Intervista a Diane Johnson
Anacronistico e bizzarro articolo, quello di Mario Serenellini sul Venerdì di Repubblica dell'altro giorno, scritto per pubblicizzare The Stanley Kubrick Archives della Taschen (del 2005!) al posto del Napoleon appena uscito, con un'intervista a Diane Johnson, co-sceneggiatrice di Shining, e un vecchio commento di Martin Scorsese tradotto dai Cahiers du Cinéma.
Un calderone senza senso, che spreca pure l'occasione di far dire alla Johnson, di solito un pozzo di intelligenza, acume e incisività, qualcosa di decente. A parte una gustosa frecciata a Stephen King, "obbligato a girare una propria versione" del romanzo per la TV e adesso perso dietro la scrittura di un sequel ("Il film deve essere stato un terremoto delle sue insicurezze"), le uniche due risposte degne di nota sono le seguenti:
Quando facemmo Shining e litigammo con Stephen King, Mario Serenellini, il Venerdì di Repubblica 18.12.2009
Un calderone senza senso, che spreca pure l'occasione di far dire alla Johnson, di solito un pozzo di intelligenza, acume e incisività, qualcosa di decente. A parte una gustosa frecciata a Stephen King, "obbligato a girare una propria versione" del romanzo per la TV e adesso perso dietro la scrittura di un sequel ("Il film deve essere stato un terremoto delle sue insicurezze"), le uniche due risposte degne di nota sono le seguenti:
Confrontandosi sul libro, mi divenne sempre più chiaro che, per lui, il nocciolo era l'odio d'un padre verso il figlio. Una storia di famiglia: dove andava approfondita il più possibile la descrizione psicologica del ragazzino. Scartando le componenti classiche dell'horror – il fantastico, il mistero, le apparizioni spaventose – voleva che il terrore si scatenasse da una situazione organica.La vera notizia contenuta nell'articolo è l'arrivo in Italia dell'installazione "Unfolding Aryan Papers" delle sorelle Wilson, intitolata "The Aryan Couple" (titolo che spero vivamente essere un errore del giornalista): in primavera, grazie all'interessamento della Fondazione Museo Archeologico Virtuale di Ercolano.
Ancora una volta, la normalità quotidiana rovesciata in enigma, in allarme. [...]
In Shining pretendeva che il ribaltamento si realizzasse già nei dialoghi dell'inizio, neutri, e proprio per questo sospetti, minacciosi, perché senza preavviso suscettibili d'improvvisi giri di boa. Dialoghi scorrevoli, incolori, ma con dentro un virus pronto ad esplodere.
Quando facemmo Shining e litigammo con Stephen King, Mario Serenellini, il Venerdì di Repubblica 18.12.2009
Etichette: Rassegna stampa, Testimonianze
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