Full Metal Jacket — Edizione deluxe
Unico film del cofanetto ad essere presentato in edizione disco singolo, Full Metal Jacket soffre dello stesso errore di rapporto d'immagine già descritto per Shining: il video è in 1,78:1 invece che in formato panoramico a 1,85:1 o a schermo pieno 1,33:1, gli unici due formati filologicamente corretti.
Il nuovo trasferimento è inoltre caratterizzato da colori troppo saturi, non solo rispetto alla precedente edizione ma anche alle copie in pellicola che ho visto in vari festival: Full Metal Jacket ha un look slavato, verdastro, con colori desaturati e una tavolozza molto limitata; questo trasferimento, per quanto preciso e definito, rende il film troppo ricco cromaticamente e in qualche maniera attenua l'affilata potenza delle immagini.
Commento audio degli attori e di Jay Cocks
Non sottotitolato, il commento presenta le opinioni di Adam Balwin, Vincent D'Onofrio e Lee Ermey, più quelle dello scrittore Jay Cocks, in un montaggio ben serrato. Mentre gli attori raccontano aneddoti sul dietro le quinte, indicazioni di regia ricevute da Kubrick e soprattutto e inevitabilmente la difficoltà di mantenere la concentrazione e l'energia per un periodo di ripresa grottescamente lungo (16 mesi!), Jay Cocks, che conosceva personalmente Kubrick, fornisce il giusto contesto sulla carriera del regista, il suo stile e l'impatto che Full Metal Jacket ha avuto sulla cultura e la cinematografia mondiale, con osservazioni invariabilmente giuste che meriterebbero di essere trascritte per i posteri (impara, John Baxter!). Riporto qui solo la sua osservazione sul "real vs. interesting" che appare essere un punto nodale della poetica kubrickiana: "Fare qualcosa di realistico era per Stanley solo il punto di partenza. I suoi film si spostano molto velocemente dal reale verso l'interessante, ed ecco che poi proseguono molto oltre l'interessante verso una specie di fascino compulsivo, una creazione totale di una sorta di mondo parallelo." Come per Arancia Meccanica, un'ottima traccia audio, meno divertente ma altrettanto informativa e rivelatrice.
Full Metal Jacket: between good and evil
Featurette che parte con stile decisamente troppo fracassone per accordarsi alla cristallina rigidità del film di Kubrick. Comunque le testimonianze che seguono — tutti gli attori principali, Jan Harlan, l'operatore della steadicam John Ward, l'assistente scenografo Nigel Phelps — danno un'idea piuttosto precisa dell'intera lunga produzione del film. Soprattutto è stupefacente vedere come gli attori, all'epoca poco più che ragazzi, siano arrivati a capire brillantemente il metodo registico di Kubrick: ottenere il momento magico per tentativi, per esclusione, senza concettualizzazioni. Lo sintetizzano magnificamente Kevyn Major Howard — "Non vuole stare a spiegare a un attore quel che sta cercando. Ti ha già scritturato" — e Vincent D'Onofrio: "Presentati, dì bene le tue battute, non sbattere contro l'arredamento. Fondamentalmente è tutto qui. Qualsiasi cosa che porti gli andrà bene se è in grado di raccontare la sua storia nel modo giusto. Se non lo è, ti dirà 'Fallo meglio, falla più interessante.' Usa proprio queste parole, non ti dice come farla o cosa fare, solo 'Hai scazzato di brutto, falla di nuovo.' Sicuramente il migliore dei documentari di Gary Leva.
A causa del formato video errato e di un trasferimento troppo saturo, la scelta su questo DVD è determinata solo da quanto si ritengono utili i buoni contenuti extra.
Le altre recensioni:
Introduzione
Gli extra
Arancia Meccanica
Shining
Eyes Wide Shut
2001: Odissea nello Spazio
Il nuovo trasferimento è inoltre caratterizzato da colori troppo saturi, non solo rispetto alla precedente edizione ma anche alle copie in pellicola che ho visto in vari festival: Full Metal Jacket ha un look slavato, verdastro, con colori desaturati e una tavolozza molto limitata; questo trasferimento, per quanto preciso e definito, rende il film troppo ricco cromaticamente e in qualche maniera attenua l'affilata potenza delle immagini.
Commento audio degli attori e di Jay Cocks
Non sottotitolato, il commento presenta le opinioni di Adam Balwin, Vincent D'Onofrio e Lee Ermey, più quelle dello scrittore Jay Cocks, in un montaggio ben serrato. Mentre gli attori raccontano aneddoti sul dietro le quinte, indicazioni di regia ricevute da Kubrick e soprattutto e inevitabilmente la difficoltà di mantenere la concentrazione e l'energia per un periodo di ripresa grottescamente lungo (16 mesi!), Jay Cocks, che conosceva personalmente Kubrick, fornisce il giusto contesto sulla carriera del regista, il suo stile e l'impatto che Full Metal Jacket ha avuto sulla cultura e la cinematografia mondiale, con osservazioni invariabilmente giuste che meriterebbero di essere trascritte per i posteri (impara, John Baxter!). Riporto qui solo la sua osservazione sul "real vs. interesting" che appare essere un punto nodale della poetica kubrickiana: "Fare qualcosa di realistico era per Stanley solo il punto di partenza. I suoi film si spostano molto velocemente dal reale verso l'interessante, ed ecco che poi proseguono molto oltre l'interessante verso una specie di fascino compulsivo, una creazione totale di una sorta di mondo parallelo." Come per Arancia Meccanica, un'ottima traccia audio, meno divertente ma altrettanto informativa e rivelatrice.
Full Metal Jacket: between good and evil
Featurette che parte con stile decisamente troppo fracassone per accordarsi alla cristallina rigidità del film di Kubrick. Comunque le testimonianze che seguono — tutti gli attori principali, Jan Harlan, l'operatore della steadicam John Ward, l'assistente scenografo Nigel Phelps — danno un'idea piuttosto precisa dell'intera lunga produzione del film. Soprattutto è stupefacente vedere come gli attori, all'epoca poco più che ragazzi, siano arrivati a capire brillantemente il metodo registico di Kubrick: ottenere il momento magico per tentativi, per esclusione, senza concettualizzazioni. Lo sintetizzano magnificamente Kevyn Major Howard — "Non vuole stare a spiegare a un attore quel che sta cercando. Ti ha già scritturato" — e Vincent D'Onofrio: "Presentati, dì bene le tue battute, non sbattere contro l'arredamento. Fondamentalmente è tutto qui. Qualsiasi cosa che porti gli andrà bene se è in grado di raccontare la sua storia nel modo giusto. Se non lo è, ti dirà 'Fallo meglio, falla più interessante.' Usa proprio queste parole, non ti dice come farla o cosa fare, solo 'Hai scazzato di brutto, falla di nuovo.' Sicuramente il migliore dei documentari di Gary Leva.
A causa del formato video errato e di un trasferimento troppo saturo, la scelta su questo DVD è determinata solo da quanto si ritengono utili i buoni contenuti extra.
Le altre recensioni:
Etichette: Libri e DVD, Recensioni
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