew Modine: Better angels, Alex Simon, The Hollywood Interview 16.10.2009

Modine aveva raccontato compiutamente il lavoro svolto per Kubrick nel suo memoriale Full Metal Jacket Diary, un ottimo diario di bordo che l'attore aveva tenuto durante le riprese del film a Beckton. In questa intervista rivela di aver inaugurato un sito internet collegato al libro in cui ciascun lettore può registrare la propria copia e vedere dove sono finiti nel mondo i 20.000 esemplari della tiratura limitata. Io ho registrato la mia copia n. 19.863, voi che aspettate?

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04 ottobre 2009

Napoleon: nuove testimonianze

Un articolo del Sunday Times di oggi racconta la genesi del progetto Napoleon: in occasione dell'uscita del libro della Taschen, un giornalista è stato convocato da Jan Harlan per essere sottoposto al consueto tour promozionale nei magazzini di Childwickbury.

Tra una scatola di cimeli e l'altra (nella foto una prova costumi recuperata negli archivi), Harlan sciorina i soliti aneddoti, aggiungendo ben poco di nuovo. Fortunatamente arriva in soccorso Andrew Birkin, assistente di Kubrick per 2001: Odissea nello Spazio, così l'articolo non resta solo un spot commerciale per il costoso volume in uscita.

Birkin racconta i viaggi in Europa alla ricerca di location da fotografare e le esaustive ricerche storiche sul personaggio, con qualche chicca come la sinistra coincidenza avvenuta alla fine del 1969. Birkin ricevette un telegramma da Kubrick mentre era a Vienna: "Torna a casa." Portava con sé un regalo di Natale che era certo avrebbe divertito Kubrick: la maschera mortuaria di Napoleone. Quando Kubrick aprì la scatola, con il volto ceruleo dell'imperatore che lo fissava, impallidì anch'egli: "Non hai saputo?" confessò rigido a Birkin, "La MGM ha staccato la spina." Il progetto era morto. Kubrick tentò varie volte di resuscitarlo, senza successo.

Alla fine dell'articolo, Harlan conferma la voce girata qualche anno fa su internet: il regista Ang Lee (La Tigre e il Dragone, I Segreti di Brokeback Mountain) era in lizza per dirigere la sceneggiatura di Kubrick: "Mi sono incontrato con Steven Spielberg e Ang Lee," dichiara Harlan, "noi tre assieme. Eravamo d'accordo che Ang Lee sarebbe stato un grande regista per il progetto, ma era impegnato con Hulk e poi l'occasione non si è ripresentata. C'eravamo così vicini." Ringraziamo l'incazzoso gigante verde.

Anche Ridley Scott ha ricevuto lo script in lettura (altro rumor confermato): "Se Ridley lo vuol fare, e se riesce a tirar su i soldi per farlo, sarò il primo ad applaudire," confessa Harlan. Non ho grandi difficoltà a immaginarmi la scena. "E' un film, è sul mercato," mi conferma malizioso in chiusura. Suvvia, che non gli volete dare 100 milioni?

Stanley Kubrick's Napoleon: the greatest movie never made?, Jeff Dawson, The Sunday Times 04.10.2009

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03 settembre 2009

Malcolm McDowell su Arancia Meccanica

Malcolm McDowell, indimenticabile interprete di Alex, il protagonista di Arancia Meccanica, è tornato alla ribalta in questi giorni grazie al suo ruolo in Halloween 2, sequel/remake di Rob Zombie della saga iniziata da Carpenter alla fine degli anni '70.

Nelle interviste promozionali per l'horror appena uscito nelle sale statunitensi, McDowell non ha potuto tirasi indietro di fronte alle inevitabili domande sul ruolo che lo ha reso immortale e sul film epocale di Kubrick.

Come aveva fatto per il commento audio al film, registrato per l'Edizione Speciale in due dischi, McDowell afferma che all'epoca dell'uscita Arancia Meccanica, essenzialmente una commedia nera, era stato preso troppo sul serio e trascinato nella ridda di polemiche sulla violenza: oggi, a distanza di trent'anni, il pubblico riesce a vederne l'aspetto grottesco da parabola satirica.

Più interessante — e nuova — è la sua idea che Arancia Meccanica fosse, per molti versi, un film profetico: l'uso pervasivo di droghe, le gang violente, lo stato che prende il controllo e impone terapie correttive, il Patriot Act americano che è quasi in perfetto "stile Clockwork"...

Proprio vero: più passa il tempo e più anche Malcolm, come il vino buono e Arancia Meccanica stesso, migliora.

Malcolm McDowell has a laugh in 'Halloween II', Susan King, Los Angeles Times 29.08.2009
Malcolm McDowell: "We've become immune to violence", Jeanne Wolf, Parade 01.09.2009
McDowell on the prophecies of A Clockwork Orange, Hollywood Outbreak 03.09.2009

Nell'ultima pagina è presente anche un estratto audio dall'intervista, che può essere scaricata in due file mp3 da questi link diretti: parte 1, parte 2.

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27 agosto 2009

Tinto, dici sul serio?

In un'intervista per L'Espresso, il regista Tinto Brass, sempre in cerca di legittimazione artistica e intellettuale per il suo cinema erotico e finalmente accontentato con una retrospettiva al prossimo Festival del Cinema di Venezia, torna a parlare di Kubrick e delle misteriose coincidenze che legano le due carriere registiche.
[Il mio film Nerosubianco] aveva avuto un certo successo. Ero anche stato invitato a Hollywood dalla Paramount. Volevano fare un film con me. Mi avevano proposto un libro da leggere. Io però avevo in mente di fare L'urlo. [...] Letto il libro, gli ho detto grazie è bellissimo, ma prima voglio fare il mio film. E così è stato. Vuol sapere il titolo del libro? A Clockwork Orange. Il film poi se l'è fatto Stanley Kubrick.
Ah, cosa sarebbe stato Kubrick senza il rifiuto di Tinto. Ma sicuramente in Arancia Meccanica avremmo visto più culi.

Non so perché, ma mi viene sempre il sospetto di mitomania.

Ricordiamo anche la precedente epifania di Kubrick nella colorita carriera del Tinto nazionale. Nel 2002, all'uscita di Senso '45, versione del romanzo di Camillo Boito dopo quella viscontiana (la decenza m'impedisce di far paragoni), la commissione censura dette al film con Gabriel Garko e Anna Galiena un visto VM18, facendo infuriare il regista veneziano.
"Sono mortificato e offeso, nella storia il sesso c'è, ma in funzione della deriva passionale dei protagonisti: temi adatti anche a un pubblico di quattordicenni. Poi una delle scene nel mirino, quella dell'orgia, dura 'solo' 20 minuti, contro la mezz'ora di Eyes Wide Shut di Kubrick: eppure a lui gli hanno dato il divieto di 14 anni... [...] Nella sua sequenza dell'orgia la sessualità è concepita in termini funerari; nella mia, invece, è vista in maniera beffarda. E in Italia si accetta solo l'erotismo in versione quaresimale, punitiva."
Magari Tinto ha anche ragione sull'idiozia della censura (siamo sempre pronti qui a dare addosso a ogni censore, membro di associazioni dei genitori o chiunque tenti di imporre la propria limitata visione sull'arte), ma certo un'orgia di mezz'ora in Eyes Wide Shut l'ha vista solo lui.

Ci piace chiudere con questa dichiarazione di intenti brassiana, formulata sempre nel 2002, che fa impallidire qualsiasi fraseggio di Kubrick: "Quando ho a che fare con delle attrici principianti dico loro 'voglio vedere il culo perché è lo specchio dell'anima'." Ass Wide Shut.


Tinto Brass: "Grazie Papi", Alberto Dentice, L'Espresso 27.08.2009
"La mia orgia censurata, quella di Kubrick no", Claudia Morgoglione, La Repubblica 08.04.2002

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10 agosto 2009

Aryan Papers in arrivo?

Un articolo del Times rivela che la famiglia di Stanley Kubrick ha contattato la Warner Bros. per promuovere la realizzazione della sceneggiatura di Aryan Papers, scritta da Kubrick a partire dal romanzo di Louis Begley e poi abbandonata all'inizio degli anni '90.

L'onnipresente Jan Harlan, parlando all'apertura della mostra Unfolding Aryan Papers realizzata dalle sorelle Wilson presso il Festival di Edinburgo, ha dichiarato che la Warner dovrebbe contattare un famoso regista per dirigere il progetto, per esempio Ang Lee. Anni fa era stato fatto il nome di Ridley Scott.

La sceneggiatura è di proprietà della Warner e in più di un'occasione Harlan aveva espresso il proprio rammarico per la sua mancata realizzazione. Per A.I. Intelligenza Artificiale, i cui diritti appartenevano alla Kubrick Estate, Harlan aveva avuto la strada spianata ed era riuscito in soli due anni a coinvolgere Spielberg, a produrre il film e a farlo distribuire nelle sale alla Warner — mentre tra l'altro era in giro per il mondo a intervistare testimoni per il suo A Life In Pictures.

Per Aryan Papers la pesca si sta rivelando un po' più complicata del previsto: "Sarei felice di esser coinvolto nel progetto," ha concluso Harlan lanciando l'amo, mosso da chiari intenti artistici. Come è una chiara coincidenza che abbia appena appena finito di supervisionare il Napoleon per la Taschen. In qualche modo dovrà pur impiegare il tempo libero.

Kubrick’s family want Holocaust film made, Stuart MacDonald, The Sunday Times, 09.08.2009

Aggiunta del 12.08.2009: da quando il precedente articolo è stato pubblicato, la notizia è rimbalzata su decine di siti internet, con il nome di Jan Harlan bene in evidenza e senza farsi mancare grasse cavolate tipo questa: "Currently on display at an Edinburgh Festival exhibition are the late cinematic master's research sources for what was to be his next film after EYES WIDE SHUT called THE ARYAN PAPERS."

Andrebbe anche ricordato che nel 2005 la Warner Bros., attraverso la sua sussidiaria Warner Independent Pictures, aveva firmato un contratto con la John Wells Productions per portare sullo schermo il romanzo di Begley: l'adattamento era stato affidato a William Monahan, autore degli script di Le Crociate di Ridley Scott e The Departed di Scorsese, senza alcuna intenzione di resuscitare la sceneggiatura di Kubrick.

WIP a 'Wartime' recruit, Claude Brodesser, Variety, 10.05.2005

Ecco perché nessun portavoce della Warner ha commentato le dichiarazioni di Harlan. Che sia l'ultimo disperato tentativo del cognato produttore? (Tentativo non si dice di cosa, per eleganza. Ma anche: produttore, non si dice di cosa, per la stessa eleganza.)

Scommessa: nel 2014 la Taschen pubblicherà una lussuosa edizione della sceneggiatura Aryan Papers dal costo di 2500 dollari. Gadget della prima edizione: cartoline esclusive da Auschwitz.

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