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22 febbraio 2010

Interviste a Dullea e Lockwood

Il regista Sean Dunne ha intervistato Keir Dullea, interprete di David Bowman in 2001: Odissea nello Spazio, per il programma 1968 di History Channel.



Gary Lockwood, l'altro astronauta a bordo della Discovery, ha introdotto il film a una proiezione a Chicago nel maggio dello scorso anno. L'articolo presenta il personaggio piuttosto bene, anzi è lo stesso Lockwood che si qualifica da solo definendosi "una puttana in viaggio."

Tra gli aneddoti, sempre col sospetto di mitomania, segnaliamo questa frase di Kubrick per rassicurare attori e Arthur C. Clarke dopo la disastrosa anteprima newyorkese: "Tonight we go to L.A. and it will be different. They love movies there. Not only will they like it, they'll be lost in adulation. The encomiums will fly." Suona molto poco da Kubrick, e non mi sorprende.

‘2001: A Space Odyssey’ star Gary Lockwood visits Music Box Theatre, Michael Phillips, Chicago Tribune 08.05.2009

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15 febbraio 2010

Anthony Frewin su Kubrick

In un'intervista per il magazine Viceland, Anthony Frewin, assistente di Kubrick, parla delle idee del regista per realizzare il Napoleon; tuttavia le parti più interessanti dell'articolo non hanno a che fare con il progetto sull'Imperatore francese, ma sono pennellate che illustrano la vita con il regista.

Dopo un commento all'inevitabile domanda sul perfezionismo e il lavoro preparatorio per documentarsi sul soggetto – "L'estenuante ricerca aveva un fine preciso. Stanley diceva 'Dio è nei dettagli.' Però sapeva quando farla finita, quando fermarsi" – Frewin racconta la passione di Kubrick per i gadget tecnologici:
Diceva sempre che qualsiasi cosa permettesse di risparmiare tempo valeva il suo peso in oro. Tutti noi eravamo una specie di luddisti, ma lui no. Nel 1980 comprò i computer IBM a tutti, quegli schermi verdi da 12 pollici, i primi PC in commercio. Non avevano neppure un hard disc, avevano due floppy. E Stanley diceva, "Questo è il futuro, questo è quello che useremo." E io rispondevo, "No, mi piace battere a macchina quel che scrivo, tirare via il foglio e vedere come è venuto," e lui ribatteva, "No, senti, devi sbarazzarti di quella roba, questo è il futuro, è già arrivato." Non era affatto conservatore in questo senso. Avevamo il fax prima di tutti gli altri; la gente diceva, "A che cazzo ti serve un fax?" Ma lui adottava subito qualsiasi cosa facesse risparmiare tempo e rendesse tutto più ordinato.
Chiude questa bella immagine: "La gente mi chiedeva 'Qual è la struttura del personale alla Hawk Films?' e io rispondevo 'Beh, c'è Stanley in cima, e poi tutti gli altri.' Non c'erano schiere di dirigenti di medio livello, c'era solo Stanley all'apice e tutti noi allineati sotto."

A lot of work, very little actual movie, Alex Godfrey, Viceland 10.02.2010

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13 febbraio 2010

2001 avatarizzato

Un utente di Flickr, dall'opportuno nome di Avatizer, ha prodotto una serie di ritratti di personaggi famosi avatarizzati. Poteva sfuggire al trattamento anche il nostro affezionatissimo?


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10 febbraio 2010

Anthony Burgess nel 1972

Mi sono imbattuto in un vecchio articolo scritto da Anthony Burgess per il Rolling Stone. Già a un anno di distanza dall'uscita del film, l'autore di Arancia Meccanica inizia a tradire un certo leggerissimo fastidio: se al momento l'irritazione pare scaturire dal fatto che la fama gli sia arrivata da un libro "minore", in seguito la crescente notorietà del film e del regista a dispetto del romanzo e di Burgess stesso causeranno una ritrattazione sempre più netta.

Al momento tuttavia godiamoci questi due gustosi estratti, il primo in tema con gli ultimi post del blog (apparentemente, oggigiorno, non si scappa dal Napoleon):
As Kubrick's next film is to be about Napoleon, I find myself now writing a novel about Napoleon. God knows why I am doing this; there is no guarantee that he will use it, or even that the book will be published. Just the fascination of what's difficult, or an expression of masochism that lies in all authors, or a certain pride in attacking the impossible. My Napoleon novel will be very brief, and to write a brief novel on Napoleon is far more difficult than to write War and Peace. But you can take this present labour as a product of the Orange film, and by God it is a labour.
Burgess concluderà il suo romanzo, Napoleon Symphony, e lo darà alle stampe nel 1974, ma non lo vedrà neppure sfiorato da Kubrick: l'unico riferimento a Burgess tra il carteggio del Napoleon recentemente esaminato è lo sbrigativo appunto "Burgess – how do I read his novel" inserito nelle bozze del contratto con la Warner Bros.

Il secondo estratto degno di nota riguarda l'annoso tema dell'influenza dell'arte sulla vita, sotto l'ombra sempre incombente della censura, qui sapientemente preso in giro da Burgess che in un lampo di prescienza azzecca anche la previsione sulle future polemiche sulla delinquenza giovanile.
All works of art are dangerous. My little son tried to fly after seeing Disney’s Peter Pan. I grabbed his legs just as he was about to take off from a fourth story window. A man in New York State sacrificed 67 infants to the God of Jacob; he just loved the Old Testament. A boy in Oklahoma stabbed his mother’s second husband after seeing Hamlet. A man in Kansas City copulated with his wife after reading Lady Chatterley’s Lover. After seeing A Clockwork Orange, a lot of boys will take up rape and pillage and even murder – The point is, I suppose, that human beings are good and innocent before they come into contact with works of art. Therefore all art should he banned. Hitler would never have dreamed of world conquest if he hadn’t read Nietzsche in the Reader’s Digest. The excesses of Robespierre stemmed from reading Rousseau. Even music is dangerous. The works of Delius have led more than one adolescent to suicide. Wagner’s Tristan and Isolde used to promote crafty masturbation in the opera house. And look what Beethoven’s Ninth Symphony does to Alex in A Clockwork Orange. If I were President of the United States, I should at once enact a total prohibition of films, plays, books and music. My book intended to be a delicious dream, not a nightmare of terror, beauty and concupiscence. Burn films – they make marvellous bonfires. Burn books. Burn this issue of Rolling Stone.
Yeah, burn this blog! Burn the Internet!

Juice from a Clockwork Orange, Anthony Burgess, Rolling Stone 08.06.1972

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01 febbraio 2010

Lars von Trier su Barry Lyndon

Nel libro Screen Epiphanies appena uscito in Gran Bretagna alcuni registi come Danny Boyle, Mira Nair e Martin Scorsese raccontano i film che sono stati per loro fonte di ispirazione.

Ecco cosa ha dichiarato Lars von Trier su Barry Lyndon:
Guardare Barry Lyndon è un piacere, come mangiare una buonissima zuppa. E' molto stilizzato e poi improvvisamente arriva un'emozione [quando il bambino cade da cavallo]. Non c'è molta emozione. Ci sono molte sensazioni e una fotografia fantastica, davvero come quei vecchi dipinti.

Grazie a Dio non aveva un computer. Se avesse avuto un computer a quel tempo non te ne sarebbe importato, invece ora sai che ha aspettato tre settimane per avere quella nebbia sulla montagna e cose del genere. [...]

Vidi il film quando uscì nelle sale. Avevo circa vent'anni. La prima volta che lo vidi mi addormentai. Ero a uno spettacolo troppo tardi ed è un film molto, molto lungo. La cosa interessante è che Nicole Kidman mi ha detto che Kubrick odiava i film lunghi. Eppure, se hai visto Barry Lyndon, l'ultima scena del film, quando lei firma l'assegno per lui, è estremamente lunga. Va avanti all'infinito, ma è bellissima. [...]

Non so se Kubrick abbia visto qualcuno dei miei film, ma so che Tarkovsky ha visto il primo film che ho fatto e l'ha odiato! E' così che vanno le cose.

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